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Firenze. USB Coop Sociali, sciopero del servizio di assistenza domiciliare

Ieri il settore del lavoro privato dell’Unione Sindacale di Base ha proclamato, tramite un comunicato lanciato da Firenze, lo sciopero dei lavoratori e delle lavoratrici dei servizi di assistenza domiciliare.

Gli operatori di questo servizio, che si occupano di garantire ad anziani e disabili l’espletamento delle attività quotidiane, lamentano l’assoluta mancanza di sicurezza dal punto di vista sanitario. I contatti frequenti con soggetti ad altissimo rischio di contagio senza le adeguate misure di protezione individuale mette a repentaglio la vita sia dei lavoratori, sia degli utenti del servizio, che dei loro familiari.

Dopo il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri entrato in vigore il 10 marzo scorso, in cui si estendono a tutto il territorio italiano le restrizioni inizialmente previste soltanto per alcuni territori con il più alto numero di contagi, la situazione già in precedenza denunciata ha subito ulteriori peggioramenti. Ciò è dovuto anche al fatto che le richieste di interlocuzione fatte sia al Comune di Firenze che alla Cooperativa sociale – ancora prima del Dpcm – non hanno avuto alcun seguito.

Le rivendicazioni portate avanti dai lavoratori e dalle lavoratrici della cooperativa puntano alla messa a disposizione per tutti, utenti e lavoratori, dei dispositivi di protezione individuale, alla modifica del decreto di valutazione del rischio tenendo in considerazione l’emergenza sanitaria e alla riduzione al minimo dei servizi, a partire da quelli non essenziali. Inoltre, ciò deve essere accompagnato da una riduzione dell’orario di lavoro e del numero di operatori attivi ogni giorno, in quanto molti di loro sono costretti a stare buona parte della giornata fuori casa a causa della discontinuità oraria del lavoro, alla faccia del #iorestoacasa.

Lo stato di agitazione proclamato da USB la scorsa settimana nei servizi del terzo settore e delle cooperative sociali, contro la svendita dei lavoratori da parte dei sindacati confederali, che hanno calato le braghe di fronte alle richieste di Confindustria, trova così la sua prima attuazione.

Si deve continuare a lavorare, per garantire ai soggetti in difficoltà di non essere lasciati soli in questo periodo di difficoltà, ma lo si deve fare in piena sicurezza e con garanzia di copertura economica.

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