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E così, anche a Firenze il PD testimonia il proprio “liberalismo”

Dunque, nemmeno Firenze vedrà una proiezione pubblica de “Il testimone”. I ricatti del sindaco PD Dario Nardella hanno avuto effetto sulla direzione del teatro dell’Affratellamento, in cui era previsto che il film russo venisse presentato a cura di Firenze Rinasce.

Un’ennesima testimonianza – è il caso di dirlo, nel caso de “Il testimone” – di come sia intesa la democrazia negli ambienti liberal-reazionari, in particolare in casa PD.

Già la scorsa settimana, quando era stata annunciata la proiezione, si era detto che il sindaco della città più videosorvegliata d’Italia (Israele ringrazia) avesse telefonato al presidente del Teatro Affratellamento per chiedergli di annullare la proiezione di: «questo film che incita all’odio e al genocidio del popolo ucraino», aggiungendo poi, in uno stile che ognuno può definire come crede, che il «teatro riceve, inoltre, contributi pubblici dal Comune che non possono coesistere con attività del genere».

Oggi è arrivata la decisione della direzione del teatro sull’annullamento della proiezione, come era avvenuto la settimana scorsa a Bologna, anche in quel caso con una sentenza targata PD.

Gongolano, ovviamente, al Corriere della Sera, la cui edizione fiorentina dà notizia di cotal democratico afflato da parte di una giunta che, vale la pena ricordarlo, annovera quale vicesindaco con delega alla “cultura” (ca va sans dire “democratica”) la signora Alessia Bettini, che a suo tempo aveva sproloquiato di ottima “opportunità culturale”, per l’apertura di un comando NATO alle porte di Firenze.

Gongolano e plaudono per la decisione (obbligata) del teatro di annullare la programmazione de «l’opera di propaganda filorussa sulla guerra in Ucraina» che, a detta degli amici di Marco Carrai e dei sui compari con la stella di david, non è altro che un «incitamento all’odio».

Del resto, ricordiamo benissimo il numero di volte in cui tali signori abbiano denunciato «l’incitamento all’odio del popolo ucraino» delle regioni del Donbass, a partire dal 2014, quando i nazisti ucraini massacravano i civili delle Repubbliche popolari di Lugansk e di Donetsk. Quante volte? Zero.

Gongolano al Corriere, ricordando i bei tempi in cui esaltavano le gesta delle italiche armi alla conquista dell’impero, scrivendo che “Il Testimone” è «un lungometraggio russo sull’invasione dell’Ucraina. È il racconto della storia di Daniel Cohen, un violinista belga, che dopo un viaggio a Kiev viene coinvolto nel conflitto e assiste a crimini commessi dai nazionalisti ucraini nel villaggio di Semidveri. È chiaramente la versione di Putin».

È chiaramente la guerra «della civiltà contro l’inciviltà», avrebbe detto Draghi. È chiaramente la conferma della “civiltà liberale e democratica” delle giunte targate PD: senza un minimo di vergogna. E anche questa è da aggiungere all’elenco delle testimonianze di democrazia di quei signori.

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