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Pisa. Reato di solidarietà con la resistenza palestinese

Al fianco degli studenti contro la repressione governativa, le baronie universitarie e il sistema mediatico che proteggono Israele e l’establishment occidentale.

Da alcuni anni – ben prima delle mobilitazioni di questi mesi in sostegno alla resistenza palestinese – i ministri dell’Interno (prima del governo Draghi e ora di Meloni), la magistratura, le istituzioni universitarie e delle scuole medie superiori, infine le forze dell’ordine hanno iniziato una sistematica opera di criminalizzazione del dissenso studentesco e delle organizzazioni che lo rappresentano.

Le mobilitazioni di questi mesi al fianco del popolo palestinese hanno accentuato questa tendenza, toccando punte di vera e propria persecuzione accompagnata dal manganello, come lo scorso 23 febbraio a Pisa e Firenze.

Una criminalizzazione pesante, come avvenuto durante il Senato accademico “aperto” dello scorso 14 marzo a Pisa, quando alcuni docenti hanno rispolverato “fantasmi” del passato, accostando una giusta chiamata in causa di alcuni tra i baroni universitari di oggi con il rapimento Moro.

Il demenziale accostamento, fuori luogo e fuori tempo, testimonia la volontà di questa casta di mettere a tacere con la forza le giuste rivendicazioni contenute nella mozione presentata da Cambiare Rotta, Organizzazione Giovanile Comunista, firmata da molti studenti.

La mozione denuncia il patente conflitto di interessi tra la professione di docente universitario con quella di consulente NATO, come nel caso del prof. Vozzi, così come quella di consulente Med – Or (Leonardo Spa) da parte del prof. Passaglia.

Sempre durante quel Senato accademico altri professori universitari hanno attaccato uno studente italo-palestinese colpevole di aver detto la verità sul genocidio in atto in terra di Palestina e sulle complicità occidentali con lo stato sionista di Israele.

Il clima entro il quale si collocano denunce, manganellate, le deliranti esternazioni del ministro Lollobrigida sul fatto che “tollerare certe proteste ha portato al terrorismo” – esternazioni che fanno da pendant alle velenose aggressioni verbali dei baroni universitari pisani  e della presidente della CRUI Giovanna Iannantuoni – è quello di una ripresa del conflitto politico in un paese che da anni esprime i livelli più bassi di mobilitazione rispetto agli altri del continente europeo.

Una ripresa determinata da una lotta anticoloniale giusta, difficilmente smontabile dalle feroci campagne ideologiche del sistema informativo di guerra che vige da oltre 30 anni in Italia, giustamente contestato – nella figura del direttore di Repubblica, Maurizio Molinari –  dagli studenti dell’Università di Napoli.

La lotta di liberazione del popolo palestinese è un esempio di resistenza che fa scuola, forgiando la coscienza di nuove generazioni che si affacciano per la prima volta sullo scenario politico, facendo conoscere a tanti giovani la vera faccia dell’imperialismo occidentale, principale responsabile della mattanza in atto a Gaza e in Cisgiordania per mano dello Stato fantoccio di Israele, avamposto euroatlantico in terra mediorientale.

Tutta la retorica sui diritti umani, sulla democrazia occidentale come faro di civiltà, sul rispetto delle regole del diritto internazionale, si sciolgono come neve al sole di fronte al genocidio in atto in Palestina. Ciò che vale per i nemici dell’Occidente (la Russia di Putin in Ucraina, ma non solo) non vale per i propri alleati, per i quali invece si spendono miliardi per armi e intelligence, facendo morire sotto i bombardamenti, di stenti e di fame centinaia di migliaia di palestinesi inermi.

L’ideologia occidentale si infrange come schiuma putrescente sulle rive sud del mediterraneo, prendendo la via d’acqua che porta al mar Rosso, a proteggere le navi israeliane dal boicottaggio del governo yemenita, uno dei pochi al mondo che tenta concretamente di fermare la mano assassina di Israele. Al comando dell’operazione “Aspides” il governo Meloni, fedele esecutore delle politiche di guerra dell’Unione Europea.

Ecco qual è la colpa degli studenti: denunciare questa feroce ipocrisia, chiamando a risponderne i suoi mentori e ideologi, comodamente seduti negli scranni universitari e nei remunerativi consigli di amministrazione delle multinazionali delle armi e della guerra.

Quando i nemici attaccano significa che si è presa la giusta strada.

Al fianco degli studenti in lotta, contro il sionismo e l’imperialismo euro atlantico.

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