Contro la criminale aggressione dell’Ucraina da parte dell’autocrate Putin, contro la politica guerrafondaia del governo Draghi che calpesta l’art. 11 della Costituzione e per l’uscita dell’Italia dalla NATO
Putin ha deciso di intervenire militarmente in Ucraina, usando l’alibi del sostegno alle due autoproclamatesi repubbliche indipendenti di Donetsk e Lugansk, rischiando di trascinare in un conflitto incontrollabile l’intera Europa: un’operazione militare non giustificabile, nonostante l’obiettivo dichiarato sia la protezione della popolazione russofona dalle bande neonaziste, e che di fatto si manifesta come un tassello dell’espansionismo grande-russo con mire imperiali.
Il governo Draghi ha calpestato l’articolo 11 della Costituzione “l’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti internazionali” con la nefasta decisione di inviare 3.400 militari italiani nei Paesi della Nato più vicini al confine russo e con il voto in Parlamento del 1° marzo l’Italia è di fatto entrata in guerra: tutti i principali partiti hanno votato a favore dell’invio di armi all’Ucraina.
Solo con la totale sudditanza nei confronti degli Stati Uniti (che vogliono questa guerra) possiamo spiegare la criminale decisione del nostro Parlamento, che decide così di e gettare benzina sul fuoco, scegliendo la via delle armi.
Come cittadini e lavoratori abbiamo il dovere di opporci a questa follia dagli esiti imprevedibili e potenzialmente disastrosi .
Ancora una volta i nostri governanti vogliono trascinare il nostro Paese in guerra al fianco degli Stati Uniti e della Nato, le cui responsabilità anche in questa guerra sono evidenti: negli ultimi 30 anni la Nato non ha mai smesso di espandersi minacciosamente verso est, fino ad arrivare ai confini della Russia, inglobando Polonia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Romania, Ungheria, Slovacchia, Estonia, Lettonia, Lituania. E’ evidente la natura offensiva della Nato, strumento in mano agli Stati Uniti per imporre il loro dominio e rovesciare governi non graditi, abitudine che gli Stati Uniti non hanno mai perso, come dimostra anche il caso dell’Ucraina.
E’ arrivato il momento di mobilitarci e fare tutto il possibile per evitare una escalation che potrebbe portarci sull’orlo della terza guerra mondiale. I nostri governanti hanno già dimostrato di essere degli irresponsabili, venduti al volere di Washington; solo una forte mobilitazione popolare può indurli ad abbandonare la via della guerra.
Scendiamo in piazza per dire NO alla guerra, da chiunque sia mossa. Scendiamo in piazza contro l’aggressione russa dell’Ucraina e la NATO, che rappresentano due facce della stessa medaglia, due facce di quel sistema capitalista fondato sulla competizione e sulla guerra.
Siamo al fianco dei popoli che si battono contro guerre che servono solo a stabilire nuovi equilibri all’interno dello scontro tra i diversi gruppi di potere che si contendono il dominio delle risorse globali e ad arricchire l’industria bellica.
Siamo al fianco delle popolazioni del Donbass. Siamo al fianco del popolo ucraino. Siamo al fianco del popolo russo e di tutti i popoli del mondo che si battono contro le guerre imperialiste e per costruire un’alternativa al sistema capitalista, per costruire una società fondata sulla collaborazione, sulla solidarietà e sulla pace tra i popoli.
Scendiamo in piazza per la pace!
No all’invasione russa dell’Ucraina! No alla politica guerrafondaia del governo Draghi! Fuori l’Italia dalla Nato!
Ne’ un soldo ne’ un soldato per la guerra!
Sabato 5 marzo alle ore 17 presidio sotto il comune contro la guerra.
Centro Sociale Germinal Cimarelli – Confederazione Cobas Tr – Partito Comunista dei Lavoratori –
Partito Rifondazione Comunista Tr-
Potere Al Popolo
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Palumbo Pietro
Su un punto non sono d’accordo: L’intervento russo non è un’aggressione, Putin è stato quasi costretto ad intervenire dopo le evidenti provocazioni della NATO manovrate dagli USA, primo e maggiore stato CANAGLIA del pianeta- L’espansione della NATO in Europa è intollerabile ed anche se non si può essere d’accordo con l’intervento militare Russo neppure si può dire che sia un’aggressione.