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Quaranta anni fa moriva Mao Tse Tung. Un gigante

Quaranta anni fa moriva Mao Tse Tung, un leader rivoluzionario che ha cambiato il corso della storia in Cina e nel mondo. Qui di seguito pubblichiamo uno dei suoi scritti, quello "Sulla Contraddizione" del 1937, che a nostro avviso resta uno dei testi più stimolanti sul piano teorico di Mao Tse Tung. Due concezioni del mondo e continuamente la dialettica, l'unità tra gli opposti, applicate alla realtà della Cina negli anni '30. A renderlo più valido è il fatto che quelle note venivano scritte mentre era in corso la guerra civile contro il Kuomintang armato dagli Usa e ci si preparava alla guerra di liberazione contro l'invasione giapponese. Insomma note scritte nel ferro e nel fuoco e non certo davanti ad una tastiera. Questo spiega la differenza tra chi fa la storia e chi fa al massimo storytelling.

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Sulla Contraddizione

di Mao Tse tung

La legge della contraddizione inerente alle cose, ossia la legge dell’unita degli opposti, è la legge fondamentale della dialettica materialistica. Lenin ha detto: “Nel senso proprio della parola la dialettica è lo studio delle contraddizioni nell’essenza stessa degli oggetti ….”[2] Lenin ha affermato più volte che questa legge è l’essenza della dialettica; ha anche detto che essa costituisce il nocciolo della dialettica[3]. Perciò, studiando questa legge, non possiamo non toccare una vasta cerchia di problemi, non possiamo non toccare molte questioni filosofiche. Se riusciremo a chiarire tutti questi problemi, comprenderemo le basi stesse della dialettica materialistica. E si tratta dei problemi seguenti: le due concezioni del mondo, l’universalità della contraddizione la particolarità della contraddizione, la contraddizione principale e l’aspetto principale della contraddizione, l’identità e la lotta degli aspetti della contraddizione, il posto dell’antagonismo nella contraddizione.

La critica dell’idealismo della scuola di Deborin, sviluppatasi in questi ultimi anni negli ambienti filosofici sovietici, ha suscitato da noi un enorme interesse. L’idealismo di Deborin ha avuto un’influenza assai nociva in seno al Partito comunista cinese e non si può dire che le concezioni dogmatiche in seno al nostro Partito non siano legate alla metodologia di questa scuota. Perciò il nostro studio della filosofia, in questo momento, deve avere come obiettivo principale la liquidazione delle concezioni dogmatiche.

I – LE DUE CONCEZIONI DEL MONDO

Nella storia della conoscenza umana sono sempre esistite due concezioni delle leggi di sviluppo del mondo: una metafisica, l’altra dialettica; esse danno vita a due concezioni del mondo opposte fra loro. Lenin dice: “Le due concezioni fondamentali (o le due possibili? o le due osservate nella storia?) dello sviluppo (evoluzione) sono: lo sviluppo come diminuzione e aumento, come ripetizione, e lo sviluppo come unità degli opposti (sdoppiamento dell’uno in opposti che si escludono reciprocamente, e loro rapporto reciproco)[4]. Lenin si riferisce qui appunto a queste due diverse concezioni del mondo.

In Cina la metafisica si chiama anche Hsuan-hsueh. Così in Cina come in Europa, per un lungo periodo storico, la metafisica è stata parte della concezione idealistica del mondo e ha dominato la mente degli uomini. In Europa nel periodo iniziate di esistenza della borghesia anche il materialismo è stato metafisico. La concezione del mondo marxista, materialistico-dialettica, è nata in seguito al fatto che numerosi Stati europei sono entrati per il loro sviluppo sociale ed economico nella fase del capitalismo evoluto, che le forze produttive, la lotta di classe e la scienza hanno raggiunto un livello di sviluppo senza precedenti, e il proletariato industriale è diventato la più grande forza motrice della storia. Allora nel campo della borghesia, accanto all’idealismo reazionario dichiarato e assolutamente scoperto, è apparso anche l’evoluzionismo volgare, in antitesi con la dialettica materialistica.

La metafisica, o evoluzionismo volgare, considera tutte te cose del mondo come isolate e statiche, le considera unilateralmente. Una tale concezione del mondo considera tutte le cose del mondo, le loro forme e categorie, come eternamente isolate le une dalle altre ed eternamente immutabili. Anche se riconosce le modificazioni, le considera soltanto come aumento o diminuzione quantitativi o come semplice spostamento. E le cause di questo aumento, diminuzione o spostamento non si trovano nelle cose stesse, ma fuori di esse, ossia nell’azione di forze esterne. I metafisici ritengono che le diverse cose del mondo e le loro proprietà rimangano immutate dal momento in cui cominciano a esistere, e che le loro successive modificazioni siano soltanto aumenti o diminuzioni di quantità. Essi ritengono che una cosa possa soltanto riprodursi all’infinito, ma non trasformarsi in un’altra cosa, in una cosa diversa. Secondo i metafisici, lo sfruttamento capitalistico, la concorrenza capitalistica, l’ideologia individualistica della società capitalistica, ecc., tutto questo si trova anche nell’antica società schiavistica, anzi perfino nella società primitiva, ed esisterà eternamente e immutabilmente. Essi spiegano le cause dello sviluppo della società ricorrendo a condizioni a essa esterne: l’ambiente geografico, il clima, ecc. Cercano in modo semplicistico di trovare le cause dello sviluppo fuori delle cose, negando la tesi della dialettica materialistica, secondo cui lo sviluppo è determinato dalle contraddizioni interne, inerenti alle cose. Perciò essi non sono in grado di spiegare né la molteplicità qualitativa delle cose né il fenomeno della trasformazione di una qualità in un’altra. In Europa questo modo di pensare trovò nei secoli XVII e X la sua espressione nel materialismo meccanicistico e, verso la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, nell’evoluzionismo volgare. In Cina il modo di pensare metafisico, che si esprime nelle parole: “Il cielo è immutabile e immutabile è anche il Tao[5]. fu per un lungo periodo di tempo difeso dalla classe feudale dominante, putrida fino al midollo. Il materialismo meccanicistico e l’evoluzionismo volgare, importati dall’Europa negli ultimi cento anni, hanno avuto l’appoggio della borghesia.

In contrapposizione alla concezione metafisica del mondo, la concezione materialistico-dialettica esige che nello studio dello sviluppo di una cosa si parta dal suo contenuto interno, dal nesso in cui una cosa si trova con le altre; che si consideri cioè lo sviluppo delle cose come loro automovimento interno e necessario, ogni cosa nel suo movimento e le cose circostanti come reciprocamente connesse e agenti l’una sull’altra. La causa fondamentale dello sviluppo delle cose non si trova fuori di esse ma dentro di esse, nella natura contraddittoria insita nelle cose stesse. Questa natura contraddittoria esiste in tutte le cose e genera il loro movimento e il loro sviluppo. La natura contraddittoria insita nelle cose è la causa fondamentale del loro sviluppo, mentre il nesso e l’azione reciproca delle cose tra loro rappresentano la causa secondaria. Così, la dialettica materialistica ha combattuto energicamente la teoria metafisica della causa esterna o dell’impulso esterno, propria del materialismo meccanicistico e dell’evoluzionismo volgare. E’ chiaro che le cause puramente esterne sono capaci soltanto di provocare il movimento meccanico delle cose, cioè di modificare il volume e la quantità, ma non possono spiegare perché le cose sono qualitativamente diverse in infiniti modi e perché le cose si trasformano l’una nell’altra. In effetti, anche il movimento meccanico, provocato da un impulso esterno, si attua attraverso le contraddizioni interne delle cose. Nel mondo vegetale e animale, il semplice aumento e lo sviluppo quantitativo sono provocati soprattutto dalle contraddizioni interne. Così lo sviluppo della società è determinato principalmente non da cause esterne, ma interne. Molti paesi, che si trovano in condizioni geografiche e climatiche quasi identiche, si sviluppano in modo estremamente differente e ineguale. Accade che in un solo paese si producano enormi rivolgimenti sociali senza alcuna modificazione dell’ambiente geografico e climatico. La Russia imperialista si è trasformata nell’unione Sovietica socialista e il Giappone feudale, chiuso in se stesso, è diventato il Giappone imperialista, benché la geografia e il clima di questi paesi non siano mutati. La Cina, dominata per luogo tempo da un regime feudale, ha conosciuto negli ultimi cento anni grandi modificazioni e oggi si evolve verso una Cina nuova, emancipata e libera, senza che siano mutati la geografia e il clima del paese. É vero, anche la geografia e il clima dell’intero globo terrestre e delle sue singole parti si modificano, ma queste modificazioni, rispetto alle trasformazioni della società, sono insignificanti: per le prime, le unità di tempo, in cui si manifestano i cambiamenti, sono le decine di millenni; per le trasformazioni della società, invece, sono i millenni, i secoli, i decenni e perfino alcuni anni o mesi (nel periodo della rivoluzione). Secondo la dialettica materialistica, le modificazioni della natura sono dovute principalmente allo sviluppo delle sue contraddizioni interne. Le trasformazioni della società sono dovute principalmente allo sviluppo delle contraddizioni esistenti all’interno di questa, cioè delle contraddizioni tra le forze produttive e i rapporti di produzione, delle contraddizioni tra le classi, delle contraddizioni tra il vecchio e il nuovo. É lo sviluppo di queste contraddizioni che spinge la società in avanti, che conduce alla sostituzione della vecchia società con la nuova. Esclude la dialettica materialistica le cause esterne? No, non le esclude. Secondo la dialettica materialistica, le cause esterne sono la condizione delle trasformazioni e le cause interne ne sono la base; le cause esterne operano attraverso quelle interne. L’uovo, quando riceve un’adeguata quantità di calore, si trasforma in pulcino; ma il calore non può trasformare in pulcino una pietra, perché la base è diversa. Tra i vari popoli si esercita costantemente un’influenza reciproca. Nell’epoca del capitalismo, e in particolare nell’epoca dell’imperialismo e della rivoluzione proletaria, lo stimolo e l’azione che i diversi paesi esercitano gli uni sugli altri in campo politico, economico e culturale sono veramente notevoli. La Rivoluzione socialista d’ottobre ha dischiuso una nuova era non solo nella storia della Russia, ma nella storia di tutto il mondo; essa ha influito sulle trasformazioni interne dei diversi paesi, e in ugual modo, ma con particolare intensità, sulle trasformazioni interne della Cina. Tuttavia queste trasformazioni si sono verificate attraverso le leggi interne proprie di quei paesi e della Cina. In una battaglia tra due eserciti, uno finisce col vincere e l’altro con l’essere sconfitto; ciò è determinato da cause interne. La vittoria è il risultato della potenza dell’esercito o della competenza del suo comando, e la sconfitta il risultato della debolezza dell’esercito o degli errori commessi dal suo comando; le cause esterne operano attraverso quelle interne. Nel 1927, in Cina, la vittoria della grande borghesia sul proletariato è stata causata dall’opportunismo esistente in seno allo stesso proletariato cinese (all’interno del Partito comunista cinese). Quando riuscimmo a liquidare questo opportunismo, la rivoluzione riprese ad avanzare. In seguito, la rivoluzione cinese sofferse di nuovo gravemente sotto i colpi del nemico, a causa dell’avventurismo apparso nel nostro Partito. E quando riuscimmo a liquidare questo avventurismo, la nostra causa riprese a progredire. Questo dimostra che per condurre la rivoluzione alla vittoria, un partito politico deve fare affidamento sulla giustezza della sua linea politica e sulla solidità della sua organizzazione.

La concezione dialettica del mondo è nata in Cina e in Europa nell’evo antico. Tuttavia, la dialettica degli antichi aveva qualcosa di spontaneo, di primitivo; a causa delle condizioni sociali e storiche di allora non poté costituire ancora un sistema teorico, perciò non riuscì a spiegare il mondo completamente e venne in seguito sostituita dalla metafisica. Il noto filosofo tedesco Hegel, vissuto tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX, portò alla dialettica un contributo molto importante; ma la sua dialettica era idealistica. Solo quando i grandi protagonisti del movimento proletario, Marx ed Engels, ebbero generalizzato i risultati positivi ottenuti dall’umanità nel corso dello sviluppo della conoscenza e, in particolare, ebbero assimilato criticamente gli elementi razionali della dialettica hegeliana creando la grande teoria del materialismo dialettico e storico, si verificò nella storia della conoscenza umana una rivoluzione senza precedenti. In seguito questa grande teoria fu sviluppata da Lenin e da Stalin. Appena penetrò in Cina, essa provocò enormi modificazioni nel campo del pensiero.

La concezione dialettica del mondo insegna a agli uomini a o e analizzare correttamente il movimento delle contraddizioni nelle diverse cose, e a indicare, sulla base di questa analisi, i metodi per risolvere le contraddizioni. Per questo la comprensione concreta della legge della contraddizione inerente alle cose è per noi di eccezionale importanza.

II – L’UNIVERSALITÁ DELLA CONTRADDIZIONE

Per comodità di esposizione tratterà prima del carattere universale della contraddizione, e poi del suo carattere particolare. Questo perché il carattere universale della contraddizione può essere spiegato con poche parole, essendo ormai riconosciuto da molti, da quando la concezione materialistico-dialettica del mondo è stata scoperta e la dialettica materialistica applicata con grande successo nell’analisi di molti aspetti della storia dell’umanità e della natura e nella trasformazione di molti aspetti della società e della natura (per esempio nell’URSS) dai grandi fondatori e continuatori del marxismo, Marx, Engels, Lenin e Stalin. Il problema del carattere particolare della contraddizione, invece, non è stato ancora compreso da molti compagni, specialmente dai dogmatici. Essi non capiscono che nelle contraddizioni l’universale esiste nel particolare. Essi non comprendono neppure quale enorme importanza, per dirigere il corso della nostra pratica rivoluzionaria, abbia lo studio del carattere particolare delle contraddizioni inerenti alle cose concrete che ci troviamo a dover affrontare. Per questo il problema del carattere particolare della contraddizione richiede uno studio serio, e all’esame di esso deve essere dedicato sufficiente spazio. Ecco perché analizzando la legge della contraddizione inerente alle cose, tratteremo prima il problema dell’universalità della contraddizione, esamineremo in seguito con più attenzione la questione del suo carattere particolare, per tornare poi di nuovo al problema dell’universalità.

Il carattere universale o assoluto della contraddizione ha un doppio significato: in primo luogo, le contraddizioni esistono nel processo di sviluppo di tutte le cose; in secondo luogo, nel processo di sviluppo di ogni cosa, il movimento delle contraddizioni esiste dal principio alla fine.

Engels ha detto: “Lo stesso movimento è una contraddizione[6]. Lenin definisce la legge dell’unità degli opposti come “il riconoscimento (la scoperta) delle tendenze contraddittorie, opposte, che si escludono reciprocamente, in tutti i fenomeni e processi della natura (dello spirito e della società inclusi)[7]. Sono giuste queste affermazioni? Sì, sono giuste. L’interdipendenza e la lotta degli aspetti contraddittori insiti in tutte le cose determinano la vita stessa delle cose e promuovono il loro sviluppo. Non esistono cose che non contengano contraddizioni; senza contraddizioni, non vi sarebbe l’universo.

La contraddizione è la base delle forme semplici del movimento (per esempio, del movimento meccanico) e, a maggior ragione, la base delle forme complesse del movimento.

Engels illustra nel modo seguente il carattere universale della contraddizione: “Se già il semplice movimento meccanico locale contiene in sé una contraddizione, ancora più la contengono le forme più elevate di movimento della materia e, in modo assolutamente particolare, la vita organica e il suo sviluppo ……….. La vita consiste anzitutto precisamente nel fatto che un essere, in ogni istante, è se stesso ed è anche un altro. Quindi la vita è del pari una contraddizione presente nelle cose e nei fenomeni stessi, contraddizione che continuamente si pone e continuamente si risolve; e non appena la contraddizione cessa, cessa anche la vita e sopraggiunge la morte. Abbiamo visto parimenti che anche nel campo del pensiero non possiamo sfuggire alle contraddizioni, e che per esempio la contraddizione tra il potere conoscitivo umano intimamente illimitato e la sua sussistenza reale in uomini esteriormente limitati e limitatamente conoscenti, si risolve nel susseguirsi, per noi praticamente senza fine, delle generazioni: nel progresso all’infinito”.

“ …….. una delle basi fondamentali della matematica superiore è la contraddizione …… “

“Ma anche la matematica inferiore brulica già di contraddizioni”.[8]

Nello stesso modo Lenin ha spiegato l’universalità della contraddizione: “Nella matematica + e —. Differenziale e integrale.

Nella meccanica: azione e reazione.

Nella fisica: elettricità positiva e negativa.

Nella chimica: associazione e dissociazione degli atomi.

Nella scienza sociale: lotta di classe”[9].

Nella guerra, l’attacco e la difesa, l’avanzata e la ritirata, la vittoria e la sconfitta sono tutti fenomeni contraddittori. Senza l’uno non può esistere l’altro. La lotta e l’interdipendenza di questi due aspetti costituiscono il tutto unico della guerra, danno impulso al suo sviluppo e permettono di risolverne i problemi.

Ogni divergenza nelle concezioni umane deve essere considerata come riflesso delle contraddizioni oggettive. Le contraddizioni oggettive, riflettendosi nel pensiero soggettivo, formano il movimento contraddittorio dei concetti, stimolano lo sviluppo delle idee, risolvono continuamente i problemi che si pongono di fronte al pensiero umano.

Contrapposizione e lotta tra idee diverse sorgono costantemente nel Partito; ciò è il riflesso nel Partito delle contraddizioni di classe esistenti nella società e della contraddizione tra il nuovo e il vecchio. Se nel Partito non ci fossero né contraddizioni né lotta ideologica per risolverle, la vita del Partito cesserebbe.

Abbiamo così costatato che le contraddizioni esistono dappertutto, in tutti i processi, tanto nelle forme semplici quanto nelle forme complesse di movimento, tanto nei fenomeni oggettivi quanto nei fenomeni del pensiero. Questo punto è stato dunque chiarito. Ma esiste la contraddizione nello stadio iniziale di ogni processo? Esiste nel processo di sviluppo di ogni cosa un movimento contraddittorio dal principio alla fine?

Come risulta dagli articoli in cui i filosofi sovietici hanno criticato la scuola di Deborin, questa scuola sosteneva che la contraddizione non appare all’inizio del processo, ma soltanto a un determinato stadio del suo sviluppo. Quindi, fino a quel momento, lo svolgimento del processo è dovuto a cause esterne e non interne. Così Deborin scivola nelle teorie metafisiche delle cause esterne e del meccanicismo. Applicando questa concezione all’analisi dei problemi concreti, la scuola di Deborin giunge alla conclusione che, nelle condizioni dell’Unione Sovietica, tra kulak e contadini in generale esistono soltanto differenze e non contraddizioni, trovandosi così completamente d’accordo con Bukharin. Nell’analisi della Rivoluzione francese essa sosteneva che prima della rivoluzione, in seno al terzo stato, composto da operai, contadini e borghesi, esistevano soltanto differenze e non contraddizioni. Tali vedute della scuola di Deborin sono antimarxiste. Essa non comprende che in ogni differenza è insita una contraddizione, che la differenza stessa è una contraddizione. La contraddizione fra lavoro e capitale è nata con l’apparizione della borghesia e del proletariato; ma questa contraddizione è divenuta acuta solo più tardi. Persino nelle condizioni sociali dell’Unione Sovietica, tra gli operai e i contadini esiste una differenza. La differenza tra di loro è una contraddizione, la quale però, diversa dalla contraddizione tra lavoro e capitale, non può acuirsi e diventare antagonismo, non può assumere la forma di lotta di classe; gli operai e i contadini, nei corso dell’edificazione del socialismo, hanno stabilito fra loro una solida alleanza, e risolvono questa contraddizione progressivamente nel processo di viluppo dal socialismo al comunismo. Si tratta di differenza nel carattere delle contraddizioni, ma non della loro presenza o assenza. La contraddizione è universale, assoluta, essa esiste in tutti i processi di sviluppo delle cose e penetra tutti i processi dal principio alla fine.

Cosa significa l’apparizione di un nuovo processo? Significa che la vecchia unità e gli opposti che la costituivano lasciano il posto a una nuova unità e ai nuovi opposti che la costituiscono; nasce così un nuovo processo che sostituisce il vecchio. Il vecchio processo si conclude, il nuovo sorge. Il nuovo processo contiene nuove contraddizioni e inizia la propria storia di sviluppo delle contraddizioni.

Lenin nota che Marx ha dato nel Capitale un modello di analisi del movimento contraddittorio, che passa attraverso tutto il processo di sviluppo delle cose dal principio alla fine. É il metodo che bisogna seguire nello studio del processo di sviluppo di ogni cosa. Lo stesso Lenin ha applicato correttamente questo metodo, che permea tutti i suoi scritti.

Marx nel Capitale analizza dapprima il rapporto più semplice, abituale, fondamentale, il più diffuso, il più comune, che s’incontra miliardi di volte, nella società borghese (mercantile): lo scambio delle merci. L’analisi rivela in questo fenomeno semplicissimo (in questa ‘cellula’ della società borghese) tutte le contraddizioni (rispettivamente, l’embrione di tutte le contraddizioni) della società contemporanea. Il seguito dell’esposizione ci mostra lo sviluppo(sia l’aumento che il movimento) di queste contraddizioni e di questa società nel Σ delle sue singole parti, dal suo inizio alla sua fine.

E Lenin aggiunge: “Tale pure deve essere il metodo di esposizione (rispettivamente di studio) della dialettica in generale[10].

I comunisti cinesi devono assimilare questo metodo; solo così potranno analizzare giustamente la storia e la situazione attuale della rivoluzione cinese e dedurne le prospettive.

III – LA PARTICOLARITÁ DELLA CONTRADDIZIONE

La contraddizione è presente nel processo di sviluppo di tutte le cose; essa penetra il processo di sviluppo di ogni cosa dal principio alla fine. É questo il carattere universale e assoluto della contraddizione, di cui abbiamo parlato in precedenza. Ci soffermeremo ora sul carattere particolare e relativo della contraddizione.

Tale questione deve essere esaminata sotto diversi aspetti.

Anzitutto, nelle diverse forme di movimento della materia le contraddizioni hanno tutte un carattere particolare. La conoscenza della materia da parte dell’uomo è la conoscenza delle forme di movimenta della materia, perché nel mondo non esiste altro che la materia in movimento, e il movimento della materia assume sempre forme determinate. Considerando ogni singola forma di movimento della materia, occorre tener presenti gli elementi che essa ha in comune con le altre forme di movimento. Ma è ancora più importante — ed è questo il fondamento della nostra conoscenza delle cose — tener conto del carattere particolare proprio di ogni forma di movimento, vale a dire tener conto della sua differenza qualitativa dalle altre forme di movimento. Solo in questo modo è possibile distinguere una cosa da un’altra.

Ogni forma di movimento contiene in sé le proprie contraddizioni particolari, le quali costituiscono l’essenza particolare che differenzia una cosa dalle altre. In questo consiste la causa interna o base della varietà infinita delle cose esistenti nel mondo. Nella natura vi sono numerose forme di movimento: il movimento meccanico, il suono, la luce, il calore, l’elettricità, la dissociazione, l’associazione, ecc. Tutte queste forme di movimento sono interdipendenti, ma nella loro essenza si differenziano l’una dall’altra. L’essenza particolare di ogni forma di movimento è determinata dalle contraddizioni particolari inerenti a essa. Tale situazione non si riscontra soltanto nella natura, essa esiste egualmente nei fenomeni sociali e ideologici. Ogni forma sociale, ogni forma del pensiero contiene le proprie contraddizioni particolari e possiede la sua essenza particolare.

La delimitazione delle diverse scienze si basa appunto sulle contraddizioni particolari insite nei loro rispettivi oggetti di studio. Perciò le contraddizioni inerenti alla sfera di un determinato fenomeno costituiscono l’oggetto di studio di un determinato ramo della scienza. Per esempio, i numeri positivi e negativi in matematica; l’azione e la reazione in meccanica; l’elettricità positiva e negativa in fisica; l’associazione e la dissociazione in chimica; le forze produttive e i rapporti di produzione, la lotta di classe nella scienza sociale; l’attacco e la difesa della scienza militare; l’idealismo e il materialismo, la metafisica e la dialettica in filosofia — tutto ciò è oggetto di studio delle diverse scienze proprio perché ognuna di esse ha una contraddizione particolare e un’essenza particolare. Certo, se non si riconosce il carattere universale della contraddizione è impossibile scoprire la causa universale o la base universale del movimento, dello sviluppo delle cose; ma se non si studia il carattere particolare della contraddizione è impossibile determinare l’essenza particolare che distingue una cosa dalle altre, scoprire la causa o la base particolare del movimento, dello sviluppo delle cose, è impossibile distinguere le cose e delimitare i campi della ricerca scientifica.

Se si considera l’ordine seguito dal movimento della conoscenza umana, si osserva che esso si estende sempre progressivamente dalla conoscenza dell’individuale e del particolare alla conoscenza del generale. Gli uomini conoscono dapprima l’essenza particolare di molte cose diverse e solo in seguito possono passare alla generalizzazione, alla conoscenza dell’essenza comune alle diverse cose. Quando giungono alla conoscenza di tale essenza comune, se ne servono come guida per procedere allo studio delle varie cose concrete, che non sono ancora state studiate o non sono state studiate a fondo, e scoprire la loro essenza particolare; solo così possono completare, arricchire e sviluppare la loro conoscenza dell’essenza comune evitando che tale conoscenza si trasformi in qualcosa di arido e fossilizzato. Questi sono i due processi della conoscenza: il primo, dal particolare al generale, il secondo, dal generale al particolare. Lo sviluppo della conoscenza umana procede sempre secondo un movimento a spirale, e ogni ciclo (purché ci si attenga rigorosamente al metodo scientifico) eleva la conoscenza a un livello superiore, la approfondisce continuamente. L’errore dei nostri dogmatici riguardo a questo problema consiste nel fatto che essi, da una parte, non comprendono che solo studiando il carattere particolare della contraddizione e conoscendo l’essenza particolare delle singole cose, è possibile conoscere appieno il carattere universale della contraddizione, l’essenza comune alle diverse cose; e dall’altra, non capiscono che, conosciuta l’essenza comune delle cose, è necessario andare oltre e studiare le cose concrete che non sono state studiate a fondo o si sono presentate per la prima volta. I nostri dogmatici sono degli scansafatiche; si rifiutano di applicarsi allo studio delle cose concrete, considerano le verità generali come cose cadute dal cielo, le trasformano in formule puramente astratte, inaccessibili all’intelletto umano, negano completamente e capovolgono l’ordine normale attraverso cui l’uomo giunge alla conoscenza della verità. Essi non comprendono nemmeno il nesso reciproco tra i due processi della conoscenza umana: dal particolare al generale e dal generale al particolare; essi non capiscono nulla della teoria marxista della conoscenza.

É necessario studiare non solo le contraddizioni particolari di ogni grande sistema di forme del movimento della materia e l’essenza determinata da tali contraddizioni, ma anche le contraddizioni particolari e l’essenza di ciascuna di queste forme di movimento della materia in ogni fase del lungo cammino percorso dal loro sviluppo. Tutte le forme di movimento in ogni processo reale e non immaginario di sviluppo sono qualitativamente diverse. Nel nostro lavoro di ricerca dobbiamo rivolgere particolare attenzione a questo punto e da esso dobbiamo cominciare.

Le contraddizioni qualitativamente diverse possono essere risolte solo con metodi qualitativamente diversi. Per esempio, la contraddizione fra il proletariato e la borghesia si risolve con il metodo della rivoluzione socialista; la contraddizione fra le masse popolari e il sistema feudale, con il metodo della rivoluzione democratica; la contraddizione fra le colonie e l’imperialismo, con il metodo della guerra rivoluzionaria nazionale; la contraddizione fra la classe operaia e la classe contadina nella società socialista, con il metodo della collettivizzazione e la meccanizzazione dell’agricoltura; le contraddizioni in seno al Partito comunista si risolvono con il metodo della critica e dell’autocritica; le contraddizioni fra la società e la natura, con il metodo dello sviluppo delle forze produttive. I processi cambiano, i vecchi processi e le vecchie contraddizioni spariscono, sorgono nuovi processi e nuove contraddizioni; in corrispondenza mutano anche i metodi per risolvere le contraddizioni. Tra le contraddizioni risolte dalla Rivoluzione di febbraio e quelle risolte dalla Rivoluzione d’Ottobre in Russia e anche tra i metodi impiegati per risolverle c’era una differenza radicale. Risolvere le contraddizioni differenti con metodi differenti è un principio che i marxisti-leninisti devono rigorosamente osservare. I dogmatici non osservano questo principio, non afferrano le diversità delle condizioni in cui le diverse rivoluzioni avvengono e non comprendono quindi che contraddizioni diverse debbono essere risolte con metodi diversi. Essi adottano invariabilmente ciò che credono una formula immutabile e l’applicano meccanicamente dappertutto; questo può soltanto provocare gravi danni alla rivoluzione o compromettere ciò che avrebbe potuto essere condotto a buon fine.

Per scoprire il carattere particolare delle contraddizioni nel processo di sviluppo di una cosa, nel loro insieme, nel loro nesso reciproco, per scoprire cioè l’essenza del processo di sviluppo di una cosa, è necessario scoprire il carattere particolare dei due aspetti di ciascuna delle contraddizioni in quel processo; altrimenti sarà impossibile scoprirla. E anche questo esige la più grande attenzione nel nostro studio.

Nel processo di sviluppo di un fenomeno importante, vi è tutta una serie di contraddizioni. Per esempio, nel processo della rivoluzione democratica borghese in Cina esiste la contraddizione fra le diverse classi oppresse della società cinese e l’imperialismo, la contraddizione fra le masse popolari e il regime feudale, la contraddizione fra il proletariato e la borghesia, la contraddizione fra i contadini e la piccola borghesia urbana da una parte e la borghesia dall’altra, le contraddizioni fra i diversi gruppi reazionari dominanti, ecc. La situazione è estremamente complessa. Non solo tutte queste contraddizioni non possono essere trattate nello stesso modo, perché ciascuna ha un suo carattere particolare, ma i due aspetti di ciascuna contraddizione non possono neanch’essi essere posti sullo stesso piano, poiché hanno a loro volta le proprie caratteristiche. Noi che siamo impegnati nella rivoluzione cinese dobbiamo non soltanto comprendere il carattere particolare delle contraddizioni nel loro insieme, ossia nel loro nesso reciproco, ma anche studiare i due aspetti di ciascuna contraddizione, poiché questo è l’unico modo per comprendere il loro insieme. Comprendere i due aspetti di una contraddizione significa comprendere la posizione specifica che occupa ciascun aspetto, la forma concreta che assume il suo rapporto di interdipendenza e nello stesso tempo di contraddizione con il suo opposto, e i metodi concreti con cui esso lotta con il suo opposto, quando i due aspetti sono interdipendenti e nello stesso tempo in contraddizione, e così pure quando si spezza il rapporto di interdipendenza. Lo studio di questi problemi ha una grande importanza. A questo pensava Lenin quando affermava che la sostanza stessa, l’anima vivente del marxismo è l’analisi concreta della situazione concreta[11]. I nostri dogmatici violano l’insegnamento di Lenin: non affaticano mai il loro cervello con l’analisi concreta di una qualsiasi cosa, nei loro articoli e discorsi privi di contenuto ricorrono inevitabilmente a schemi stereotipi, e creano nel nostro Partito un pessimo stile di lavoro.

Nello studio di qualsiasi problema bisogna evitare di essere soggettivi, unilaterali e superficiali. Essere soggettivi significa non saper considerare i problemi oggettivamente, ossia dal punto di vista del materialismo. Di questo ho già parlato nel mio articolo Sulla pratica. Essere unilaterali significa non saper considerare i problemi sotto tutti i loro aspetti. Ad esempio, quando si comprende solo la Cina e non il Giappone; il Partito comunista e non il Kuomintang; il proletariato e non la borghesia; i contadini e non i proprietari fondiari; le situazioni favorevoli e non quelle difficili; il passato e non il futuro; l’aspetto singolo e non l’insieme; i difetti e non i successi; l’accusatore e non l’accusato; il lavoro rivoluzionario clandestino e non quello legale, ecc.: quando insomma non si comprendono le caratteristiche dei due aspetti della contraddizione. Questo significa considerare unilateralmente i problemi. In altre parole, significa vedere la parte e non il tutto, gli alberi e non la foresta. In questo modo è impossibile trovare i metodi per risolvere le contraddizioni, è impossibile portare a termine i compiti rivoluzionari, eseguire bene il lavoro affidatoci, sviluppare correttamente la lotta ideologica in seno al Partito. Quando Sun Tzu, discutendo di scienza militare, diceva “Conosci il nemico e conosci te stesso, e potrai combattere cento battaglie senza pericolo di sconfitte[12], si riferiva alle due parti in lotta. Wei Cheng, della dinastia Tang, disse: “Ascolta le due parti e vedrai la luce, credi a una sola e resterai nelle tenebre[13]. Anch’egli comprendeva che l’unilateralità è un errore. Ma i nostri compagni trattano spesso le questioni in modo unilaterale e per questo sbattono la testa contro il muro. Nel romanzo Sbui Hu Chuan[14], Sung Chiang attacca per tre volte il villaggio di Chu, ma subisce due sconfitte perché non conosce le condizioni locali e perché applica un metodo sbagliato. In seguito cambia metodo: prima studia la situazione, e viene quindi a conoscenza del complicato intrecciarsi di strade, poi spezza l’alleanza tra i villaggi di Li, Hu e Chu, e introduce soldati travestiti nel campo nemico con uno stratagemma simile a quello di cui narra la leggenda straniera del cavallo di Troia. E così il suo terzo attacco è coronato dal successo. Nel Shui Hu Chuan ci sono tanti esempi di applicazione della dialettica materialistica, tra cui quello dei tre attacchi contro il villaggio di Chu è uno dei migliori. Lenin afferma:“Per conoscere effettivamente l’oggetto occorre abbracciare, studiare tutti i suoi lati, tutti i nessi e le ‘mediazioni’. Noi non raggiungeremo mai ciò pienamente, ma la esigenza della multilateralità ci premunirà dagli errori e dallo schematismo[15]. Dobbiamo ricordare queste sue parole. Essere superficiali significa non tener conto delle caratteristiche della contraddizione nel suo insieme, né delle caratteristiche di ciascuno dei suoi aspetti; si nega la necessità di andare a fondo in una cosa e di esaminare dettagliatamente le caratteristiche della sua contraddizione; ci si limita a guardare da lontano, e quando si notano in modo approssimativo i tratti generali della contraddizione si cerca immediatamente di risolverla (rispondere a una questione, dirimere una controversia, eseguire un lavoro, dirigere un’operazione militare). Questo modo di agire ha sempre tristi conseguenze. I nostri compagni ammalati di dogmatismo e di empirismo commettono errori proprio perché esaminano le cose in modo soggettivo, unilaterale e superficiale. Essere unilaterali e superficiali significa al tempo stesso essere soggettivi, poiché tutte le cose esistenti oggettivamente nella realtà sono connesse tra loro e governate da leggi interne; ma vi è chi, invece di riflettere le cose come sono realmente, le esamina in modo unilaterale o superficiale, non ne conosce il nesso reciproco e le leggi interne; un tale metodo è dunque soggettivistico.

Noi dobbiamo prestare attenzione non solo alle particolarità del movimento delle contraddizioni nel processo generale di sviluppo di una cosa, considerate nel loro nesso reciproco e tenendo conto delle condizioni in cui si trova ciascuno dei loro aspetti, ma altresì alle particolarità proprie di ogni fase del processo di sviluppo.

La contraddizione fondamentale nel processo di sviluppo di una cosa e l’essenza del processo determinata da questa contraddizione fondamentale non scompaiono prima che il processo sia compiuto; tuttavia le condizioni nelle diverse fasi del lungo processo di sviluppo di una cosa normalmente differiscono le une dalle altre. Questo avviene perché, sebbene il carattere della contraddizione fondamentale nel processo di sviluppo di una cosa e l’essenza di tale processo rimangano immutati, tuttavia nelle diverse fasi del lungo processo di sviluppo la contraddizione fondamentale assume forme sempre più acute. Inoltre, tra le numerose contraddizioni, grandi o piccole, determinate dalla contraddizione fondamentale o che si trovano sotto l’influenza di essa, alcune divengono acute, altre si risolvono in parte o temporaneamente oppure si attenuano, altre infine sorgono. Appunto per questo il processo si distingue in diverse fasi. Chi non rivolge la sua attenzione alle fasi del processo di sviluppo di una cosa, non è in grado di risolvere in modo giusto le contraddizioni a essa inerenti.

Per esempio, quando il capitalismo dell’epoca della libera concorrenza si è sviluppato in imperialismo, la natura di classe del proletariato e della borghesia — tra le due classi esiste una contraddizione fondamentale — e l’essenza capitalistica della società non hanno subito mutamenti ma le contraddizioni fra queste due classi sono diventate più acute, sono sorte le contraddizioni fra il capitale monopolistico e quello non monopolistico, si sono acuite le contraddizioni fra metropoli e colonie, con particolare acutezza si sono manifestate le contraddizioni fra i paesi capitalistici, generate dallo sviluppo ineguale dei diversi paesi; è nato così uno stadio particolare del capitalismo, lo stadio dell’imperialismo. Il leninismo è diventato il marxismo dell’epoca dell’imperialismo e della rivoluzione proletaria proprio perché Lenin e Stalin hanno spiegato in modo giusto queste contraddizioni e hanno elaborato in modo giusto una teoria e una tattica della rivoluzione proletaria, destinate a risolverle.

Se si considera il processo della rivoluzione democratica borghese in Cina, iniziatosi con la Rivoluzione del 1911 si osservano anche in esso diverse fasi specifiche. In particolare, il periodo in cui alla testa della rivoluzione si trovava la borghesia, e il periodo in cui alla testa della rivoluzione si è posto il proletariato, rappresentano due fasi storiche notevolmente diverse. In altri termini, la direzione del proletariato ha radicalmente cambiato il volto della rivoluzione, ha condotto a un nuovo assestamento dei rapporti fra le classi, ha portato a un ampio sviluppo della rivoluzione contadina, ha dato alla rivoluzione diretta contro l’imperialismo e il feudalesimo un carattere coerente, ha creato la possibilità del passaggio dalla rivoluzione democratica a quella socialista, ecc. Tutto ciò sarebbe stato impossibile nel periodo in cui la direzione della rivoluzione era nelle mani della borghesia. Sebbene il carattere della contraddizione fondamentale di questo processo preso nel suo insieme ossia il suo carattere di rivoluzione democratica antimperialista e antifeudale (l’altro aspetto è il carattere semicoloniale e semifeudale del paese) non sia affatto mutato, tuttavia nel corso di questo lungo periodo si sono verificati molti grandi avvenimenti, quali la sconfitta della Rivoluzione del 1911 e l’instaurazione del dominio dei signori della guerra del nord, la creazione del primo fronte unito nazionale e la Rivoluzione del 1924-1927, la rottura del fronte unito e il passaggio della borghesia nel campo della controrivoluzione, i conflitti fra i nuovi signori della guerra, la Guerra rivoluzionaria agraria, la creazione di un secondo fronte unito nazionale e la Guerra di resistenza contro il Giappone. In altri termini, nello spazio di poco più di venti anni si sono attraversate alcune fasi di sviluppo, caratterizzate dal fatto che certe contraddizioni si sono acuite (ad esempio, la Guerra rivoluzionaria agraria e l’invasione giapponese delle quattro province del nord-est), che altre contraddizioni sono state parzialmente o temporaneamente risolte (per esempio, la liquidazione dei signori della guerra del nord, la confisca da parte nostra delle terre dei proprietari fondiari), che altre ancora sono apparse (per esempio, la lotta fra i nuovi signori della guerra, la ripresa da parte dei proprietari fondiari delle loro terre, dopo che noi abbiamo perso le basi d’appoggio rivoluzionarie del sud), ecc.»

Quando! studia il carattere particolare delle contraddizioni nelle diverse fasi del processo di sviluppo di una cosa, occorre non solo esaminarle nel loro nesso reciproco, nel loro complesso, ma analizzarle tenendo conto di ciascun aspetto delle contraddizioni in ogni fase del loro sviluppo.

Per esempio il Kuomintang e il Partito comunista. Prendiamo uno degli aspetti di questa contraddizione: il Kuomintang. Nel periodo del primo fronte unito, esso seguì le tre politiche fondamentali di Sun Yat-sen (alleanza con la Russia, alleanza con il Partito comunista e appoggio agli operai e ai contadini), perciò fu rivoluzionario e vitale, rappresentò l’alleanza delle diverse classi nella rivoluzione democratica. Dopo il 1927 prese una direzione opposta diventando il blocco reazionario dei proprietari fondiari e della grande borghesia. Dopo l’Incidente di Sian del dicembre 1936, il Kuomintang si orientò nuovamente verso la cessazione della guerra civile e l’alleanza con il Partito comunista per lottare uniti contro l’imperialismo giapponese. Queste sono le caratteristiche del Kuomintang in queste tre fasi. La loro apparizione è dovuta, naturalmente, a varie cause. Prendiamo ora l’altro aspetto: il Partito comunista. Nel periodo del primo fronte unito, era ancora un partito giovane; guidò eroicamente la Rivoluzione del 1924-1927 ma si rivelò immaturo nella comprensione del carattere, dei compiti e dei metodi della rivoluzione; per questo il chentuhsiuismo, sorto nell’ultimo periodo di quella rivoluzione, ebbe la possibilità di esercitare la sua azione e portò la rivoluzione alla sconfitta. Dopo il 1927 il Partito comunista diresse eroicamente la Guerra rivoluzionaria agraria, creò un esercito rivoluzionario e basi d’appoggio rivoluzionarie, ma commise errori di carattere avventuristico, in seguito ai quali l’esercito e le basi d’appoggio subirono gravi perdite. A partire dal 1935, esso ha superato questi errori e si è posto a capo del nuovo fronte unito per la resistenza al Giappone: oggi questa grande lotta è in pieno sviluppo. Nella fase attuale, il Partito comunista è un partito che ha già superato la prova di due rivoluzioni, che ha acquistato una ricca esperienza. Tali sono le caratteristiche del Partito comunista nelle tre fasi. La loro apparizione è dovuta ugualmente a varie cause. Senza lo studio di tutte queste caratteristiche è impossibile comprendere le relazioni specifiche tra il Kuomintang e il Partito comunista nelle diverse fasi del loro sviluppo: creazione di un fronte unito, rottura di questo fronte, creazione di un nuovo fronte unito. Ma per studiare le diverse caratteristiche dei due partiti, è ancor più indispensabile studiare la base di classe dei due partiti e le contraddizioni che su tale base sono sorte nei diversi periodi fra ciascuno di questi partiti e le altre forze. Per esempio, il Kuomintang, nel periodo della prima alleanza con il Partito comunista, da un lato si trovava in contraddizione con l’imperialismo straniero e di conseguenza lottava contro l’imperialismo; dall’altro lato si trovava in contraddizione con le masse popolari all’interno del paese — a parole prometteva ai lavoratori mari e monti, ma in realtà dava loro pochissimo o letteralmente nulla. Nel periodo della guerra anticomunista, il Kuomintang collaborò con l’imperialismo e il feudalesimo per opporsi alle masse popolari, cancellò con un tratto di penna tutti i vantaggi che esse avevano ottenuto durante la rivoluzione, acuendo in tale modo le contraddizioni tra sé e le masse popolari. Oggi nel periodo della resistenza al Giappone, il Kuomintang, poiché si trova in contraddizione con l’imperialismo giapponese, da una parte ha bisogno di allearsi con il Partito comunista, ma dall’altra non attenua affatto la sua lotta contro il Partito comunista e il popolo, né l’oppressione esercitata su di essi. Quanto al Partito comunista, esso è sempre stato in ogni periodo a fianco delle masse popolari per lottare contro l’imperialismo e il feudalesimo; ma nel periodo attuale di resistenza al Giappone, ha adottato verso il Kuomintang e le forze feudali del paese una politica moderata, dal momento che il Kuomintang si è pronunciato a favore della resistenza al Giappone. Queste circostanze fan sì che tra i due partiti ora si stabilisca un’alleanza, ora riprenda la lotta, e anche nei periodi di alleanza si crei una situazione complessa in cui esistono nel contempo l’alleanza e la lotta. Se non studiamo le caratteristiche di questi aspetti contraddittori non solo non comprenderemo i rapporti di ciascuno di questi due partiti con le altre forze, ma nemmeno i rapporti reciproci tra di essi.

Da ciò deriva che, nello studio del carattere particolare di qualsiasi contraddizione — la contraddizione in ogni forma di movimento della materia, la contraddizione in ogni forma di movimento nei diversi processi di sviluppo, i due aspetti della contraddizione in ciascuno di questi processi di sviluppo, la contraddizione nelle varie fasi di ogni processo di sviluppo, inoltre i due aspetti della contraddizione nelle varie fasi di sviluppo — nello studio del carattere particolare di tutte queste contraddizioni, è inammissibile ogni forma di soggettivismo arbitrario, ma è necessaria l’analisi concreta. Senza analisi concreta è impossibile conoscere il carattere particolare di qualsiasi contraddizione. Dobbiamo sempre ricordare le parole di Lenin: analisi concreta delle cose concrete.

Marx ed Engels sono stati i primi a darci magnifici esempi di questo genere di analisi concreta.

Quando Marx ed Engels applicarono allo studio del processo della storia della società la legge della contraddizione inerente alle cose, essi scoprirono la contraddizione fra le forze produttive e i rapporti di produzione, la fra la classe degli sfruttatori e la classe degli sfruttati e quella che da esse scaturiva — la contraddizione fra la base economica e la sua sovrastruttura (politica, ideologia, ecc.); essi scoprirono inoltre come queste contraddizioni generino inevitabilmente nelle diverse società divise in classi rivoluzioni sociali di carattere diverso.

Quando Marx applicò questa legge allo studio della struttura economica della società capitalistica, scoprì che la contraddizione fondamentale di tale società è la contraddizione fra il carattere sociale della produzione e il carattere privato della proprietà. Tale contraddizione si manifesta nella contraddizione fra il carattere organizzato della produzione nelle singole imprese e il carattere disorganizzato della produzione al livello dell’intera società. E nei rapporti di classe, essa si manifesta nella contraddizione fra la borghesia ed il proletariato.

A causa dell’enorme varietà delle cose e dell’infinità del loro sviluppo, ciò che in un determinato caso è universale può in un altro caso diventare particolare. E viceversa ciò che in un caso determinato è particolare può in un altro diventare universale. La contraddizione, inerente al sistema capitalistico, fra il carattere sociale della produzione e la proprietà privata dei mezzi di produzione è comune a tutti i paesi in cui esiste e si sviluppa il capitalismo; per il capitalismo ciò costituisce l’universalità della contraddizione. Ma questa contraddizione propria del capitalismo appartiene soltanto a una determinata fase storica nello sviluppo della società divisa in classi in generale; per la contraddizione fra le forze produttive e i rapporti di produzione nella società divisa in classi in generale, ciò costituisce la particolarità della contraddizione.

Tuttavia, dopo aver messo in luce il carattere particolare di tutte le contraddizioni della società capitalistica, Marx illustrò in modo ancor più approfondito, più esauriente e più completo l’universalità della contraddizione fra le forze produttive e i rapporti di produzione nella società divisa in classi in generale.

Poiché il particolare è legato all’universale, poiché a ogni cosa è interamente pertinente non solo il carattere particolare della contraddizione, ma anche il carattere universale, cioè l’universalità esiste nella particolarità, nello studio di una data cosa occorre individuare ambedue questi aspetti e il loro nesso reciproco, individuare il particolare e l’universale che sono interamente pertinenti a una data cosa e il loro nesso reciproco, scoprire il legame reciproco fra la cosa e le numerose altre cose fuori di essa. Stalin, nella sua famosa opera Dei principi del leninismo, spiegando le radici storiche del leninismo, analizza la situazione internazionale in cui il leninismo è nato, le contraddizioni del capitalismo, giunte all’estremo nella fase dell’imperialismo dimostra come queste contraddizioni abbiano fatto sì che la rivoluzione proletaria sia divenuta una questione di pratica immediata, e come abbiano creato le condizioni favorevoli per un attacco diretto contro il capitalismo. Inoltre egli analizza le ragioni per cui la Russia è divenuta la culla del leninismo, per cui la Russia zarista è stata il punto cruciale di tutte le contraddizioni dell’imperialismo, per cui il proletariato russo è potuto diventare l’avanguardia del proletariato rivoluzionario internazionale. Io questo modo Stalin, dopo aver analizzato il carattere universale della contraddizione inerente all’imperialismo, ha dimostrato che il leninismo è il marxismo dell’epoca dell’imperialismo e della rivoluzione proletaria; inoltre, dopo aver analizzato il carattere particolare dell’imperialismo della Russia zarista in questa contraddizione generale, ha spiegato perché la Russia sia diventata la patria della teoria e della tattica della rivoluzione proletaria e come questa particolarità racchiuda in sé l’universalità della contraddizione. Questa analisi di Stalin ci serve come modello per comprendere la particolarità e l’universalità della contraddizione e il loro nesso reciproco.

Trattando dell’applicazione della dialettica allo studio dei fenomeni oggettivi, Marx ed Engels, e anche Lenin e Stalin, hanno sempre insegnato che bisogna guardarsi da ogni forma di soggettivismo arbitrario e che invece occorre partire dalle condizioni concrete inerenti al movimento reale oggettivo per scoprire le contraddizioni concrete presenti in questi fenomeni, la posizione concreta di ogni aspetto della contraddizione, nonché il rapporto reciproco concreto delle contraddizioni. I nostri dogmatici non riescono mai a farsi un’idea giusta di una cosa, appunto perché nello studio non adottano un simile atteggiamento. Noi dobbiamo imparare dal fallimento dei dogmatici e imporci questo atteggiamento, perché non esiste un altro metodo di indagine.

Il rapporto fra universalità e particolarità della contraddizione è il rapporto fra il carattere generale e il carattere individuale della contraddizione. Il carattere generale sta nel fatto che le contraddizioni esistono in tutti i processi, e li penetrano dal principio alla fine; movimento, cose, processi, pensiero — tutto è contraddizione. Negare la contraddizione nelle cose significa negare tutto. Questa è una verità universale, valida per tutti i tempi e tutti i paesi, senza eccezioni. Perciò la contraddizione è generale, assoluta. Tuttavia questo carattere generale esiste in ogni carattere individuale; senza il carattere individuale non può esservi quello generale. Può forse esistere il generale se si esclude tutto l’individuale? Il carattere individuale nasce dal fatto che ogni contraddizione ha il suo carattere particolare. Tutto l’individuale è condizionato, temporaneo e perciò relativo.

Questa verità concernente il generale e l’individuale, l’assoluto e il relativo è la quintessenza del problema delle contraddizioni inerenti alle cose; non comprendere tale verità significa rinunciare alla dialettica.

IV – LA CONTRADDIZIONE PRINCIPALE E L’ASPETTO PRINCIPALE DELLA CONTRADDIZIONE

Nella questione del carattere particolare della contraddizione vi sono altri due problemi che è necessario analizzare a parte: la contraddizione principale e l’aspetto principale della contraddizione.

Nel processo di sviluppo di una cosa complessa esistono numerose contraddizioni, tra cui vi è necessariamente una contraddizione principale; la sua esistenza e il suo sviluppo determinano o influenzano l’esistenza e lo sviluppo delle altre contraddizioni.

Per esempio, nella società capitalistica le due forze in contraddizione, il proletariato e la borghesia, formano la contraddizione principale. Le altre contraddizioni, quali ad esempio la contraddizione fra la classe feudale rimanente e la borghesia, la contraddizione fra la piccola borghesia contadina e la borghesia, la contraddizione fra il proletariato e la piccola borghesia contadina, la contraddizione fra la borghesia non monopolistica e la borghesia monopolistica, la contraddizione fra la democrazia borghese e il fascismo borghese, la contraddizione fra i paesi capitalistici, la contraddizione fra l’imperialismo e le colonie, ecc., sono tutte determinate, influenzate da questa contraddizione principale.

Nei paesi semicoloniali, come la Cina, i rapporti fra la contraddizione principale e le contraddizioni secondarie presentano un quadro complesso.

Quando l’imperialismo scatena una guerra di aggressione contro un paese di questo tipo, le diverse classi di tale paese, eccetto un pugno di traditori, possono temporaneamente unirsi per condurre una guerra nazionale contro l’imperialismo. La contraddizione fra l’imperialismo e quel paese diventa allora la contraddizione principale, mentre tutte le contraddizioni fra le diverse classi all’interno del paese (compresa la contraddizione principale, ossia quella fra il regime feudale e le masse popolari) sono relegate temporaneamente in secondo piano e assumono una posizione subordinata. Così accadde in Cina durante la Guerra dell’oppio del 1840, durante la Guerra cino-giapponese del 1894, durante la Guerra dello Yi Ho Tuan neI 1900, e così accade oggi nella guerra cino-giapponese.

Tuttavia, in una situazione diversa, le contraddizioni cambiano posizione. Quando l’imperialismo non ricorre alla guerra come mezzo di oppressione, ma impiega forme più moderate — pressione in campo politico, economico e culturale — la classe dominante di un paese semicoloniale capitola davanti all’imperialismo e fra i due si stringe un’alleanza per opprimere insieme le masse popolari. In quel momento, spesso, le masse popolari ricorrono alla guerra civile per lottare contro l’alleanza formata dagli imperialisti e dalla classe feudale, mentre l’imperialismo, invece di ricorrere a un’azione diretta, usa di frequente metodi indiretti per aiutare i reazionari del paese semicoloniale a opprimere il popolo: in questi casi le contraddizioni interne diventano particolarmente acute. Così accadde in Cina durante la Guerra rivoluzionaria del 1911, durante la Guerra rivoluzionaria del 1924-1927, così è accaduto nei dieci anni della Guerra rivoluzionaria agraria a partire dal 1927. Le guerre intestine fra i diversi gruppi reazionari dominanti nei paesi semicoloniali, ad esempio le guerre tra i signori della guerra in Cina, sono dello stesso tipo.

Ma allorché una guerra civile rivoluzionaria assume in un paese proporzioni tali da minacciare l’esistenza stessa dell’imperialismo e dei suoi lacchè, cioè della reazione interna, allora l’imperialismo, per mantenere il suo dominio, fa spesso ricorso ad altri metodi: o cerca di spezzare il fronte rivoluzionario, o invia direttamente le sue truppe in aiuto alla reazione interna. In questi casi l’imperialismo straniero e la reazione interna che si pongono in modo assolutamente aperto a un polo, e le masse popolari che si trovano all’altro polo, costituiscono la contraddizione principale che determina o influenza lo sviluppo delle altre contraddizioni, L’aiuto dato da diversi paesi capitalistici ai reazionari russi dopo la Rivoluzione d’Ottobre è un esempio di intervento armato. Il tradimento di Chiang Kai-shek nel 1927 è un esempio, di rottura del fronte rivoluzionario.

In ogni caso, è assolutamente certo che in ciascuna delle diverse fasi di sviluppo del processo esiste solo una contraddizione principale che svolge la funzione determinante.

Da ciò consegue che in ogni processo, se in esso esistono numerose contraddizioni, ve ne è necessariamente una principale, che ha una funzione determinante, decisiva, mentre le altre hanno una posizione secondaria e subordinata. E’ quindi necessario, nello studio di ogni processo, che sia complesso e contenga più di due contraddizioni, fare ogni sforzo per trovare la contraddizione principale. Una volta trovata questa contraddizione principale, è facile risolvere tutti i problemi. É questo il metodo che c’insegna Marx nel suo studio della società capitalistica. Questo stesso metodo ci è indicato da Lenin e Stalin, nel loro studio dell’imperialismo e della crisi generale del capitalismo e nel loro studio dell’economia sovietica. Ma migliaia di studiosi e di uomini d’azione non comprendono questo metodo; e perciò essi si muovono letteralmente nelle tenebre, non riescono ad afferrare il nocciolo della questione e non possono quindi trovare il metodo per risolvere le contraddizioni.

Abbiamo già detto prima che non bisogna trattare tutte le contraddizioni di un processo come fossero uguali, che occorre distinguere la contraddizione principale e quelle secondarie, e stare attenti soprattutto ad afferrare la contraddizione principale. Ma in ogni contraddizione, sia essa principale o secondaria, i due aspetti contraddittori si possono trattare come fossero uguali? No, neanche questo è possibile. In qualsiasi contraddizione,. gli aspetti contraddittori si sviluppano in modo ineguale. Sembra talvolta che vi sia l’equilibrio delle forze ma non si tratta che di una situazione temporanea e relativa; stato fondamentale è lo sviluppo ineguale. Dei due aspetti contraddittori, uno è necessariamente principale, l’altro secondario. Principale è quello che svolge la funzione determinante nella contraddizione. Il carattere di una cosa è determinato soprattutto dall’aspetto principale della contraddizione, il quale occupa la posizione dominante.

Ma questa situazione non è statica: gli aspetti di una contraddizione, quello principale e quello secondario, si trasformano l’uno nell’altro e il carattere della cosa cambia in conseguenza. Se in un determinato processo o in una determinata fase di sviluppo della contraddizione l’aspetto principale è A e quello secondario B, in un’altra fase o in un altro processo di sviluppo la posizione rispettiva di questi aspetti si capovolge, e il cambiamento avviene in funzione del grado di aumento o diminuzione della forza raggiunto dai due aspetti in lotta della contraddizione, nel processo di sviluppo della cosa.

Noi parliamo spesso di “sostituzione del vecchio con il nuovo”. La sostituzione del vecchio da parte del nuovo è una legge generale e assoluta dell’universo. Una cosa si trasforma in un altra mediante un salto, le cui forme variano a seconda della natura e delle condizioni della cosa stessa: questo è il processo di sostituzione del vecchio da parte del nuovo. In ogni cosa è insita la contraddizione fra il nuovo e il vecchio, e ciò genera una serie di lotte dal corso sinuoso. In seguito a queste lotte il nuovo cresce e diventa predominante; il vecchio invece decresce e gradualmente scompare. E non appena il nuovo prende il sopravvento sul vecchio, la cosa vecchia si trasforma qualitativamente in una cosa nuova. Ne risulta che la natura di una cosa è determinata soprattutto dall’aspetto principale della contraddizione, l’aspetto che occupa la posizione predominante. Quando l’aspetto principale della contraddizione, ossia quello che occupa la posizione predominante, subisce una modificazione, muta in conseguenza anche la natura della cosa.

Il capitalismo, che nella vecchia società feudale aveva una posizione subordinata, si trasforma nella società capitalistica in forza dominante; di conseguenza muta anche la natura della società che si trasforma da feudale in capitalistica. Le forze feudali invece, nella nuova società capitalistica, si trasformano da forze predominanti quali erano in passato, in forze subalterne e quindi gradualmente scompaiono. É quanto è avvenuto, per esempio, in Inghilterra e in Francia. Con lo sviluppo delle forze produttive la borghesia, la classe nuova che svolgeva una funzione progressiva, diventa una classe vecchia, che svolge una funzione reazionaria, e infine viene rovesciata dal proletariato e trasformata in una classe espropriata dei mezzi di produzione e privata del potere. Anche questa classe scomparirà col passare del tempo. Il proletariato, che numericamente è molto superiore alla borghesia e si sviluppa con temporaneamente a essa, ma che si trova sotto il suo dominio, costituisce la forza nuova; mentre nel periodo iniziale esso occupava una posizione dipendente nei confronti della borghesia, gradualmente si rafforza e diventa una classe indipendente, che svolge una funzione dirigente nella storia, che alla fine prende il potere e diventa classe dominante. Così, muta anche il carattere della società, la vecchia società capitalistica diventa la nuova società socialista. Tale è il cammino che è stato già percorso dall’Unione Sovietica e che sarà inevitabilmente percorso da tutti gli altri paesi.

Prendiamo la Cina: nella contraddizione che ha ridotto la Cina a una semicolonia, l’imperialismo occupa la posizione principale e opprime il popolo cinese, mentre la Cina da paese indipendente diviene una semicolonia. Ma la situazione inevitabilmente cambierà: nella lotta fra le due parti, le forze del popolo cinese che si accrescono di continuo sotto la direzione del proletariato trasformeranno inevitabilmente la Cina da semicolonia in paese indipendente; l’imperialismo sarà rovesciato e la vecchia Cina sarà inevitabilmente trasformata in una Cina nuova.

La trasformazione della vecchia Cina in una Cina nuova implica anche una trasformazione nel rapporto fra le vecchie forze feudali e le nuove forze popolari. La vecchia classe feudale dei proprietari fondiari sarà rovesciata; da classe dominante diventerà classe dominata e quindi progressivamente si estinguerà. Il popolo attualmente dominato per- verrà, sotto la guida del proletariato, a una posizione dominante. Allora muterà il carattere della società cinese: la vecchia società semicoloniale e semifeudale diventerà una società nuova, democratica.

Simili trasformazioni si ebbero già in passato. La dinastia Ching, che aveva regnato in Cina per quasi trecento anni, fu rovesciata durante la Rivoluzione del 1911, e la Lega rivoluzionaria, sotto la guida di Sun Yat-sen, a un dato momento riportò la vittoria. Nella Guerra rivoluzionaria del 1924-1927 nel sud del paese le forze rivoluzionarie unite del Partito comunista e del Kuomintang da deboli divennero potenti e conquistarono la vittoria nella Spedizione del nord, mentre i signori della guerra del nord, un tempo padroni del paese, furono rovesciati. Nel 1927 le forze popolari guidate dal Partito comunista si indebolirono notevolmente sotto i colpi della reazione del Kuomintang ma, dopo aver liquidato nelle proprie file l’opportunismo, a poco a poco ripresero a crescere. Nelle basi d’appoggio rivoluzionarie dirette dal Partito comunista, i contadini da asserviti diventarono padroni, mentre i proprietari fondiari subirono una trasformazione inversa. Così, costantemente, nel mondo il nuovo sostituisce il vecchio, il nuovo subentra al vecchio, il vecchio viene eliminato per far posto al nuovo, il nuovo emerge dal vecchio.

In certi momenti della lotta rivoluzionaria, le difficoltà prevalgono sulle condizioni favorevoli; in questo caso le difficoltà costituiscono l’aspetto principale della contraddizione e le condizioni favorevoli quello secondario. Tuttavia, i rivoluzionari, mediante i loro sforzi, possono superare a poco a poco le difficoltà e creare una situazione nuova e favorevole; allora la situazione sfavorevole cede il posto a quella favorevole. É quanto è accaduto in Cina dopo la sconfitta della rivoluzione nel 1927 e durante la Lunga Marcia dell’Esercito rosso. Nell’attuale guerra cino-giapponese la Cina si trova di nuovo in una situazione difficile, ma noi possiamo modificarla e trasformare così radicalmente la situazione, tanto della parte cinese come di quella giapponese. Al contrario, le condizioni favorevoli possono trasformarsi in sfavorevoli se i rivoluzionari commettono errori. La vittoria della Rivoluzione del 1924-1927 si trasformò in sconfitta. Le basi d’appoggio rivoluzionarie create dopo il 1917 nelle province della Cina meridionale conobbero tutte la sconfitta nel 1934.

Nello studio, quando si passa dalla non-conoscenza alla conoscenza, si ha la stessa contraddizione. All’inizio, quando ci accostiamo allo studio del marxismo, c’è una contraddizione fra la nostra ignoranza o limitata conoscenza del marxismo e la conoscenza del marxismo. Tuttavia, studiando con assiduità, possiamo trasformare l’ignoranza in conoscenza, la conoscenza limitata in conoscenza profonda, l’applicazione alla cieca del marxismo in un’applicazione consapevole.

Alcuni pensano che per certe contraddizioni le cose vadano diversamente. Secondo loro, ad esempio, nella contraddizione fra le forze produttive e i rapporti di produzione, le forze produttive sono l’aspetto principale; nella contraddizione fra la teoria e la pratica, l’aspetto principale è la pratica; nella contraddizione fra la base economica e la sovrastruttura, l’aspetto principale è la base economica; ma le posizioni rispettive degli aspetti non si convertono l’una nell’altra. Questa concezione è propria del materialismo meccanicistico e non del materialismo dialettico. É evidente che le forze produttive, la pratica e la base economica svolgono in generale la funzione principale, decisiva, e chi lo nega non è un materialista. Ma bisogna anche riconoscere che in determinate condizioni, i rapporti di produzione, la teoria e la sovrastruttura assumono, a loro volta, la funzione principale, decisiva. Quando senza una modificazione dei rapporti di produzione le forze produttive non possono più svilupparsi, la modificazione dei rapporti di produzione svolge la funzione principale, decisiva. Nei momenti in cui, come disse Lenin, “Senza teoria rivoluzionaria non vi può essere movimento rivoluzionario[16], la creazione e la diffusione della teoria rivoluzionaria svolgono la funzione principale, decisiva. Quando si deve svolgere un compito (non importa quale), ma non esistono ancora né un orientamento, né un metodo, né un piano, e nemmeno una politica, allora l’elaborazione dell’orientamento, del metodo, del piano e della politica diventa fondamentale, decisiva. Quando la sovrastruttura (politica, cultura, ecc.) ostacola lo sviluppo della base economica, le trasformazioni politiche e culturali diventano fondamentali, decisive. Dicendo questo assumiamo una posizione contraria al materialismo? No. Noi riconosciamo infatti che nel corso generale dello sviluppo storico il fattore materiale determina quello spirituale, e l’essere sociale determina la coscienza sociale, ma in pari tempo riconosciamo, e dobbiamo riconoscere, la reazione del fattore spirituale su quello materiale, della coscienza sociale sull’essere sociale, della sovrastruttura sulla base economica. Così facendo non andiamo contro il materialismo, ma al contrario evitiamo di cadere nel materialismo meccanicistico e difendiamo il materialismo dialettico.

Se, studiando il carattere particolare della contraddizione, si rinuncia all’esame di questi due problemi — la contraddizione principale e le contraddizioni secondarie di un processo, l’aspetto principale e quello secondario nella contraddizione — si rinuncia cioè all’esame del carattere distintivo di questi due problemi propri della contraddizione, allora si cade nell’astrazione, non si può comprendere concretamente la contraddizione, né quindi trovare il metodo corretto per risolverla. Il carattere distintivo o la particolarità di questi due problemi propri della contraddizione rispecchia l’ineguaglianza delle forze presenti nella contraddizione. Nulla al mondo si sviluppa in modo assolutamente uguale e noi dobbiamo combattere la teoria dello sviluppo uguale o teoria dell’equilibrio. Inoltre è proprio in questi due problemi concreti della contraddizione e nelle modificazioni cui sono soggetti l’aspetto principale e quello secondario della contraddizione nel processo di sviluppo, che si manifesta la forza del nuovo che sostituisce il vecchio. Lo studio dei diversi stati di ineguaglianza nelle contraddizioni, lo studio della contraddizione principale e delle contraddizioni secondarie, dell’aspetto principale e di quello secondario di una contraddizione è uno dei metodi essenziali grazie al quale un partito rivoluzionario determina correttamente la sua strategia e la sua tattica in campo politico e militare: questo metodo deve essere oggetto di attenzione da parte di tutti i comunisti.

V – L’IDENTITÁ E LA LOGICA DEGLI ASPETTI DELLA CONTRADDIZIONE

Dopo aver chiarito il problema del carattere universale e particolare della contraddizione, dobbiamo passare allo studio del problema dell’identità e della lotta degli aspetti della contraddizione.

Identità, unità, coincidenza, compenetrazione, permeazione reciproca interdipendenza (o condizionamento reciproco), nesso reciproco o cooperazione reciproca – sono termini diversi che hanno lo stesso significato e si riferiscono ai due punti seguenti: in primo luogo, ciascuno dei due aspetti di ogni contraddizione nel processo di sviluppo delle cose presuppone l’esistenza dell’altro aspetto, ed entrambi coesistono in una entità; in secondo luogo, ciascuno dei due aspetti contraddittori, in determinate condizioni, si trasforma nel suo opposto. Questo è ciò che si chiama identità.

Lenin dice: “La dialettica è la teoria che mostra come possono essere e di solito sono (come diventano) identici gli opposti; in quali condizioni essi sono identici, trasformandosi l’uno nell’altro; perché la mente dell’uomo non deve considerare questi opposti come morti, pietrificati, ma come vivi, condizionati, mobili, convertibili l’uno nell’altro’’[17].

Qual è il significato di questo passo di Lenin?

Gli aspetti contraddittori, in ogni processo, si escludono a vicenda sono in lotta tra loro, si oppongono l’uno all’altro. Sia nel processo di sviluppo di tutte le cose nel mondo, che nel pensiero umano, sono sempre contenuti, senza eccezioni, aspetti contraddittori di questo genere. Un processo semplice non racchiude che un paio di opposti, mentre un processo complesso ne contiene di più. Queste paia di opposti, a loro volta, entrano in contraddizione fra loro. E’ così che si formano tutte le cose del mondo oggettivo e tutti i pensieri umani; è così che vengono messi in movimento.

Risulta quindi che gli opposti sono estremamente diversi, che essi non sono affatto uniti. Perché, allora, parliamo di una loro identità o unità?

Il fatto è che gli aspetti contraddittori non possono esistere isolati l’uno dall’altro. Se uno degli aspetti opposti, contraddittori manca, scompaiono anche le condizioni di esistenza per l’altro aspetto. Riflettete: può uno dei due aspetti contraddittori di una cosa o di un concetto nato nella mente degli uomini esistere indipendentemente dall’altro? Senza vita non c’è morte; senza morte non c’è vita. Senza alto non c’è basso; senza basso non c’è alto. Senza infelicità non esiste felicità; senza felicità non esiste infelicità. Senza il facile non esiste il difficile; senza il difficile non esiste il facile. Senza il proprietario fondiario non esiste il fittavolo; senza il fittavolo non esiste il proprietario fondiario. Senza borghesia non vi è proletariato; senza proletariato non vi è borghesia. Senza oppressione nazionale imperialistica non esisterebbero colonie e semicolonie; senza colonie e semicolonie non esisterebbe oppressione nazionale imperialistica. Così accade per tutti gli opposti; in determinate condizioni essi da una parte sono opposti fra loro, e dall’altra sono reciprocamente connessi, si compenetrano, si permeano reciprocamente, sono interdipendenti: questo è ciò che si chiama identità. A tutti gli aspetti contraddittori è inerente in determinate condizioni la non-identità e perciò essi si chiamano opposti. Ma allo stesso tempo fra loro esiste anche identità e per questo sono reciprocamente connessi. Appunto a ciò si riferisce Lenin, laddove afferma che la dialettica studia “come possono essere ……. identici gli opposti”. Come possono esserlo? In ragione del fatto che la loro esistenza è reciprocamente condizionata. Tale è il primo significato del concetto d’identità.

Ma è sufficiente affermare che l’esistenza di entrambi gli aspetti della contraddizione è reciprocamente condizionata, che tra di essi esiste un’identità e che pertanto essi coesistono in una sola entità? No, non è sufficiente. La questione non si limita al fatto che i due aspetti della contraddizione si condizionano reciprocamente; ancor più importante è il fatto che gli opposti si convertono l’uno nell’altro. In altre parole, ciascuno dei due aspetti contraddittori inerenti a una cosa si trasforma in determinate condizioni nel suo opposto, passa nella posizione occupata in precedenza dal suo opposto. Questo è il secondo significato del concetto d’identità degli opposti.

Perché anche in questo caso esiste l’identità? Vedete, mediante la rivoluzione il proletariato da classe dominata si trasforma in classe dominante, e la borghesia, che aveva fino allora dominato, si trasforma in classe dominata, passa nella posizione occupata in precedenza dal suo opposto. Nell’unione Sovietica ciò è già avvenuto, e così accadrà in tutto il mondo. Ci si chiede: come avrebbero potuto verificarsi tali mutamenti, se fra questi opposti non fossero esistiti, in determinate condizioni, un nesso, un’identità?

Il Kuomintang, che in una determinata fase della storia moderna della Cina ha svolto una certa funzione positiva, si è trasformato, dopo il 1927, in un partito controrivoluzionario a causa della natura di classe che) gli era propria e delle lusinghe dell’imperialismo (queste sono le condizioni); ma, in seguito all’inasprirsi delle contraddizioni cino-giapponesi e grazie alla politica del fronte unito praticata dal Partito comunista (queste sono le condizioni), è stato costretto a pronunciarsi per la resistenza al Giappone. Tra gli opposti, che si trasformano l’uno nell’altro, esiste dunque una determinata identità.

La nostra Rivoluzione agraria ha seguito e seguirà il seguente processo: la classe dei proprietari fondiari, che possiede la terra, si trasforma in una classe privata della terra e i contadini privati della terra diventano piccoli proprietari, avendo ottenuto la terra. L’esistenza e l’assenza, l’acquisizione e la privazione, in determinate condizioni, sono reciprocamente connesse e fra di esse esiste un’identità. Nelle condizioni del socialismo, la proprietà privata dei contadini si trasforma a sua volta in proprietà sociale dell’agricoltura socialista; questo si è già verificato nell’Unione Sovietica e avverrà ugualmente in tutto il mondo. Fra la proprietà privata e quella sociale c’è un ponte che porta dall’una all’altra. In filosofia questo si chiama identità, reciproca trasformazione, o penetrazione reciproca.

Consolidare la dittatura del proletariato o la dittatura del popolo significa preparare le condizioni per mettere fine a questa dittatura e passare a uno stadio superiore in cui lo Stato in quanto tale si estinguerà. Creare e sviluppare il Partito comunista significa preparare le condizioni per la scomparsa del Partito comunista e di tutti i partiti politici. Creare un esercito rivoluzionario diretto dal Partito comunista, fare una guerra rivoluzionaria, significa preparare le condizioni per liquidare per sempre la guerra. Abbiamo qui tutta una serie di opposti che in pari tempo si condizionano a vicenda.

La guerra e la pace, come tutti sanno, si trasformano l’una nell’altra. La guerra diventa pace: ad esempio, la Prima guerra mondiale si trasformò nella pace del dopoguerra; attualmente la guerra civile in Cina è cessata e nel paese si è stabilita la pace. La pace si trasforma in guerra: ad esempio, nel 1927, la cooperazione fra il Kuomintang e il Partito comunista si trasformò in guerra; è possibile che anche l’attuale situazione internazionale di pace si trasformi in una seconda guerra mondiale. Perché ciò accade? Perché nella società divisa in classi, fra cose contraddittorie, come la guerra e la pace, in determinate condizioni esiste un’identità.

Tutti gli opposti sono legati da un nesso reciproco; non solo coesistono in una entità in condizioni determinate, ma in altre condizioni determinate si trasformano l’uno nell’altro: è questo il significato del concetto d’identità degli opposti nella sua piena accezione. E questo è appunto quel che vuol dire Lenin quando afferma: “ …… come possono essere e di solito sono (come diventano) identici gli opposti; in quali condizioni essi sono identici, trasformandosi l’uno nell’altro ……..”.

Perché ”……. la mente dell’uomo non deve considerare questi opposti come morti, pietrificati, ma come vivi, condizionati, mobili, convertibili l’uno nell’altro”? Perché tali sono in effetti le cose oggettivamente esistenti. L’unità o l’identità degli aspetti contraddittori di una cosa che esiste oggettivamente non è mai morta, pietrificata, ma viva, condizionata, mobile, transitoria, relativa, e ogni aspetto contraddittorio si trasforma, in condizioni determinate, nel suo opposto. E il riflesso di tutto questo nel pensiero umano costituisce la concezione marxista, materialistico dialettica, del mondo. Solo le classi dominanti reazionarie di ieri e di oggi e i metafisici che sono al loro servizio considerano gli opposti non come vivi, condizionati, mobili, convertibili l’uno nell’altro, ma come morti, pietrificati, e propagano dappertutto questa concezione falsa per disorientare le masse popolari e prolungare così il proprio dominio. Il compito dei comunisti è quello di denunciare le idee erronee dei reazionari e dei metafisici, di far conoscere la dialettica inerente alle cose, di accelerare la trasformazione delle cose, al fine di raggiungere gli obiettivi della rivoluzione.

Quando asseriamo che in determinate condizioni esiste l’identità degli opposti, pensiamo che questi opposti sono reali e concreti e ugualmente reale e concreta è la trasformazione dell’uno nell’altro. Se si considerano le innumerevoli metamorfosi della mitologia, come per esempio nel mito della caccia al sole di Kua Fu in Shan Hai Ching[18] il mito della distruzione dei nove soli compiuta con l’arco dall’eroe Yi in Huai Nan Tzu[19], il mito delle 72 metamorfosi di Sun Wu-kung in Hsi Yu Chi[20] e la metamorfosi degli spiriti e delle volpi in esseri umani in Liao Chai Chi I[21], si vede che le trasformazioni reciproche degli opposti in questi miti non sono trasformazioni concrete, che riflettono contraddizioni concrete, ma trasformazioni ingenue, fantastiche, frutto dell’immaginazione soggettiva dell’uomo, ispirate dalle innumerevoli trasformazioni di opposti reali e complessi. Marx dice: “Ogni mitologia vince, domina e plasma le forze della natura nell’immaginazione e mediante l’immaginazione; essa svanisce quindi quando si giunge al dominio effettivo su quelle forze[22]. Sebbene questi racconti sulle innumerevoli metamorfosi che figurano nei miti (e nelle fiabe) possano recare piacere all’uomo, poiché rappresentano fra l’altro il superamento delle forze della natura da parte dell’uomo, sebbene i migliori tra questi miti possiedano un “fascino eterno” (Marx), tuttavia essi non sono stati creati sulla base di contraddizioni concrete esistenti in condizioni determinate, e perciò non sono il riflesso scientifico della realtà. In altre parole, gli aspetti che formano una contraddizione nei miti e nelle fiabe hanno un’identità immaginaria, non reale. La dialettica marxista invece riflette scientificamente l’identità nelle trasformazioni reali.

Perché l’uovo può trasformarsi in pulcino e non lo può la pietra? Perché esiste un’identità fra la guerra e la pace e non fra la guerra e la pietra? Perché l’uomo può generare solo l’uomo e non qualcos’altro? L’unica ragione è che l’identità degli opposti è possibile soltanto in condizioni determinate, necessarie Senza condizioni determinate, necessarie, non può esservi alcuna identità.

Perché la rivoluzione democratica borghese del febbraio 1917 in Russia è direttamente connessa con la Rivoluzione socialista proletaria d’Ottobre, mentre la rivoluzione borghese in Francia non è direttamente connessa con una rivoluzione socialista e la Comune di Parigi del 1871 ha finito col soccombere? Perché il sistema nomade della Mongolia è dell’Asia centrale è direttamente connesso con il socialismo? Perché infine la rivoluzione cinese può evitare la via capitalista e passare direttamente al socialismo, senza seguire il vecchio cammino storico dei paesi occidentali, senza attraversare la fase della dittatura borghese? Ciò è spiegabile soltanto con le condizioni concrete di ogni determinato periodo. Quando, nel processo di sviluppo di una cosa sono già maturate certe condizioni necessarie, sorgono determinati opposti, e questi opposti (un paio o più) si condizionano reciprocamente e si trasformano l’uno nell’altro. Altrimenti tutto ciò sarebbe impossibile.

É così che si presenta il problema dell’identità. Ma cos’è allora la lotta? E che rapporto esiste fra l’identità e la lotta?

Lenin dice:

“L’unità (coincidenza, identità, equipollenza) deglI opposti è condizionata, provvisoria, transitoria, relativa. La lotta degli opposti che si escludono reciprocamente è assoluta, come sono assoluti lo sviluppo, il movimento”[23].

Che cosa significa questo passo di Lenin?

Che tutti i processi hanno un inizio e una fine e che tutti si trasformano nel loro opposto. La stabilità di tutti i processi è relativa mentre invece la mutabilità che si esprime nella trasformazione di un processo in un altro è assoluta.

Ogni cosa, per ciò che riguarda il suo movimento, ha due stati: uno stato di riposo relativo, e uno di cambiamento evidente. Ambedue sono dovuti alla lotta reciproca dei due elementi contraddittori, contenuti nella cosa stessa. Quando una cosa nel suo movimento si trova nel primo stato, subisce soltanto modificazioni quantitative e non qualitative e perciò si manifesta in stato di riposo apparente. Quando invece una cosa nel suo movimento si trova nel secondo stato, poiché le modificazioni quantitative che essa ha subito nel primo hanno raggiunto un punto massimo, si verifica la dissoluzione della cosa come entità, avviene un cambiamento qualitativo e di conseguenza la cosa appare in stato di cambiamento evidente. L’unità, la coesione, l’unione, l’armonia, l’equipollenza, la stabilità, la stagnazione, il riposo, la continuità l’equilibrio, la condensazione, l’attrazione, ecc., che noi osserviamo nella vita quotidiana, sono manifestazioni delle cose che si trovano nello stato di modificazioni quantitative, mentre la dissoluzione dell’unità, la distruzione dello stato di coesione, unione, armonia, equipollenza, stabilità, stagnazione, riposo, continuità, equilibrio, condensazione, attrazione, ecc. e il loro passaggio allo stato opposto sono le manifestazioni di cose che si trovano nello stato delle modificazioni qualitative, delle modificazioni che avvengono con il passaggio da un processo all’altro. Le cose mutano continuamente passando dal primo al secondo stato e la lotta degli opposti esiste in entrambi gli stati, ma la soluzione della contraddizione si compie durante il secondo stato. Ecco perché l’unità degli opposti è condizionata, temporanea, relativa, mentre la lotta degli opposti che si escludono reciprocamente è assoluta.

Abbiamo già detto sopra che fra gli opposti esiste un’identità e che perciò essi possono coesistere in un’entità e nello stesso tempo trasformarsi l’uno nell’altro; tutto dipende dalle condizioni, ossia in determinate condizioni gli opposti possono arrivare all’unità e trasformarsi l’uno nell’altro; senza queste condizioni determinate, essi non possono costituire una contraddizione, coesistere in un’entità, trasformarsi l’uno nell’altro. L’identità degli opposti si verifica soltanto in condizioni determinate perciò essa è condizionata e relativa. Tuttavia aggiungiamo che la lotta degli opposti penetra tutto il processo dal principio alla fine e conduce alla trasformazione di un processo in un altro, che la lotta degli opposti esiste dappertutto, e perciò essa, è incondizionata, assoluta.

L’unione dell’identità condizionata e relativa con la lotta incondizionata e assoluta costituisce il movimento contraddittorio di tutte le cose.

Noi cinesi diciamo spesso: “Le cose sono in opposizione fra loro ma si condizionano a vicenda[24]. Ciò significa che fra gli opposti esiste identità. In queste parole è racchiusa la dialettica; esse sono in contrasto con la metafisica. “Le cose sono in opposizione fra loro” significa che i due aspetti contraddittori si escludono a vicenda o sono in lotta tra loro; “si condizionano a vicenda” significa che in determinate condizioni i due aspetti contraddittori sono reciprocamente connessi e diventano identici. Nell’identità risiede la lotta e senza lotta non esiste identità.

Nell’identità vi è la lotta, nel particolare l’universale, nell’individuale il generale. Per usare le parole di Lenin, “nel relativo c’à dell’assoluto’’[25].

VI – IL POSTO DELL’ANTAGONISMO NELLA CONTRADDIZIONE

Che cosa è l’antagonismo? Tale questione sorge dal problema stesso della lotta degli opposti. Rispondiamo: l’antagonismo è una delle forme della lotta degli apposti, ma non la sua unica forma.

La storia dell’umanità conosce l’antagonismo fra le classi, che costituisce una manifestazione specifica della lotta degli opposti. Se si parla della contraddizione fra la classe degli sfruttatori e quella degli sfruttati, sia nella società schiavistica che in quella feudale o capitalistica, queste due classi in contraddizione coesistono a lungo nella medesima società e lottano l’una contro l’altra; ma solo quando lo sviluppo della contraddizione tra di esse raggiunge un determinato stadio, questa lotta assume la forma di un antagonismo aperto e si sviluppa in rivoluzione. In modo analogo avviene nella società divisa in classi la trasformazione della pace in guerra.

In una bomba, prima dell’esplosione, gli opposti, in forza di determinate condizioni, coesistono in una singola entità. E solo con l’apparire di nuove condizioni (accensione) si produce l’esplosione. Una situazione analoga si ritrova in tutti i fenomeni della natura, nei quali alla fine la soluzione della vecchia contraddizione e la nascita del nuovo avvengono nella forma di un conflitto aperto.

Comprendere questa realtà è estremamente importante. Essa ci aiuta a comprendere che, nella società divisa in classi, le rivoluzioni e le guerre rivoluzionarie sono inevitabili, che senza di esse è impossibile compiere un salto nello sviluppo della società, è impossibile rovesciare le classi dominanti reazionarie e permettere quindi al popolo di prendere il potere. I comunisti devono denunciare la propaganda menzognera dei reazionari, i quali affermano per esempio che la rivoluzione sociale non è necessaria, né realizzabile; i comunisti devono attenersi fermamente alla teoria marxista-leninista della rivoluzione sociale per aiutare il popolo a comprendere che la rivoluzione sociale non solo è assolutamente necessaria ma anche pienamente possibile, e che la storia di tutta l’umanità e la vittoria ottenuta nell’Unione Sovietica confermano questa verità scientifica.

Tuttavia, noi dobbiamo studiare in modo concreto le condizioni di ogni lotta degli opposti ed evitare di applicare fuori di proposito, a tutte le cose, la formula suddetta. Le contraddizioni e la lotta sono universali, assolute, ma i metodi per risolvere le contraddizioni, ossia le forme di lotta, sono diversi a seconda del diverso carattere delle contraddizioni Alcune contraddizioni sono caratterizzate da un aperto antagonismo, altre no. In conformità con lo sviluppo concreto delle cose, alcune contraddizioni, inizialmente non antagonistiche, si sviluppano in contraddizioni antagonistiche, mentre altre, inizialmente antagonistiche, si sviluppano in contraddizioni non antagonistiche.

Come abbiamo già detto sopra, finché esistono le classi, le contraddizioni fra le idee giuste e quelle errate in seno al Partito comunista sono il riflesso nel Partito delle contraddizioni di classe. Nel periodo iniziale, o in singole questioni, queste contraddizioni non sempre si manifestano immediatamente come antagonistiche; ma con lo sviluppo della lotta di classe esse possono diventare antagonistiche. La storia del Partito comunista dell’URSS ci dimostra che le contraddizioni fra le concezioni giuste di Lenin e di Stalin, e le concezioni errate di Trotzki, Bukharin e altri non si manifestarono in forma antagonistica nel periodo iniziale, ma diventarono antagonistiche in seguito. Situazioni analoghe si sono verificate nella storia del Partito comunista cinese. Le contraddizioni fra le giuste concezioni di numerosi compagni del nostro Partito e le concezioni errate di Chen Tu-hsiu, Chang Kuo-tao e altri non assunsero nel periodo iniziale forma antagonistica, ma divennero antagonistiche in seguito. Attualmente le contraddizioni fra le concezioni giuste e quelle errate in seno al nostro Partito non presentano forma antagonistica, e se i compagni che hanno commesso degli errori sapranno correggerli, queste contraddizioni non diverranno antagonistiche. Perciò il Partito deve, da un lato, condurre una lotta seria contro le concezioni errate e, dall’altro, dare ai compagni che hanno commesso degli errori, la piena possibilità di prenderne coscienza. In queste circostanze, una lotta spinta all’eccesso non è certamente appropriata:

Ma se coloro che hanno commesso degli errori vi persisteranno e li aggraveranno, queste contraddizioni potranno diventare antagonistiche.

Le contraddizioni economiche fra città e campagna, tanto nella società capitalistica (dove la città, controllata dalla borghesia, depreda spietatamente la campagna) quanto in Cina nelle regioni dominate dal Kuomintang (dove la città, controllata dall’imperialismo straniero e dalla grande borghesia dei compradores, saccheggia la campagna con una ferocia inaudita), sono estremamente antagonistiche. Ma in un paese socialista e nelle nostre basi d’appoggio rivoluzionarie, queste contraddizioni antagonistiche si sono trasformate in non antagonistiche; esse spariranno nella società comunista.

Lenin dice: “L’antagonismo e le contraddizioni non sono affatto la stessa cosa. Il primo sparirà, le seconde sussisteranno nel socialismo[26]. Questo significa che l’antagonismo è soltanto una delle forme della lotta degli opposti e non la sua unica forma, e che non bisogna quindi applicare questo termine dappertutto, senza discriminazione.

VII – CONCLUSIONE

Possiamo a questo punto concludere brevemente. La legge della contraddizione inerente alle cose, cioè la legge dell’unità degli opposti, è la legge fondamentale della natura e della società, e quindi anche del pensiero. Essa è in opposizione con la concezione metafisica del mondo. La sua scoperta ha costituito una grande rivoluzione nella storia della conoscenza umana. Secondo il materialismo dialettico, la contraddizione esiste in tutti i processi che si verificano nelle cose oggettive e nel pensiero soggettivo, essa penetra tutti i processi dal principio alla fine: in questo consiste il carattere universale e assoluto della contraddizione. Ogni contraddizione e ciascuno dei suoi aspetti hanno le loro proprie caratteristiche: in questo consiste il carattere particolare e relativo della contraddizione. Agli opposti è inerente in determinate condizioni l’identità che rende possibile la loro coesistenza in una singola entità, e inoltre la loro trasformazione nei rispettivi opposti: anche in questo consiste il carattere particolare e relativo della contraddizione. Ma la lotta degli opposti è ininterrotta; essa continua tanto durante la coesistenza degli opposti quanto durante la loro reciproca trasformazione, momento in cui questa lotta si manifesta con una evidenza particolare: in questo consiste ancora il carattere universale e assoluto della contraddizione. Quando studiamo il carattere particolare e relativo della contraddizione, dobbiamo tener presente la differenza fra la contraddizione principale e quelle secondarie, fra l’aspetto principale e quello secondario della contraddizione; quando studiamo il carattere universale della contraddizione e la lotta degli opposti, dobbiamo tener presente le differenze fra le varie forme di lotta; altrimenti gli errori sono inevitabili Se, alla fine del nostro studio, avremo una idea chiara delle tesi essenziali sopra esposte, potremo battere in breccia le concezioni dogmatiche, contrarie ai principi fondamentali del marxismo-leninismo e nocive alla nostra causa rivoluzionaria; potremo aiutare i compagni ricchi d’esperienza a ridurre a sistema questa loro esperienza, a elevarla a principio e a evitare così la ripetizione degli errori tipici dell’empirismo. Questa è la breve conclusione che scaturisce dal nostro studio della legge della contraddizione.

NOTE

[1] Questo saggio filosofico fu scritto dal compagno Mao Tse-tung dopo quello Sulla pratica e con lo stesso intento di confutare i gravi errori di carattere dogmatico esistenti nel Partito. Presentato in un primo tempo in forma di conferenza all’Università militare e politica antigiapponese di Yenan, questo scritto è stato riveduto dal l’Autore prima di essere incluso nelle sue Opere Scelte

 

[2] V.I. Lenin, “Schema del libro di Hegel Lezioni di storia della filosofia, VoI. I, La scuola eleatica” in Quaderni filosofici.

 

[3] V.I. Lenin, in “A proposito della dialettica: “Lo sdoppiamento dell’uno e la conoscenza delle sue parti contraddittorie (cfr. la citazione presa da Filone su Eraclito all’inizio della III parte, Della conoscenza, dell’Eraclito di Lassalle) rappresenta l’essenza (uno degli “essenziali”, una delle particolarità o caratteristiche fondamentali, se non la fondamentale) della dialettica”. Cfr. anche Lenin in “Schema del libro di Hegel La scienza della logica”: “In breve la dialettica si può definire come la dottrina dell’unità degli opposti. Con ciò si abbraccia il nocciolo della dialettica, ma la cosa richiede spiegazioni e sviluppo”.

 

[4] V.I. Lenin, A proposito della dialettica.

 

[5] Durante la dinastia Han, il celebre rappresentante della scuola confuciana Tung Chung’shu (179-104 a.C.) ebbe a dire all’imperatore Wu-ti: “Il Tao viene dal cielo. Il cielo è immutabile e immutabile è anche il Tao”. La parola Tao era molto usata dagli antichi filosofi cinesi; significa “via”, “principio”, come anche “legge” o “regola”. Engels, Antidüring, I parte, Cap. XII: “Dialettica. Quantità e qualità”.

 

[6].F. Engels, Antidüring, I parte Cap. XII: “Dialettica. Quantità e qualità

 

[7] V.I. Lenin, A proposito della dialettica

 

[8] F. Engels, Antidüring, I parte Cap. XII: “Dialettica. Quantità e qualità

 

[9] V.I. Lenin, A proposito della dialettica

 

[10] V.I. Lenin, A proposito della dialettica

 

[11] Cfr. V.I. Lenin in Comunismo (12 giugno 1920).

 

[12] Cfr. Sun Tzu, Cap. III “La strategia dell’attacco”.

 

[13] Wei Cheng (580-643), storico e uomo politico vissuto nel primo periodo della dinastia Tang. La citazione è presa dagli annali Tze Chieh, VoI. 192.

 

[14] Shui Hu Chuan (La storia delle spiagge), famoso romanzo del XIV secolo che descrive una guerra contadina svoltasi negli ultimi anni della dinastia Sung del nord. Sung Chiang è l’eroe principale del romanzo. Il villaggio di Chu si trovava non lontano da Liangshanpo che era la base della guerra contadina. Il villaggio era governato da Chu Chan-feng, un dispotico latifondista.

 

[15] V.I. Lenin, Ancora una volta sui sindacati, la situazione attuale e gli errori di Trotzki e Bukharin.

 

[16] V I. Lenin, Che fare? Cap. I, paragrafo 4.

 

[17] V I. Lenin, “Schema del libro di Hegel La scienza della logica”.

 

[18] Shan Hai Ching (Libro dei monti e dei mari), opera risalente all’Epoca dei Regni combattenti (403-221 a.C.). Kua Fu: essere divino descritto nel Shan Hai Ching. Vi si dice: Kua Fu stava dando la caccia al sole. Verso il tramonto, ebbe sete e bevette ai due fiumi Huang e Wei. L’acqua di questi fiumi non gli bastò e si diresse verso settentrione per dissetarsi nel Gran Mare. Ma non riuscì a giungervi e morì di sete a metà strada. Il bastone da lui abbandonato si trasformò nella foresta Teng”.

 

[19] Yi, eroe di un’antica leggenda cinese. In questo celebre mito della distruzione dei nove soli si parla della sua abilità di ardere. Nel libro Huai Nan Tzu scritto da Liu Ao (esponente della nobiltà detta dinastia Han — II secolo a.C.) è detto: “Ai tempi in cui regnava l’imperatore Yao, sorsero contemporaneamente dieci soli, tutti i cereali furono arsi, tutte le piante perirono e il popolo non ebbe più di che nutrirsi. Bestie feroci causavano al popolo calamità d’ogni sorta. Yao ordinò a Yi di saettare i dieci soli nel cielo e i mostri sulla terra….. Tutto il popolo si rallegrò”. Lo scrittore Wang Yi, dell’epoca degli Han orientali (II secolo d.C.), nelle note al poema Tien Wen (Enigma) dell’antico poeta Chu Yuan, scrisse ugualmente: “In Huai Nan è scritto che ai tempi di Yao, dieci soli sorsero contemporaneamente e arsero tutte le piante. Yao diede ordine a Yi di saettare i dieci soli. Egli ne abbatté nove ….. e ne lasciò uno solo”.

 

[20] Hsi Yu Chi (Pellegrinaggio in Occidente), romanzo fantastico scritto nel XVI secolo. L’eroe principale del libro è Sun Wu-kung, una scimmia divina. Essa possedeva il segreto di 72 metamorfosi e poteva a suo piacimento trasformarsi in belva, uccello, pesce, insetto, erba, albero, vari oggetti, uomo, ecc.

 

[21] Liao Chai Chi I (Racconti meravigliosi dello studio Liao), raccolta di racconti scritti da Fu Sung-ling nell’epoca della dinastia Ching (XVII secolo) sulla base di leggende popolari. La raccolta comprende 431 racconti per lo più di miracoli operati da esseri sovrannaturali, da fantasmi e da astute volpi.

 

[22] K. Marx, “Introduzione a Per la critica dell’economia politica”.

 

[23] V.I. Lenin, A proposito della dialettica.

 

[24] Questa frase s’incontra per la prima volta nella cronaca Chien Han Shu., redatta dal celebre storico cinese del I secolo d.C. Pan Ku. In seguito essa venne usata correntemente.

 

[25] V.I. Lenin, A proposito della dialettica.

 

[26] V, I. Lenin, “Osservazioni sul libro di Bukharin L’economia nel periodo di transizione”.

 

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2 Commenti


  • marco

    il compagno mao! un maestro dimenticato!

    quale gravissimo errore fu quello della maggior parte dei comunisti italiani, l'ostracizzare l'insegnamento di questo genio rivoluzionario.

    Guardando quello di altri partiti vivi e vitali, penso che il destino dei partiti comunisti europei sarebbe stato ben diverso se avessimo fatto più nostre le sue lezioni.

    C'è ancora oggi molta attualità in un mao pensiero da riscoprire e rivalutare in gran parte, come dichiarò il compagno xi ji ping all'inizio del suo mandato


  • Daniele

    Marco ha perfettamente ragione, ma purtroppo per decenni a causa di Togliatti, il salvatore dei fascisti, il PCI fu ostaggio del PCUS ed un'analisi materialista e marxista vera inizio solo nella seconda metà degli anni "60 con alcuni grandi pensatori come Lucio Magri, Luciana Castellina ed il gruppo del "manifesto" che, ovviamente, vennero espulsi. Ciò non toglie che grandissimi studiosi e pensatori marxisti vi furono anche prima ,ma come voci isolate e non ascoltate, del resto solo in una tale situazione poteva esistere all'interno del PCI come forza demolente e distruttiva un essere come Giorgio Napolitano, poi approdato ad alt(r)i incarichi dopo la liquidazione del PCI. Rimane il fatto che rileggere le analisi lucide e profonde, permeate di una cultura oceanica e internazionale, fa impallidire le berciate sciocche e superficiali di un Beppe Grillo e della sua corte di "bravi ragazzi", ma soprattutto fa stringere il cuore ad un passato perduto nell'inutilità di un eterno presento sciocco e vacuo.

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