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Tre nuovi radar a Lampedusa

(articolo realizzato con il contributo degli scritti di Antonio Mazzeo)

Ad ottobre a Lampedusa è prevista l’installazione di tre nuovi radar, all’interno di aree naturali istituite e protette dalle normative europee, nazionali e  regionali.

Per il suo notevole interesse naturalistico-ambientale, la rarità e rilevanza di alcune delle specie vegetali e animali ospitate, l’intero territorio delle isole di Lampedusa e Linosa (12.715 Ha) è stato classificato nel 2005 come ZPS – Zona a protezione Speciale con il codice ITA040013 Arcipelago delle Pelagie-Area marina e terrestre.

Il 67,81% del territorio dell’isola di Lampedusa (comprese le aree più densamente militarizzate di Capo Ponente – Albero Sole e Capo Grecale) e l’isolotto di Lampione, per una superficie di 1.397,42 Ha, è classificato invece come SIC – Sito d’importanza comunitaria con il codice ITA040002 Isola di Lampedusa e Lampione.

Le infrastrutture militari che occupano la parte più occidentale dell’isola sorgono infine a meno di 400 metri in linea d’area dalla Riserva naturale orientata istituita nel maggio 1995 dall’Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Sicilia.

Lampedusa e Linosa ricoprono un’importanza strategica per il rifugio e la sosta temporanea di numerosi uccelli migratori. Le due isole sono classificate come IBA (Important Bird Areas, Aree importanti per gli uccelli) in quanto offrono  ospitalità a specie minacciate a livello globale e a un numero particolarmente alto di uccelli migratori.

Un’ampissima letteratura ha accertato i pesantissimi impatti dell’elettromagnetismo sull’avifauna eppure sono proprio le aree dell’isola scelte per la nidificazione e la sosta in cui sono proliferate a dismisura le fonti di emissione di onde elettromagnetiche, in buona parte di origine militare.

Prima di autorizzare all’interno di un Sito d’interesse comunitario o di una Zona a protezione speciale qualsiasi intervento che può compromettere la conservazione di habitat e specie, sarebbe obbligatoria la cosiddetta valutazione di incidenza, anche se però non dovrebbe essere consentita la “realizzazione di impianti di illuminazione esterna, elettrodotti e linee telefoniche” o la “collocazione di torri eoliche e impianti fotovoltaici”.

A Lampedusa sino ad oggi è accaduto diversamente, purtroppo, e non è chiaro chi e come dovrebbe far rispettare vincoli e divieti specie con le forze armate o le società della telefonia cellulare.

I tre nuovi radar sono: il Selex RAT 31-DL (“WiMAX”- Fadr). Il progetto prevede anche una torre di alloggiamento ed i lavori sono stati affidati a Selex e Vitrociset.

Sono dodici gli impianti di questo tipo che sono stati ordinati dal Ministero della Difesa con un contratto di 260 milioni di euro tra la seconda divisione di Teledife (direzione generale delle Telecomunicazioni Avanzate del Ministero della Difesa) e le aziende del gruppo Finmeccanica.


Il secondo sistema è un RASS CL a sua volta formato da due radar il SELSEX T200C Gabbiano e il RASS C della Alenia Marconi Systems che fa parte dell’ammodernamento della rete di radar costieri della Marina Militare Italiana che ha il costo complessivo di circa 83 milioni di euro.

La motivazione ufficiale è sostituire i vecchi impianti obsoleti con quelli di ultima generazione. Per completare i due programma nazionali mancano solo le installazioni di Lampedusa.

A Lampedusa a partire dal 2014 abbiamo cercato in tutti i modi di contrastare quanto stava accadendo, ma lo scarso supporto della popolazione e la complicità di tutte le istituzioni a partire dall’amministrazione comunale hanno fatto avanzare l’iter per le installazioni che avevano visto un passaggio importante nella conferenza di servizio tenutasi il 15/07/2014 a Lampedusa e di cui le autorità non informavano la popolazione.

Il 22/11/2014 la Legambiente Sicilia ente gestore della Riserva Naturale Orientata dava  parere negativo per l’installazione dei nuovi sistemi radar a capo Ponente chiedendo 20 documenti per potere proseguire l’istruttoria. A quanto pare la documentazione richiesta è stata consegnata alle autorità militari che hanno avuto il benestare da tutte le autorità competenti e aspettano solo l’ultimo passaggio con il comune di Lampedusa e Linosa.

Non conosciamo ancora la posizione ufficiale dell’attuale amministrazione comunale a cui abbiamo fatto richiesta per: l’accesso agli atti per quanto riguarda i nuovi radar, l’avvio di un’indagine epidemiologica, l’avvio di un lavoro che porti ad avere un regolamento comunale per le installazioni di fonti che emettono onde elettromagnetiche e un censimento dettagliato di tutto quello che è già presente sull’isola sia per quanto riguarda le installazioni civili che per quelle militari.

La situazione dell’isola in materia di militarizzazione e inquinamento elettromagnetico è una delle più “dense” e preoccupanti in assoluto come si può vedere dalla mappa che abbiamo realizzato e che si può consultare cliccando sui punti per avere le informazioni su ogni installazione.

Da sottolineare come alcuni di questi radar svolgano la stessa funzione. Del modello EL-M 2226 prodotto dall’azienda israeliana ELTA-System vi sono addirittura tre esemplari.

In zona Grecale, in un terreno attualmente dato in uso dal comune alla Telecom, vi è in funzione dal 2008 il radar EL/M-2226 in dotazione alla Guardia di Finanza e acquistato da Israele dalla Elta Systems Ltd grazie al Fondo per le frontiere esterne Ue 2007-13.

Il radar della Guardia di Finanza è già stato riconosciuto dannoso per la salute umana e ci sono due sentenze del TAR della Sardegna che attestano tale pericolosità, oltre a relazioni di esperti come il Dott. Massimo Coraddu (consulente esterno del Dipartimento di Energia del Politecnico di Torino – DENERG) e una relazione dell’ARPA Sardegna.

Il radar in questione è stato rimosso da Tresnuraghes, da Capo Sperone (Sant’Antioco), Capo Pecora (Fluminimaggiore) l’Argentiera, nel comune di Sassari,a Melilli in Sicilia e in altri comuni dove la popolazione si è ribellata all’installazione.

Dello stesso radar non esistono al comune di Lampedusa e Linosa: ne richieste per l’installazione, ne studi sull’impatto delle emissioni elettromagnetiche, ne tanto meno permessi rilasciati dal comune per l’installazione.

Il radar è installato in una zona aperta e accessibile e pianeggiante, priva di ostacoli naturali, e le persone possono, senza difficoltà, avvicinarsi sino a poche decine di metri dall’antenna.

Gli studi scientifici dimostrano che gli effetti biologici per la salute umana alle esposizioni di onde elettromagnetiche per quanto riguarda campi a RF a 10 Ghz d’intensità dell’ordine dei 300W/m2 e 300V/m sono gravissime (ustioni della pelle, cataratte oculari, etc.), mentre per intensità di 1.000W/m2 e 600 V/m gli effetti sono letali (ipertermia ed infarto).

Per quanto riguarda le esposizioni prolungate con campi deboli, cioè molto al di sotto della soglia oltre la quale si verificano gli effetti acuti, gli studi in vitro sui tessuti biologici hanno evidenziato l’insorgenza di anomalie biochimiche nel funzionamento delle membrane cellulari, del ciclo della melatonina, dell’ossidazione dei radicali liberi, della compromozione della degenerazione tumorale, dell’espressione genica, di problemi alla tiroide.

Le autorità militari e civili invece tendono a sminuire tali effetti dichiarando che questi nuovi radar rispetto ai precedenti avranno effetti ridotti sulla salute.

La situazione di Lampedusa andrebbe considerata nel suo insieme e non sulla valutazione di uno o due radar anche se già la denuncia presentata alla Procura della Repubblica di Macerata da parte di cinque residenti di Potenza Picena contro il radar RAT 31-DL (uno di quelli che vogliono installare a Lampedusa ad ottobre) basterebbe per mettere in guardia tutti i lampedusani.

La denuncia infatti ha in allegato un dossier di 500 pagine comprensivo degli studi sugli effetti biologici dovuti alle esposizioni ai campi elettromagnetici del radar, dei pareri di autorevoli esperti tra cui anche quello del Comitato tecnico che ha operato nell’inchiesta sui radar del poligono sardo di Salto di Quirra, dei documenti circa l’inadeguatezza dei metodi di calcolo delle emissioni finora adottati dalle istituzioni per la tutela della salute pubblica e le possibili omissioni degli organi di controllo competenti.

In procura è stato depositato anche il testo della risoluzione ( consultabile qui > http://www.cittaprestata.it/wp-content/uploads/2013/12/trascrizioni-del-convegno.pdf) adottata da una ventina di studiosi di fama internazionale tra cui i professori Massimo ScaliaHenry LaiLivio GiulianiFiorenzo Martinelli a conclusione del convegno medico-scientifico dal titolo Radar, radiofrequenze e rischi per la salute, organizzato il 20 aprile 2015 a Potenza Picena dall’ICEMS (International Commision for Elettromagnetics Safety) e da alcune associazioni locali.
Il testo si conclude con queste parole: 
di sentirsi moralmente impegnata a dichiarare che il radar di Potenza Picena non può essere considerato sicuro per la popolazione e che dovrebbe essere spento o rimosso”.

FACCIAMO APPELLO

A TUTTI COLORO CHE VOGLIONO OPPORSI ALL’INSTALLAZIONE DI QUESTI NUOVI RADAR A LAMPEDUSA DI FAR CIRCOLARE QUESTE INFORMAZIONI

ALLA POPOLAZIONE DI LAMPEDUSA DI OPPORSI COMPATTA ALLE NUOVE INSTALLAZIONI.

 

 

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