In pochissimi minuti la direzione degli scambi di borsa ha preso una piea precipitosa. Se Wall Street è scesa “dignitosamente” poco al di sotto della parità con venerdì, per le oiazze europee la ritirata ha assunto toni drammatici soprattutto per ‘Italia (-3,78% allore 16,30). Parigi e Francoforte stanno subendo perdite superiori ai 2 punti.
Nuovo record dello spread Btp-Bund che tocca i 352 punti per la prima volta. Il rendimento del Btp decennale è salito al 6%.
I mercati sono in forte correzione anche a causa di «voci, circolate prima della caduta dei mercati e in particolare dei titoli di Stato degli emittenti più indebitati, secondo cui Standard & Poor’s sarebbe intenzionata a ridurre il rating degli Usa prima di quanto ci si aspetti». Lo riferisce Angelo Drusiani, analista di Banca Albertini Syz, che tira in ballo per lo spread record sui Btp italiani anche la «situazione politica confusa» in Italia. «Una caduta così forte è da attribuire anche alla mancanza di crescita dell’economia» – aggiunge Drusiani – e «la situazione politica non è certo ben percepita, non si sente dire nulla dai principali attori».
Verso le 19 ora italiana, anche Waal Street perdeva un punto o più (il Nasdaq).
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Interessante il blog di Vittorio Longhi su Repubblica on line
Ripensare il contratto sociale americano
“Quando è arrivata la grande recessione, ho detto ai miei colleghi di non preoccuparsi, ho detto che la ripresa americana sarebbe stata rapida, come al solito. Ma mi sbagliavo”.
Duncan Campbell è il direttore delle politiche per l’occupazione all’ILO di Washington e insieme ad alcuni economisti della New America Foundation e del Massachussets Institute of Technology ha avviato nei giorni scorsi un confronto sulla necessità di “ripensare il contratto sociale americano”.
Quello che ne è emerso, nel pieno del dibattito sul debito, è l’inadeguatezza delle politiche sociali ed economiche perseguite finora, quelle che negli Stati Uniti hanno minato le sicurezze di una classe media tradizionalmente forte.
L’incontro ha prodotto un documento per molti versi innovativo, perché cambia la prospettiva del patto sociale americano, fondato quasi esclusivamente sulla creazione di posti e non sulle tutele e sugli strumenti di ammortizzazione sociale. Un simile approccio – spiegano gli economisti – ha oscurato il ruolo importante della solidarietà tra lavoratori americani e il ruolo che il governo svolge nella regolazione economica e sociale. In effetti l’insicurezza generata dalla mancanza di protezioni sociali è stata spesso nascosta dagli alti livelli di occupazione, da una classe media relativamente stabile e dalla percezione diffusa delle occasioni di mobilità.
Lauren Damme, analista della New America Foundation, sottolinea che alla radice di questa insicurezza economica ci sono elementi strutturali: le reti di protezione sociale sono deboli, i programmi previdenziali sono inadeguati, il sistema fiscale avvantaggia in modo sproporzionato i più ricchi, quello dell’istruzione non prepara adeguatamente la forza lavoro e spesso i salari sono al di sotto dei minimi.
“Sono questi i fattori che minacciano il sogno americano, ovvero l’opportunità e la promessa di un futuro migliore”, spiega Damme.
Si tratta di debolezze di sitema che risalgono agli anni ‘70, quando i salari hanno cominciato a ristagnare, nonostante gli aumenti di produttività. È da allora che le imprese hanno deciso di ridurre il proprio contributo allo stato sociale in generale e alla sanità pubblica in particolare. Oggi il mercato del lavoro americano è sempre più polarizzato tra occupazioni ad alto e a basso reddito, perché il declino riguarda soprattutto quelle a reddito medio, di cui si riduce ulteriormente la contribuzione previdenziale e socio-sanitaria.
Per questi motivi, il modello di contratto sociale americano così com’è ora contraddice il senso stesso del patto che sta alla base della società moderna, quell’accordo che regola la vita in comune degli individui, che dovrebbe superare lo stato di natura e garantire giustizia sociale, equità e sicurezza.
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