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La nave di tutti per i viaggiatori di sabbia

Gli ultimi a salire sulla nave furono loro, gli artisti e i suonatori di sabbia. Tutti gli altri si trovavano stivati in coperta e pronti a salpare il giorno prima all’alba. Aspettavano l’ordine di partenza del capostormo dei gabbiani della costa accanto. Sulla nave c’era posto per tutti senza distinzioni. Gratuito il viaggio con possibilità di ritorno in caso di maltempo. Per i bambini era stato previsto uno spazio per i giochi e un altro per i compiti a casa. I giovani, in attesa della partenza, facevano il girotondo per tutta la nave. In mezzo, danzando, si trovavano i guardiacoste e i militari di leva senza uniforme. Le donne erano tenute assieme da un sottile filo di seta appeso a un’aquilone lasciato libero la sera prima della partenza. Quelle più giovani parlavano tra loro di una festa di nozze da celebrarsi in settimana. I pochi commercianti vendevano frutti freschi del deserto. Gli anziani, seduti in cerchio su secchi rovesciati, ricordavano il futuro e dimenticavano il passato. Alcuni fumavano a parte e non erano d’accordo sulla migliore stagione dell’anno. L’ora della partenza era arrivata puntuale, quando la nave aveva terminato di imbarcare i viaggiatori di sabbia.

Nel viaggio ognuno organizzava il tempo facendo ciò che aveva sempre desiderato. C’è chi allevava scoiattoli da mare e chi costruiva castelli di piume coi bambini stanchi di giocare. Altri lavoravano in giardino e coltivavano fiori per abbellire l’interno della nave. Tra i viaggiatori si trovavano, mescolati con le famiglie, anche le frontiere, che si erano proposte come guide turistiche all’arrivo. Alcuni venditori di bandierine confondevano i colori e le nazionalità di origine. Il capitano della nave era di aiuto in cucina e la rotta era tenuta assieme dal vento che spirava contromano. L’unica musica era quella che proveniva dall’altra sponda e le luci erano prese in prestito dai pesci che erano pronti a scortarli fino all’arrivo. Da lontano passavano altre navi come la loro e i saluti erano come l’arrivederci nelle stazioni dei treni. Dai finestrini pendevano portafortuna e stelle marine che cambiavano colore a seconda del giorno. La nave di tutti era salpata da poche ore e c’è chi cominciava già a scrutare l’orizzonte. Solo una parte dei passeggeri aveva visto il mare prima di salire a bordo. Alcuni, poi, prendevano foto ricordo da mandare alla madre.

Nella nave di tutti in genere andavano d’accordo. Nel caso di conflitti la giuria era composta da bambini tirati a sorte. Dopo aver ascoltato le due parti si ritiravano per deliberare il giudizio. Si aveva diritto al ricorso presso la tenda degli anziani che era stata adibita sotto un albero cresciuto per l’occasione. Durante i pomeriggi si facevano progetti per l’avvenire nella nuova terra di approdo. Alcuni alveari, attaccati alle corde delle vele, fornivano una razione quotidiana di miele. Il latte era prodotto in quantità sufficiente e consumato sul posto. Alcuni animali avevano trovato posto tra una scialuppa di soccorso e l’altra. Gli insegnanti aveva cominciato corsi di lingua e di geografia. La storia era quella che si viveva in quel momento e la religione si praticava a turno secondo i giorni della settimana. La politica invece si faceva di sera quando i lampioni erano accesi dai ciechi di bordo. Nella nave di tutti non c’erano mendicanti perché ognuno aveva il diritto di pescare. I compleanni e gli anniversari capitavano quasi sempre lo stesso giorno. La terra non era lontana e c’è chi giurava che l’indomani la nave sarebbe arrivata al porto.

Niamey, Agosto 017

 

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