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Dopo un mese di Potere al popolo le idee sono più chiare

Si sono manifestate tre tendenze: chi dice siamo i Corbyn e gli Iglesias d’Italia (non dicono più i Tsypras perché alla prova dei fatti l’approccio socialdemocratico è finito in ginocchio sotto la mannaia della troika e ora in Grecia fanno quello che i mercati finanziari vogliono), chi dice siamo comunisti (i protagonisti delle lotte di questi anni),  ma non scriviamolo perché se no, non ci votano (la regia napoletana sta ampiamente su questa posizione), c’è chi invece dice unità dei comunisti dal basso e nella lotta (e non sono pochi).

Alla luce di ciò, parafrasando Guccini potrei dire: se avessi previsto tutto questo farei lo stesso.

Perché in realtà tutto questo era previsto e prevedibile. Le condizioni del movimento comunista in Italia sono sotto gli occhi di tutti, dall’arretramento della coscienza di classe agli sbandamenti riformisti e populisti, dalla mancanza di cultura politica alla chiusura scolastica che dimentica di fare l’analisi concreta della realtà concreta.

Eppure il vento soffia ancora (e qui rubo a Bertoli) e quel vento bisogna prendere (non seguire) per spostarci più avanti, per avere migliori condizioni per fare iniziativa politica come comunisti.

Potere al popolo sulla situazione elezioni politiche nazionali sta su quel vento, è un tentativo di spostare in avanti il conflitto.

Noi ci vogliamo stare da marxisti rivoluzionari, uniti nelle lotte, critici delle inadeguatezze politiche per rimettere in moto la macchina comunista, per portare il nostro contributo di esperienze e di idee.

Scenderemo perciò in piazza contro il lavoro domenicale e contro Minniti (per simboleggiare la pratica rivoluzionaria) e andremo a dire ai compagni che la socialdemocrazia è sempre il nemico, anche quando marcia alla nostra testa, che non dobbiamo mimetizzarci scivolando sul terreno populista  ma dobbiamo rendere trasparente chi siamo, quello che facciamo e perché lo facciamo; andremo a riallacciare i fili che hanno unito nel passato i comunisti, nell’organizzazione e nella lotta, perché torni quell’energia  rivoluzionaria che è venuta a mancare. Più “elettricisti” ci saranno e più la luce necessaria a illuminare l’orizzonte di liberazione dallo sfruttamento tornerà a illuminare anche le masse sfruttate d’Italia.

  • CASA ROSSA Spoleto

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