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Barricate contro i nomadi. Una lunga storia…

I problemi irrisolti generano mostri. E a volte viene il sospetto – quasi sempre fondato – che certi problemi siano lasciati di proposito senza soluzioni proprio per poter scatenare quei mostri quando torna conveniente.

Quello dei nomadi – degli zingari – è un evergreeen, che si ripresenta in modo ciclico, a ogni difficoltà del potere. Qualunque sia il potere in carica in quel momento. Per questo mai nessuna amministrazione e nessun governo, di destra o di “centrosinistra”, ha mai messo mano al problema.

In Spagna e in Gran Bretagna ci sono molti più “zingari” che in Italia, ma nessuno se ne accorge. Nessun finto movimento di squadristi al servizio dei palazzinari si è mai sognato di usarli a pretesto di campagne razziste nei quartieri popolari.

Né tanto meno ha ricevuto la più che benevole copertura mediatica sulla sortita neofascista a Torre Maura. Né le polizie di quei paesi si sono mosse a supporto diretto – a protezione esplicita – dei gruppi neo fascisti. Basta pensare alla seconda aggressione ai “portatori di panini”, fatta sotto gli occhi dei poliziotti, che si sono ben guardati dall’intervenire a difesa di un “italiano” incaricato dal Comune.

Questa testimonianza di Claudio Ursella, militante di quartiere con Rifondazione, dà il senso e la dimensione di un problema che è reale, ma che proprio per questo il potere ha sempre voluto affrontare solo in chiave “emergenziale”. Perché si riproducesse sempre uguale e pronto all’uso.

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La prima volta che mi sono trovato davanti a barricate contro i nomadi è stato nel 1987, al Trullo, poce settimane dopo l’occupazione del Faro. A quell’epoca, con i compagni del Faro, cercammo di essere presenti nella protesta per indirizzarla, e ci trovammo a confrontarci con i fascisti dell’Aurelio venuti in forze, e alla fine dovemmo abbandonare la piazza, per evitare uno scontro che oltre ad essere pericoloso, sarebbe stato inutile.

La sera io e altri due compagni, ci recammo al campo nomadi, per portare la nostra solidarietà, e fu una situazione surreale, in cui era difficile anche comunicare con persone, che pur accoglienti, ci consideravano alieni, come ogni altro “gagiè”. Il giorno dopo eravamo in municipio con un centinaio di cittadini, e ricordo che mi trovai ad improvvisare un comizio, durante il quale (a quell’epoca), non mi fu difficile indirizzare la rabbia, nei confronti dei veri responsabili, gli amministratori comunali.

Da allora sono passati oltre 30 anni e infinite giunte di pentapartito, di centrosinistra, centrodestra e infine grilline e siamo ancora qui a stupirci e scandalizzarci, come se tutto ciò fosse una novità…
Pongo solo due questioni:

Se 30 anni fa invece di barricate e campi di segregazione, ci fossero stati percorsi di integrazione scolastica, i bambini rom di allora sarebbero oggi adulti e genitori, che forse prentenderebbero anche per i loro figli scuola e integrazione, invece di inviarli a rovistare nei cassonetti, o peggio.

In oltre 30 anni, non ho visto a sinistra uno straccio di proposta su come affrontare il tema di una comunità di poche migliaia di persone, che vive nella nostra città come un corpo estraneo, secondo un modello di relazioni interno alieno e senza futuro, ancora vincolato a dinamiche riconducibili al patriarcato tribale, con un rapporto con il territorio in cui vive che risente ancora della tradizione nomadica, nella quale il territorio lo si sfrutta come si può, anche a prescindere dalla relazione con chi lo vive stabilmente, e poi lo si abbandona.

Una comunità, che con tutto il rispetto per le tradizioni di ognuno, non può vivere in una grande metropoli se non modificando radicalmente la sua vita quotidiana, a partire dalle dinamiche di genere, caratterizzate dallo sfruttamento del lavoro femminile e minorile, e dal parassitismo di molte figure maschili, che perso il ruolo nelle attività “nobili” (artigianato, allevamento di cavalli), spesso mostra resistenza tanto ai “lavori umili” (umilianti per un uomo), tanto all’integrazione culturale (di cui non sente bisogno, perché minerebbe il potere maschile all’interno della comunità).

I Rom sono un problema, e chi lo nega è un ipocrita, che abitualmente non li ha mai avuti come vicini.

I Rom sono un problema e questo problema, non si affronta spostandoli da un posto all’altro, come si è fatto da oltre 30 anni, e solo dei nazisti di merda possono pensare che la soluzione sia la loro “eliminazione”.

Ma tale problema va affrontato e l’unica soluzione è la garanzia di diritti certi , per tutti e percorsi di sostegno, educazione scolastica, liberazione dalle necessità più stringenti e drammatiche…

Ma è ridicolo pensare che chi taglia i diritti a tutti, possa affrontare il tema dei diritti dei Rom… e se lo fa paradossalmente ottiene solo il risultato di far considerare i Rom dei “privilegiati”, rispetto agli altri cittadini…

La soluzione al momento non c’è, perchè una sinistra che non è in grado di difendere tutti, se tenta di difendere una “minoranza”, qualsiasi minoranza, ottiene solo di far incazzare la maggioranza…

Come tutti voi e come i cittadini di Torre Maura, spero che il comune non sposti i Rom nel mio quartiere…

* da Facebook

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