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Bolivia. Scelte difficili, metodo democratico

L’82% della popolazione del Parco Nazionale e Territorio Indigeno Isiboro Sécure (TIPNIS) ha votato contro l’inviolabilità del territorio.
Con la Legge n. 222 del 10 febbraio del 2012, il Presidente Evo Morales ha avviato un processo di consultazione per raggiungere un accordo tra lo Stato Plurinazionale della Bolivia e le comunità indigene e conoscere la loro decisione sull’inviolabilità delle zone del Parco e le misure di salvaguardia del territorio.

Il processo di consultazione è stato avviato il 19 luglio del 2012 ed è terminato lo scorso 7 dicembre.

I risultati sono stati comunicati dal Ministro dei Lavori Pubblici, Vladimir Sanchez, che in un’intervista a “El Pueblo es Noticia” si è dichiarato soddisfatto per i risultati raggiunti attraverso il dialogo interculturale con le popolazioni del Tipnis. Tale processo ha permesso allo Stato di raccogliere molte informazioni circa le necessità delle popolazioni indigene di quel territorio, ha continuato Sanchez, aggiungendo che le critiche giunte in passato dall’opposizione e da certi ambientalisti erano basate più su assiomi ideologici che sulla reale conoscenza del luogo e dei bisogni degli abitanti. Durante la consultazione sono emerse anche altre necessità del popolo, come il diritto alla salute e all’istruzione, che saranno per il Governo le vere priorità.

Come dichiarato anche dal consigliere generale del Governo di Cochabamba , Freddy San Millán, la costruzione della strada Villa Tunari-San Ignacio de Moxos è di carattere strategico per lo sviluppo del TIPNIS e per il Paese intero, è necessaria per permettere alle popolazioni indigene un più facile accesso ai servizi di base e promuovere lo sviluppo della comunità, attraverso la viabilità degli scambi commerciali e lo sviluppo del settore turistico. Ora che le popolazioni sono state ascoltate e hanno espresso la loro opinione – afferma San Millán – è necessario che il governo valuti ogni proposta e, guardando anche a progetti simili che già esistono in altre parti del mondo, si concentri affinché l’opera abbia il minor impatto ambientale possibile.

Tale concetto è stato ribadito anche dal Senatore Eduardo Maldonado che ha assicurato che l’Organo Esecutivo dello Stato vigilerà affinché i lavori procedano, utilizzando i più avanzati sistemi ingegneristici che permettano di non danneggiare la natura e allo stesso tempo portare benefici a tutta la Bolivia. Alludendo ad alcune dichiarazioni dell’opposizione in merito ai risultati della consulta -come quelle di Rolando Villena, di Defensor del Pueblo, che aveva definito il processo di consulta un atto “autoritario”, “colonialista” e “unilaterale”- ha poi affermato che si deve anteporre gli interessi dello Stato e del popolo boliviano a qualunque altra costatazione politica e di parte.

Anche il senatore Adolfo Mendoza ha dichiarato che “tali affermazioni sono tardive”, visto che l’opposizione avrebbe avuto tutti gli strumenti costituzionali per istituire una equipe di controllo e verificare che il processo consultivo si stesse compiendo secondo quanto stabilito dal protocollo, mentre le accuse sono arrivate a consultazione chiusa.

Il senatore Julio Salazar ha fatto notare poi che il processo di consultazione è consistito nel chiedere alle comunità indigene la loro opinione, per tale motivo non può essere uno strumento colonialista e d’altronde, visto che raccoglie le proposte e le richieste della gente, i risultati raggiunti possono essere facilmente verificabili.

Il Ministro dei Lavori Pubblici, Vladimir Sanchez, dice di aver elaborato, durante questi mesi di consultazione, un’agenda ampia e costruttiva che raccoglie le richieste avanzate dai popoli e dalle comunità e che sarà restituita agli abitanti sottoforma di Piano Programmatico da incorporare nel più ampio Piano di Sviluppo Nazionale. Gli accordi raggiunti con le comunità indigene si rifletteranno quindi in una relazione finale che sarà presentata al Presidente Morales il 20 dicembre durante l’Assemblea Legislativa Plurinazionale.

Vogliamo ricordare che la consultazione è l’atto finale di un processo che deriva dagli accadimenti dello scorso anno quando la Cidob – Confederación de Pueblos Indígenas de Bolivia- e la Conamaq – Consejo Nacional de Ayllus y Markas del Qollasuyo-, guidata da Rafael Quispe – dirigente indigeno inizialmente alleato di Evo al quale ha però successivamente tolto il sostegno per opportunismo politico e smania di potere – si opposero alla costruzione della strada Villa Tunari-San Ignacio de Moxos e fecero partire la nona marcia di protesta, palesando al Governo le loro richieste solo a metà percorso e senza neppure attendere risposta dal Presidente Morales.

L’occasione di disordine sociale fu inasprita allora da esponenti della destra e da gruppi trozkisti, che, grazie anche all’azione disinformatrice dei mezzi di comunicazione in mano all’opposizione borghese, amplificarono le proteste contro il governo, facendo il gioco dell’imperialismo statunitense che non si rassegna alla perdita del proprio ruolo strategico di dominio politico e sfruttamento economico del continente sud americano e che aveva provato a inserirsi nel momento di tensione sociale sorto in Bolivia attraverso l’azione di numerose ONG legate all’USAID che stimolarono e sostennero la marcia.

La strumentalizzazione degli avvenimenti e i gravi attacchi dell’opposizione – come le dichiarazioni di Samuel Doria Medina il leader di Unidad Nacional che in tv disse che il Presidente Evo Morales doveva essere impiccato come l’ex presidente Gualberto Villarroel – portarono i senatori del Movimento Al Socialismo (MAS) a denunciare la cospirazione orchestrata dai partiti di opposizione Movimiento Sin Miedo (MSM) e Unidad Nacional (UN), intenzionati a fare un colpo di Stato contro il presidente Evo Morales con l’appoggio dell’internazionale fascista ancora molto attiva in America Latina.

E’ importante ricordare che i tentativi di colpi di Stato in Sud America sono lo strumento principale usato dalle oligarchie reazionarie, sostenute dagli USA, per abbattere governi di classe democraticamente eletti, come avvenuto nei tentativi di golpe nel 2002 contro Chavez in Venezuela, nel 2008 sempre contro Morales in Bolivia, nel 2009 contro Zelaya in Honduras e nel 2010 contro Correa in Ecuador.

I paesi dell’ALBA stanno invece continuando a rafforzare percorsi di transizione verso il Socialismo per il XXI secolo basati su un modello di democrazia popolare partecipativa nel quale i contadini, minatori, operai costruiscono il proprio futuro in maniera autodeterminata dal basso , dove la loro opinione attiva è fondamentale per l’agenda delle decisioni del Governo e dando il senso concreto alla sovranità del popolo agendo direttamente e in prima persona nella vita politica del Paese sostanziando la pratica del socialismo .

Fonti:

* redazione di Nuestra America

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