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La battaglia di Londra

Dopo Londra, tocca a Manchester e a altre città come Birmingham, West Bromwich, Wolverhampton, Nottingham e, secondo le ultime informazioni, anche Liverpool. I circa 16 mila poliziotti mobilitati nelle ultime ore nella capitale dal premier David Cameron, tornato precipitosamente dalle vacanze in Toscana, dopo le devastazioni della scorsa notte hanno fatto da deterrente. Grazie anche ad un coprifuoco di fatto, con i pub che hanno chiuso in anticipo e una metropoli meno trafficata del solito, la capitale britannica ha evitato una quarta nottata di violenza e di sangue. Ma i tumulti si sono spostati toccando in particolare la seconda e terza città dell’Inghilterra, Birmingham e Manchester, dove hooligan e teppisti, spesso molto giovani, sono entrati in azione, distruggendo vetrine e svaligiando negozi, per una sorta di shopping della disperazione, appropriandosi di prodotti elettronici o di capi di vestiario alla moda. Il vice capo della polizia Garry Shewan ha in una conferenza stampa che i livelli di violenza registrati in citt… sono stati «eccezionali» e «senza precedenti» negli ultimi 30 anni. «Vi sono stati saccheggi, incendi e atti di sciacallaggio assolutamente gratuiti», ha affermato in una conferenza stampa convocata. Almeno 47 persone sono state arrestate. A Liverpool un gruppo di giovani ha attaccato un commissariato locale, lanciando mattoni e bombe incendiarie. La polizia delle West Midlands, nell’Inghilterra centrale, ha arrestato almeno 80 persone per gli atti di vandalismo di cui ieri sono state protagoniste a Birmingham, West Bromwich e Wolverhampton, stando a quanto riferisce SkyNews. Nelle tre località, sono stati saccheggiati negozi e dati alle fiamme edifici e autovetture. Una stazione di polizia di Nottingham, nella regione delle East Midlands in serata è stata attaccata con bottiglie incendiarie da un groppo di circa 30-40 scalmanati. Le fiamme sono state subito domate e una decina di persone sono finite in manette. Ma rispetto a quanto è successo a Londra nei giorni e nelle ore scorse, con almeno un morto e centinaia di feriti, le violenze osservate questa sera nel centro del paese non avevano la stessa intensità, nonostante le parole drammatiche delle polizie locali. Per il premier Cameron, come anche per il sindaco di Londra Boris Johnson riluttante a tornare da una vacanza nella Colombia Britannica canadese, il conto rischia di essere salato, così come per Scotland Yard, già nell’occhio del ciclone per lo scandalo delle intercettazioni del gruppo Murdoch e ora criticata dalla stampa per essersi fatta cogliere impreparata nei disordini degli ultimi giorni. Il primo appuntamento politico di rilievo è quello di giovedì mattina, con un primo dibattito urgente ai Comuni, che si annuncia bollente.

Un’auto della BBC equipaggiata per i collegamenti radio è stata data alle fiamme ieri sera durante i disordini continuati nel centro di Manchester. Lo ha riferito in diretta un reporter dell’emittente pubblica britannica, stando al quale almeno 15 persone sono state arrestate durante i disordini iniziati nel pomeriggio di ieri.

 

La polizia delle West Midlands, nell’Inghilterra centrale, ha arrestato ieri sera 43 persone per gli atti di vandalismo di cui ieri sono state protagoniste a Birmingham, West Bromwich e Wolverhampton, stando a quanto riferisce SkyNews. Nelle tre località, sono stati saccheggiati negozi e dati alle fiamme edifici e autovetture.

Un ragazzo di 18 anni è stato arrestato ieri sera a Dundee, nella Scozia centro-orientale, per avere diffuso un appello su Facebook in cui invitava altri utenti del social network a radunarsi nel centro della città per provocare disordini. Secondo la BBC, il ragazzo stamani comparirà davanti a un magistrato.

Il vice capo della polizia di Manchester, Garry Shewan, ha detto in nottata in una conferenza stampa che i livelli di violenza registrati in città sono stati «eccezionali» e «senza precedenti» negli ultimi 30 anni. «Vi sono stati saccheggi, incendi e atti di sciacallaggio assolutamente gratuiti», ha detto Shewan in una conferenza stampa convocata ieri sera. Le violenze hanno interessato sia il centro della città, situata nel nord dell’Inghilterra, sia la sua cintura urbana e in particolare la cittadina di Salford. Il centro di Manchester è ancora presidiato dalla polizia in tenuta anti-sommossa. Gli arresti sono stati una quindicina.

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Reportage Ansa, prime ore del 10 agosto

Una notte così a Londra non s’era mai vista. Camionette ai crocicchi tipo striscia di Gaza, elicotteri nel cielo manco fossimo in Blade Runner, gente attaccata alla radio in macchina o fissa davanti alla tv nei pochi pub rimasti aperti nei quartieri periferici.

«Come va? a Chi tocca sta notte?». Ma Londra è anche il ‘muro del pianto’ di Peckham. Dove ieri infuriavano gli scontri, tra i più violenti, ora è spuntato un diario di speranze e pensieri scritti a colpi di post it. Come messaggini affidati a un Twitter d’epoca vittoriana stanno tutti lì, appiccicati alle assi di legno che proteggono la fu vetrina di un Poundland ormai sfasciato. Ovvero uno di quei negozi che vendono tutto a una sterlina.

«Ma che cavolo l’hanno svaligiato a fare un Poundland?», sghignazza un ragazzo in tuta che porta a spasso il cane. «Che pensavano di trovarci? Fosse una gioielleria…».

«Non pensavano a niente quelli l썻, spara secco Dean Britton, custode, per stanotte, del muro del pianto. Neanche 30 anni, fa l’insegnante nel liceo della zona. «Sono in vacanza, non mi pesa stare qui», dice. Ma mette subito le mani avanti. L’idea del muro non ce l’ha avuta lui. «Sono state due signore di Peckham Shed, il gruppo di recitazione del rione. Io do solo una mano, per rendermi utile».

Dean è in carne, ha una bella faccia, veste di nero, ha la pelle ancora più nera, i denti bianchissimi e quando parla, nella scurissima notte di Peckham, sembra lo Stregatto di Alice nel Paese delle meraviglie. Ha una parola gentile per tutti, tiene i pennarelli in mano e distribuisce i post it ai passanti. Poi a chi fa spallucce spiega perché quello che è successo non va proprio. Fa il suo lavoro anche in ferie, insomma.

Sul muro, nel mentre, i bigliettini s’inseguono come coriandoli a carnevale: c’è il sempreverde «fate l’amore non la guerra»; l’indignado «più opportunità per i giovani»; l’interventista «più potere alla polizia; l’escatologico «che fine ha fatto Chuck Norris?». Dean parla come il Tamigi: «Sono stanco di sentire ‘è tutta colpa del governò. E’ venuto il momento di unirsi e riscoprire il senso di solidarietà. E fare qualcosa».

Intanto, però, secondo lui il Paese «ha bisogno di leadership«. »Dov’erano Boris Johnson e David Cameron? In vacanza». E se gli fai notare che sono tornati sgrana gli occhi e dice: «Eh, ma guardati intorno: non è un pò tardi?».

 

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Dal Corriere della sera

Una notte di guerriglia a Londra

In fiamme bus, auto della polizia e negozi. Decine di feriti e arrestati

 

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA – Tottenham brucia. Una notte di guerra fra poliziotti e rivoltosi infiltrati dai capi delle gang giovanili. Assalti con ordigni incendiari, contrassalti a cavallo fino all’ alba quando con le prime luci del giorno si svela la scena della furia: edifici in fiamme, decine di negozi saccheggiati, bus a due piani finiti in cenere, auto distrutte, blindati sbriciolati. E si resta sbalorditi. Come a Beirut. Come a Kabul. Come nelle città devastate dai conflitti. È, invece, il Nord di Londra, a due passi da quel parco che fra un anno ospiterà le Olimpiadi. Strade controllate dagli spacciatori, la comunità locale spaccata in mille rivalità etniche, le forze di sicurezza che non riescono a spegnere le tensioni sotto traccia da tanto tempo. E all’ improvviso ecco la scintilla che accende i riflettori su questa Londra delle periferie dove s’ incrociano comunità caraibiche e africane, arabe, asiatiche, non la Londra dei lussi di Chelsea o Mayfair. È qui che nasce e si sviluppa il germe delle gang di banditi adolescenti (200 le gang censite solo all’ ombra del Big Ben) e si fonde con il risentimento degli immigrati, la rassegnazione dei vecchi e nuovi disoccupati. Una bomba sociale a pochissimi passi dalla City e da Westminster. Tottenham ha covato l’ esplosione, l’ ha silenziosamente lasciata maturare. Già nell’ ottobre 1985 fu il teatro della «Broadwater Farm riot», l’ insurrezione dei ragazzi neri contro la polizia. E oggi, come ieri, un piccolo episodio si trasforma in tragedia, la tragedia fa saltare il tappo, la battaglia infuria. È incredibile quanto si assomigli il film delle due rivolte. Quasi che per 26 anni nulla sia riuscito a modificare il corso del degrado nella Londra settentrionale. Rivediamola in parallelo la pellicola in bianco e nero di Tottenham. Lo scorso giovedì, di sera, Mark Duggan di 29 anni, padre di quattro figli, viaggia su un’ auto. La polizia ha avviato un’ operazione di monitoraggio della criminalità, specie delle sue diramazioni giovanili. Tottenham è il territorio degli «Hoxton biker boys», dei «Mandem», dei «BWF», i gruppi dello spaccio, delle incursioni notturne, dei coltelli facili. I reparti della sicurezza fermano Mark Duggan, gli chiedono i documenti. Poi le versioni divergono: qualcuno sostiene che l’ uomo, per niente implicato nei giri più loschi, si sia prestato a collaborare. Scotland Yard dice che il giovane ha sparato per primo. Ma la perizia balistica (secondo il quotidiano The Guardian ) avrebbe accertato che la pallottola trovata incastrata nella radio di un agente è partita da un’ arma della polizia. Quel che è certo è che Duggan viene ucciso. Doveva essere un semplice controllo. Proprio come nel 1985: allora gli agenti si presentarono a casa di un ragazzo nero, Floyd Jarrett, e nella baraonda ammazzarono la madre Cynthia. La notizia dell’ omicidio di Mark Duggan, giovedì sera, si diffonde. Il tam-tam passa da caseggiato a caseggiato, da pub a pub. Gli amici usano i social network per darsi appuntamento a sabato notte: vogliono andare alla sede della polizia di Tottenham e chiedere: perché lo avete ucciso? Anche nel 1985 si erano mossi gli amici e i familiari di Cynthia, in direzione dello stesso commissariato. La manifestazione si era trasformata nell’ assalto a un fortino e Keith Blakelock fu il primo poliziotto a lasciarci la pelle in una rivolta dal 1833 in avanti. La «Broadwater Farm riot»: un capitolo mai chiuso. Ventisei anni dopo, dal tramonto all’ alba, il Nord di Londra è la scena di una guerra. Nel corteo entrano le gang giovanili. La polizia è sotto scacco. Minorenni s’ impadroniscono di taxi. Spunta il sole e Londra conta 48 arresti e una quarantina di feriti, 26 sono agenti. E nuovi scontri si sono accesi a 24 ore di distanza nella zona di Enfield, quando un’ auto della polizia è stata attaccata da alcuni giovani. Il cuore di Tottenham è l’ immagine di una città bombardata, surreale, incapace di risolvere i suoi conflitti latenti. Londra non è solo la fiaba di Kate e Pippa. C’ è pure Tottenham, per chi lo avesse dimenticato.

Fabio Cavalera

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