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A Madrid leggi speciali contro l’insorgenza sociale: “li tratteremo come terroristi”

Finora ad essere trattati con una legislazione emergenziale a parte erano stati quasi soltanto i militanti dei tanti movimenti politici, sociali e giovanili della sinistra basca colpiti da decenni da centinaia di arresti. Anni di galera per un manifesto appeso su un muro, per un blocco stradale, per uno slogan gridato durante la contestazione di qualche rappresentante istituzionale. Il paradosso era che se un gruppo di giovinastri ubriachi brucia un cassonetto dell’immondizia a Valladolid si dovrebbero sorbire la reprimenda da parte di qualche poliziotto e al massimo una multa, lo stesso gesto a Gasteiz o a Hernani costa una condanna per ‘guerriglia urbano’ e vari anni di galera ai protagonisti colpevoli di ‘kale borroka’. In pochi avevano avvertito che le leggi speciali applicate normalmente contro i baschi, e qualche volta contro alcuni movimenti radicali catalani e galiziani, non erano altro che la sperimentazione di un restringimento degli spazi democratici che prima o poi sarebbe stato applicato a tutti. La maggior parte in questi anni ha fatto spallucce, e non ha preso l’avvertimento sul serio, neanche tra i militanti di numerosi movimenti sociali e sindacali indipendenti e alternativi attivi nella cosiddetta ‘Spagna profonda’. 

Ma ora i due pesi e le due misure applicati finora sulla base della nazionalità dell’accusato potrebbe saltare, applicando a tutti le leggi speciali naturalmente. La mobilitazione di natura semi-insurrezionale che ha scosso tutto il territorio dello Stato Spagnolo lo scorso 29 marzo, in occasione del partecipato e combattivo sciopero generale contro la finanziaria e la reforma laboral del governo di destra, potrebbe convincere i ‘poteri di fatto’ che governano a Madrid a fare il grande salto.
Pochi giorni fa il ministro degli Interni Jorge Fernández Díaz ha annunciato che il Codice Penale verrà presto adattato alla nuova situazione. In particolare coloro che verranno considerati colpevoli di atti di vandalismo saranno puniti con lo stesso metro di misura finora applicato ai militanti baschi accusati di “kale borroka”, cioè guerriglia urbana. Il che vuol dire 8-10 anni di carcere, e carcere duro, per chiunque all’interno di una manifestazione metta in pratica comportamenti finora più o meno tollerati o perseguiti con leggerezza. In particolare il PP vuole rendere più gravi reati come disobbedienza e resistenza a pubblico ufficiale. Ciò che ha fatto saltare sulla sedie i legislatori sono state in particolare le mobilitazioni in Catalogna e a Valencia, di lavoratori, giovani e addirittura studenti che non hanno rinunciato in varie occasioni a manifestare e a resistere con fronteggia menti, blocchi stradali e barricate improvvisate a una repressione della polizia che si è fatta sempre più selvaggia. Fernández Díaz ha detto che la Spagna non deve fare altro che elevare i suoi standard legislativi a paesi come la Francia o la Gran Bretagna. Come a cautelarsi da eventuali accuse di autoritarismo e giro di vite repressivo. Fernández Díaz ha in particolare avvisato che non permetterà che Barcellona si ‘trasformi nella capitale degli antisistema di tutta Europa” (!).
Intanto nel capoluogo catalano i fermi trasformati in arresti dal giorno dello sciopero generale sono diventati ormai otto mentre gli altri 27 sono stati denunciati a piede libero, comunque con pesanti accuse.
E come se non bastassero i manifestanti pestati e arrestati durante i picchetti o i cortei realizzati nel centro di Barcellona il 29 marzo, lunedì altri tre sono stati arrestati dai Mossos d’Esquadra durante una manifestazione convocata proprio per denunciare la tremenda repressione che ha preso di mira la mobilitazione dei lavoratori e dei movimenti di sinistra in Catalogna. Quando lunedì pomeriggio un corteo ha circondato il carcere di Modelo per chiedere la scarcerazione degli arrestati ed esprimere loro solidarietà e vicinanza, gli agenti della Polizia autonoma catalana hanno arrestato tre manifestanti, tra i quali addirittura uno in sedia a rotelle. José Miguel Esteban Lupiañez è stato sbalzato via dalla sua sedia a rotelle – che è rimasta abbandonata sul marciapiede – e trascinato via. Il viceispettore Jordi Arasa, che ha eseguito l’arresto, è noto per la sua tracotanza e spavalderia, ed è già stato denunciato per abuso di potere e violenza gratuita da 57 manifestanti feriti durante una carica dei Mossos contro una manifestazione il 27 maggio del 2011. Denuncia archiviata senza luogo a procedere, naturalmente. Intanto un manifestante continua ad essere ricoverato in un ospedale di Barcellona con due costole rotte e un polmone perforato, a causa dell’impatto sul suo petto di alcune pallottole di gomma sparate dai Mossos nel pomeriggio del 29 marzo nel centro della città a distanza ravvicinata.

Altro epicentro della selvaggia repressione del 29 marzo contro i lavoratori in sciopero e poi durante le giornate successive è stato il Paese basco, in particolare le città di Pamplona e Gasteiz. In quest’ultimo capoluogo è ancora ricoverato in condizioni gravi il giovane Xuban Nafarrete, colpito prima dagli agenti dell’Ertzaintza con i manganelli e poi raggiunto da una pallottola di gomma alla testa sparata da soli 4 metri. Sabato scorso, durante una grande manifestazione che nel centro della città era stata convocata dai sindacati, dai movimenti giovanili e dalla sinistra indipendentista per denunciare la repressione e la chiusura di ogni spazio di agibilità democratica, la PoliziaAutonomanon ha fatto altro che provocare e aggredire i manifestanti, operando altri arresti. Il sindacato indipendentista Lab ha denunciato che due suoi dirigenti nazionali, Berta Garcia e Oskar Cayon, sono stati arrestati invece a Pamplona durante lo sciopero generale solo perché accusati di aver lanciato della vernice contro la sede della Confindustria Navarra. 

Chi pensava che con la fine della lotta armata dell’ETA la situazione nello Stato Spagnolo si sarebbe tranquillizzata non aveva fatto bene i suoi calcoli. C’è sempre un nemico da combattere e annichilire, a maggior ragione in tempi di crisi del capitalismo.

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