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Grecia: capro espiatorio cercasi. Estrema destra in ascesa

 

In Grecia, come in Italia, la crisi economica continua ad uccidere, quotidianamente. Questa mattina un uomo di 77 anni si è suicidato sulla scalinata che conduce al Parlamento, in piazza Syntagma, sparandosi un colpo di pistola nel centro della capitale. Un gesto eclatante, un vero e proprio j’accuse. “Non si è suicidato, lo hanno ucciso” è l’accusa delle reti sociali della capitale che oggi si sono date appuntamento proprio a Piazza Syntagma per un presidio.
Sempre oggi l’Associazione degli Archeologi (Sea) ha proclamato è in sciopero per 24 ore in segno di protesta contro il disegno di legge presentato in Parlamento dal ministero per lo Sviluppo che contiene una serie di misure che li danneggerebbero. «Usando come pretesto l’accelerazione delle ricerche e degli scavi archeologici – sostengo gli scioperanti – si cerca di cedere ai privati una parte del controllo dei lavori archeologici». «L’Associazione degli Archeologi Greci – prosegue il documento – considera inaccettabile il fatto che il patrimonio culturale del Paese venga presentato, per motivi mediatici, come un ostacolo all’attività imprenditoriale». Ed oggi ad Atene, oltre che a Pireo, scioperano anche i farmacisti, sospendendo la distribuzione dei farmaci agli assistiti del nuovo Ente per la Prestazione di Servizi Sanitari (Eopyy). L’ennesima protesta per ottenere dallo stato il pagamento di quanto dovuto alle farmacie.
Una giornata come tante, ad Atene, mentre il paese si prepara a passare una Pasqua all’insegna della penuria e ad una campagna elettorale che potrebbe cominciare già dopo le feste. Infatti il governo ha fatto sapere che la data definitiva delle elezioni generali sarà decisa durante la Settimana Santa, ovvero nei giorni successivi la Pasqua ortodossa che si celebra quest’anno il 15 aprile. Le date più papabili, che circolano ormai da un mese circa, sono quelle del 29 aprile o del 6 maggio.
In realtà tutti i partiti sono già in campagna elettorale, approfittando del fatto che il capo del governo – Lucas Papademos – è una specie di tecnico imposto dalla Bce. Se nei mesi scorsi si prefigurava, secondo i sondaggi, una forte affermazione dei partiti di sinistra – radicali e non – nelle ultime settimane di certo è rimasto solo il crollo dei socialisti del Psoe, e un serio ridimensionamento anche dell’altro polo del bipolarismo greco, quel partito di Nuova Democrazia che pur appoggiando il massacro sociale di Papademos pregustavano già una sostanziale vittoria. Se le liste di sinistra – Partito Comunista, Sinistra Radicale Syriza e Sinistra Democratica – dovrebbero crescere rispetto alle scorse elezioni, dai sondaggi e dalla brutta aria che si respira nel paese sta emergendo che ci potrebbe essere una forte affermazione elettorale dell’estrema destra. D’altronde la classe politica da tempo è alla ricerca di un capro espiatorio credibile che possa alleviare le proprie responsabilità e sviare l’attenzione e la rabbia dei greci verso un qualche capro espiatorio. Prontamente individuato negli immigrati, presi di mira ultimamente da una serie di provvedimenti discriminatori molto pesanti. L’ultimo, pochi giorni fa, l’introduzione di un controllo sanitario obbligatori per tutti i migranti residenti nel paese.

I ministri per la Protezione del cittadino (eufemistica denominazione del Ministero degli Interni) Michalis Chrisochoidis, e della Sanità Andreas Loverdos, hanno definito gli immigrati “illegali” presenti ad Atene “una bomba ad orologeria per la salute pubblica”. Per rimediare al quale tutti i lavoratori stranieri saranno obbligati a farsi rilasciare un certificato sanitario che ne attesti le condizioni di salute. Il governo ha stabilito anche che il Centro di controllo per la prevenzione delle malattie (Keelpno) debba effettuare anche controlli a sorpresa tra gli immigrati: chi risulterà positivo, verrà “accompagnato” in uno degli appositi reparti-confino in via di realizzazione negli ospedali del paese.

Come se non bastasse, i due ministri hanno confermato che entro il mese in corso sarà operativo il primo dei 30 centri di cosiddetta “prima accoglienza” per immigrati clandestini la cui realizzazione era stata annunciata di recente. Veri e propri lager per migranti colpevoli esclusivamente di non essere in regola con i permessi burocratici, sul modello dei CIE italiani.

Non c’è da stupirsi che molti elettori delusi dalla classe politica e disperati dalla situazione economica e sociale sempre più grave siano attratti dalle sirene della xenofobia e del razzismo, abboccando ad allarmi artefatti e strumentali ‘sul pericolo immigrati’. Prendersela con i veri responsabili della crisi che la Grecia sta vivendo è troppo complicato, e per molti neanche pensabile. Cosa c’è quindi di più facile che prendersela con chi sta ancora peggio? Ce ne parla la corrispondente da Atene di Eilmensile Margherita Dean.

Grecia, crisi. Estrema destra e odio razziale

2 aprile 2012

Da Atene, Margherita Dean

Potrebbe essere un pesce d’aprile, uno scherzo di pessimo gusto ma non lo è e, quel che è peggio, ha tutte le caratteristiche dell’inevitabile storico, del ripetersi di scenari terribili: la società di sondaggi Public Issue rileva che i neonazisti di Alba d’oro raccolgono il 5 per cento delle preferenze e, ormai, se ne deve considerare certo l’ingresso al Parlamento.

Nelle ultime settimane, l’ascesa dell’organizzazione è costante ed è scontato imputare alla crisi economica il fenomeno.

C’è però un elemento nuovo: il ruolo della destra rappresentata dal maggior partito Nea Dimocratia. Il partito, storicamente, è stato il contenitore di tutto, dai nazionalisti ai liberali passando per i monarchici, sopravvissuti come le comparse di una commedia buffa. Una cosa, però, è sempre mancata alla destra greca: l’odio razziale.

Poi sono arrivati i migranti e una politica migratoria perversa, greca ed europea, per cui la scelta è sempre stata quella di lasciar irrisolto il problema generato dalla presenza di migranti privi di documenti di viaggio, rimasti intrappolati in Grecia. Nel corso di vent’anni, le legalizzazioni di massa sono state appena due e l’ultima risale al 2005. Per via della crisi economica e della disoccupazione che ne deriva, molti migranti che, nel 2005, avevano ricevuto l’unzione del permesso di soggiorno, oggi non sono più in grado di rinnovarlo. Privi di lavoro e, dunque, di documenti validi alla permanenza nel Paese, la miseria economica e morale cui sono condannati è ben visibile nel centro storico di Atene dove, in questi giorni, la polizia ha effettuato più di mille fermi di stranieri da rinchiudere, in un momento successivo, nella trentina di nuovi centri d’accoglienza pianificati dal governo, che li ospiteranno fino al rimpatrio.

La presenza di poveri tra poveri, come nel centro degradato di Atene, genera tensioni e conflitti che Alba d’oro sa ben strumentalizzare da più di tre anni. Intanto, però, è la destra di Nea Dimocratia a cambiare drasticamente, lasciando il campo libero alle sirene deliranti, violente e razziste dei neonazisti e in quello che sta succedendo, è l’opposizione politica, vera o presunta, alle misure economiche attuate dal governo greco, che spiega il quadro complessivo delle dinamiche della tragedia greca.

Si ponga la primavera del 2010 quale punto iniziale della trasformazioni della destra e del centro destra: allora il Parlamento greco approvò il memorandum del primo prestito salva – Grecia senza il voto favorevole dei deputati di Nea Dimocratia. Da quel momento, il suo leader, Antonis Samaràs, cavalcò l’onda retorica dell’opposizione alle politiche economiche introdotte dal memorandum stesso. Così facendo, riuscì a compattare la base elettorale del partito, che si strinse attorno al leader della “dignità nazionale”.

Il quadro cambiò radicalmente nel novembre del 2011, quando Antonis Samaràs decise di entrar a far parte della coalizione di partiti che sostengono il governo tecnico di Loukàs Papadimos, succeduto a Ghiorgos Papandreou. Con l’approvazione del secondo memorandum, lo scorso febbraio, la destra istituzionale, con Nea Dimocratia in testa, abbandona la bandiera dell’opposizione alle politiche dettate dai creditori della Grecia e, così facendo, lacera la sua base elettorale.

Simile è la sorta della destra nazionalista del Laos (che, per il sondaggio odierno, non supera la soglia di sbarramento), anch’essa punita per la partecipazione alla coalizione governativa. In questo quadro, le basi elettorali delle destre si spostano, per un 8,5 per cento, verso il partito “Greci indipendenti” e, per il 5 per cento, verso Alba d’oro.

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