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Smaltire le armi chimiche siriane? Più facile a dirsi che a farsi

La tabella di marcia per la distruzione delle armi chimiche potrebbe essere il punto di rottura sulla Siria. Questa mattina Usa, Francia e Gran Bretagna hanno concordato sulla necessita’ di una risoluzione delle Nazioni Unite ”robusta e forte” che sia in grado di decidere una tabella di marcia ”precisa e vincolante” per mettere sotto controllo internazionale l’arsenale chimico di Damasco. Lo ha reso noto il portavoce dell’Eliseo, riferendo dei colloqui a Parigi tra il presidente francese, Francois Hollande, il segretario di Stato americano, John Kerry, il ministro degli Esteri britannico, William Hague, e il capo della diplomazia francese, Laurent Fabius. Tra le righe di questa dichiarazione comune, emerge la volontà di imporre una scansione temporale impossibile da rispettare sia per Damasco che per qualsiasi altro paese. Ogni rinvio o problema – per quanto oggettivo – verrebbe considerato come un “temporeggiamento inacccettabile” sanzionabile da un intervento militare.

Il problema dei tempi di smaltimento non è irrilevante. Olivier Lepick, esperto francese di armi chimiche della Fondazione per le Ricerche Strategiche di Parigi, appare piuttosto scettico sulla tabella di marcia (forzata?) che si vorrebbe imporre alla Siria per lo smaltimento delle armi chimiche. Intervistato oggi da Le Monde, Lepick commenta che il programma di smantellamento in una settimana “Mi sembra abbastanza fantasioso. In una situazione di pace, ci sarebbero voluti diversi anni. La Siria non ha le infrastrutture per distruggere le sue armi chimiche. Dovrebbe costruire una fabbrica, spendendo probabilmente centinaia di milioni di dollari “, dice . Gli stessi Stati Uniti e Russia non hanno finito di distruggere le proprie scorte di armi chimiche (rispettivamente 30 000 e 40 000 tonnellate, secondo il ricercatore), nonostante abbiano investito miliardi di dollari a partire dalla metà del 1990 per conformarsi con la convenzione del 1993 che sancisce il divieto alle armi chimiche. Ma come si possono distruggere gli arsenali di armi chimiche siriane? “Ci sono due metodi principali: o l’ incenerimento o l’ idrolisi ( che si ottiene miscelando acqua con prodotti chimici, anche ad alta temperatura)”, ha detto Olivier Lepick .  Non solo. Il trasferimento di armi chimiche da parte della Siria in un altro paese è vietata dalla Convenzione del 1993. La Siria – tra l’altro – confina con un paese che non ha ratificato la convenzione entrata in vigore nel 1997 – ossia Israele ed è un paese ancora formalmente in guerra con la Siria. “L’Accordo di Ginevra è un accordo diplomatico che tutela gli interessi dei russi e degli americani”, conclude perententoriamente l’esperto francese Olivier Lepick. Da non sottovalutare neanche la formazione dell’equipe che dovrebbe recarsi a realizzare e supervisionare la distruzione degli arsenali chimici. David Kay ex responsabile del gruppo di ispettori in Iraq nel 2003, afferma che – sulla base della propria esperienza – non sarà affatto facile. Insomma, speriamo di sbagliarci ma riteniamo che sarebbe un clamoroso errore abbassare la guardia sui rischi di un intervento militare contro la Siria e la guerra nel Mediterraneo.

 

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