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Labour party: Corbyn favorito ma troppo radicale, il partito lo boicotterà

La lunga corsa per le “primarie” interne del Labour Party in Gran Bretagna è ormai agli sgoccioli. Si vota fino a domani giovedì e nei sondaggi è dato sempre in testa Jeremy Corbyn, definito “il rosso”. Una sorpresa per un partito che negli ultimi decenni ha reciso ogni legame, anche solo simbolico oltre che ideologico e di programma, con la storia del movimento socialista e le sue battaglie. Corbyn appartiene alla minoranza di sinistra, socialista e pacifista, che ha resistito nel partito ad anni di purghe e di abbandoni, ed incredibilmente sembra essere improvvisamente diventato il punto di riferimento di una parte importante delle base del partito, in particolare di quella che fa riferimento ai sindacati, che vuole dare una scossa ai Laburisti ormai completamente omologati ai loro storici avversari di centrodestra. L’improvviso exploit nei sondaggi ha convinto anche migliaia di attivisti dei movimenti sociali antiliberisti e di alcune organizzazioni della sinistra radicale ad iscriversi alle primarie e a sostenere Corbyn nel tentativo di contribuire ad uno storico spostamento a sinistra della formazione. 

Il problema è, dicono gli analisti, che se il candidato teoricamente outsider vincerà la competizione con i mastini dell’apparato difficilmente il partito verrà sostenuto dall’establishment laburista che potrebbe boicottare la nuova direzione alle prossime elezioni pur di ritornare in sella e riprendere il controllo del movimento.
Inoltre – ma i sondaggi potrebbero essere pilotati per convincere qualche potenziale elettore di Corbyn a desistere e per influire quindi sulle primarie – la quota di elettori britannici pronti a sostenere un Labour moderatamente di sinistra con venature antiliberiste e pacifiste non sarebbe sufficiente a garantire la vittoria del centrosinistra nella sfida contro i Tories. Afferma ad esempio un sondaggio commissionato dal quotidiano Independent che per il 66% degli intervistati Corbyn non sarebbe in grado di portare alla vittoria il partito nel voto del 2020. Secondo il rilevamento del quotidiano britannico, condotto da Orb intervistando 2.000 persone, soltanto il 34% d è convinto che Corbyn possa essere un leader forte, che possa condurre i laburisti a una rivincita contro i Tories tra cinque anni. Mentre ben due terzi pensano che la sua elezione porterà a una nuova sconfitta, motivo per il quale andrebbe rimpiazzato in tempo utile. Inoltre, secondo l’indagine, il 48% degli intervistati è convinto che la sua vittoria alle primarie possa danneggiare i laburisti più che aiutarli nella ripresa. Ma in questo caso siamo nel campo delle congetture, di scarso valore, da leggere come il riflesso della stizzita reazione di certi ambienti di centrosinistra all’esplosione di un fenomeno politico forse passeggero ma sicuramente inatteso.
Nonostante i sondaggi più o meno contrari il deputato 63enne continua ad essere il favorito per la vittoria alle primarie, da un lato perché incarna il desiderio di ritorno alle “origini” dell’ala più a sinistra del partito, dall’altra perché si rivolge ai giovani messi in difficoltà dai tagli all’istruzione e allo stato sociale. Soprattutto quelli draconiani annunciati dal governo di David Cameron, i più pesanti da molti anni a questa parte.
Lo scenario di una probabile vittoria del “rosso” ha fatto piombare nello sconforto la leadership del partito convinta che la sterzata a sinistra farà perdere al partito i voti moderati consegnando la vittoria ai Tories. Come se alle ultime, recenti elezioni legislative il Labour in versione liberista e omologata non avesse fatto una pessima figuraccia ottenendo anche meno di quanto pronosticavano i già timidi sondaggi…
L’ex favorito alla vittoria, Andy Burnham, ha lanciato un ultimo appello a non votare per Corbyn: eleggerlo equivale a consegnare il potere ai Conservatori per i prossimi 20 anni. In un’intervista all’Independent, Burnham ha ammesso di essere finora in svantaggio rispetto allo sfidante più radicale. Ma ha aggiunto che circa il 40% dei 550mila elettori “forti”, come ad esempio gli iscritti ai sindacati, deve ancora votare. Evidentemente Bunrham spera nel sostegno degli apparati sindacali più che dei semplici iscritti. Le altre due contendenti, Yvette Cooper e Liz Kendall, sono molto distaccate nei sondaggi e non sembrano impensierire Corbyn.
Il voto per le primarie è iniziato il 14 agosto e si concluderà domani. Possono votare i membri del partito, i sostenitori registrati e i simpatizzanti, pagando tre sterline. L’estensione degli aventi diritto, inclusa nella riforma del sistema da Ed Millband, è stata duramente criticata perché ha aperto le porte alla crescita dell’ala più progressista del Labour oltre che e a possibili infiltrazioni esterne. Se prima il leader del Labour veniva scelto da un collegio ristretto rappresentato per un terzo ciascuno da deputati, sindacati e iscritti, oggi ciascun membro del partito ha diritto ad un voto individuale, con identico peso. Per votare si usa l’Instant-runoff, una forma di voto a classifica in cui gli elettori ordinano i candidati in ordine di preferenza, invece che scegliere semplicemente un singolo nome.
L’annuncio del vincitore verrà dato sabato, ma è chiaro che se dovesse vincere Corbyn sarà solo l’inizio di una nuova battaglia, quella tra l’attuale leadership centrista e gli esponenti della sinistra interna.
Intanto per tentare di sbarrare la strada all’affermazione dell’esponente della sinistra socialista ed ecologista è sceso in campo nientemeno che l’ex leader ed ex primo ministro laburista Tony Blair che, a quanti sostengono la bestia nera dell’establishment facendosi conquistare il cuore da Corbyn ha consigliato di “farsi fare un trapianto”.

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