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Parigi ammette: “forze speciali in Siria a sostegno dei curdi”

Alla fine Parigi ha ammesso quanto molti ipotizzavano da tempo, cioè che soldati francesi stiano combattendo sul suolo siriano al pari di quelli statunitensi e britannici. D’altronde il governo francese, insieme a quello statunitense, è stato da sempre in prima fila nella destabilizzazione del paese mediorientale, nel sostegno alle varie coalizioni ‘ribelli’ e nella preparazione di una vasta campagna militare contro le forze armate governative che, tre anni fa, venne stoppata solo dal risoluto intervento di Mosca e Pechino.

L’ammissione è arrivata, seppure ‘a mezza bocca’, da una fonte del Ministero della Difesa francese che però ha chiesto di rimanere anonima. Forze speciali di Parigi sono presenti sul terreno nel nord della Siria, ufficialmente nel ruolo di “consiglieri” dei miliziani delle Forze Democratiche Siriane – coalizione di gruppi curdi, arabi e assiri – impegnate in prima fila contro lo Stato Islamico e contro altre formazioni jihadiste (che pure la Francia, anche se spesso in maniera indiretta, sostiene) ha spiegato il funzionario. “L’offensiva a Minbej, nel nord della Siria – ha dichiarato all’agenzia di stampa France Presse la fonte senza precisare il numero di militari francesi presenti – è chiaramente sostenuta da alcuni stati, fra cui la Francia. Il sostegno è sempre lo stesso, sono consiglieri”.

Finora l’establishment di Parigi aveva riconosciuto soltanto la presenza di circa 150 membri delle sue forze speciali nel Kurdistan iracheno. Secondo dati non confermati, invece, sarebbero circa 300 i membri delle forze speciali statunitensi che coadiuvano in prima linea le milizie delle Forze Democratiche Siriane attive in questi giorni in una vasta offensiva contro i jihadisti ad Aleppo, città che anche le forze governative siriane sostenute dall’aviazione russa e dalle milizie libanesi sono intente a liberare avanzando da sud.

Nei giorni scorsi le Forze Democratiche Siriane sono riuscite a riaprire una rotta chiave per gli approvvigionamenti nella provincia di Aleppo, dopo una controffensiva ai danni dei fondamentalisti che hanno perso terreno. Il 27 maggio, i combattenti dell’Isis avevano lanciato un assalto contro alcune località controllate dai ribelli nell’area ed avevano preso possesso di numerosi villaggi tra Marea e Azaz, tagliando la rotta dei rifornimenti fino alla frontiera con la Turchia. I miliziani delle FDS e di altri gruppi ribelli hanno lanciato due attacchi simultanei a partire da Marea e Azaz e sono riusciti a sconfiggere Daesh a Kafer Kalbine e Kaljebrine. Quella subita dai jihadisti, che hanno preferito ripiegare su altre località di fronte alla disparità numerica nei confronti degli attaccanti, è una sconfitta di serie proporzioni perché taglia, visto anche l’accerchiamento totale da parte delle FDS della città di Minbej, le vie di fuga e di rifornimento offerte dalla porosa frontiera con la Turchia.

Intanto il governo russo si scaglia contro alcuni jihadisti concorrenti nei confronti dello Stato Islamico ma non meno pericolosi, sostenuti e sponsorizzati esplicitamente dalle petromonarchie e dalla Turchia. “Le azioni di gruppi terroristici vicini alla città siriana di Aleppo sono una violazione del cessate il fuoco in Siria” ha tuonato Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, durante il tradizionale briefing settimanale a Mosca. Poco prima, dal ministero della Difesa russo Zakharova ha denunciato che il Fronte al-Nusra (cioè al Qaeda in Siria) e Ahrar al Sham continuano gli attacchi contro le posizioni delle truppe governative siriane e delle milizie curde ad Aleppo. “I combattenti del gruppo terroristico di Al-Nusra e Ahrar Al Sham con le loro formazioni armate continuano gli attacchi contro le truppe governative e milizie nel quartiere curdo Sheikh Maksud ad Aleppo”.

Nei giorni scorsi Mosca aveva negato che la propria aviazione avesse bombardato obiettivi civili come sostenute dalle formazioni ribelli, ed ha accusato proprio queste di sparare nel mucchio per mettere la Russia e le forze governative in cattiva luce. Sempre nei giorni scorsi il Centro Russo per la Riconciliazione in Siria – speciale organismo creato in seno al ministero della Difesa russo – aveva informato di aver individuato una carovana di convogli carichi di armi e munizioni, provenienti dalla Turchia e diretti verso la città di Aleppo, a sostegno proprio dei gruppi jihadisti.

 

Marco Santopadre

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