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Ossetia del Sud: 8 anni fa la guerra di “Miša delle rose”

Sono stati numerosi in questi giorni gli interventi di esponenti politici, storici, osservatori, a proposito dell’ottavo anniversario della guerra dei “cinque giorni”, scatenata il 7 agosto del 2008 dalla Georgia di Mikhail Saakašvili contro l’Ossetia meridionale. In particolare, l’ex presidente georgiano (dal 2004 al 2007 e poi dal 2008 al 2013. Dal 2015 governatore della regione ucraina di Odessa) ha ieri affermato beatamente che proprio l’Ucraina “appoggiò la decisione di attaccare Tskhinvali nel 2008”.

Il redattore di politonline, nel riportare l’affermazione di Saakašvili, rileva come numerosissimi internauti abbiano giudicato Saakašvili “sotto effetto di narcotici o forse ubriaco”, mentre rilasciava quella dichiarazione, in cui, nero su bianco, riconosce apertamente l’attacco georgiano, iniziato con una pioggia di razzi “Grad” su Tskhinvali alla mezzanotte del 7 agosto. Mikhail – che d’altronde gode tuttora in Georgia della fama di ricercato e deve rispondere dell’accusa di appropriazione di alcuni milioni di $ e, cosa più grave, di falsificazione di prove per la misteriosa morte dell’ex primo ministro Zurab Zhvania – si è anche vantato dell’abbattimento, nel 2008, di 12 bombardieri russi Tu-22, “che prima di noi nessuno aveva mai abbattuto”, grazie all’aiuto ucraino. Effettivamente, l’allora presidente ucraino Viktor Juščenko, avrebbe tolto dal servizio alcune batterie contraeree “Buk” e “Osa” di fabbricazione russa, dandole “segretamente in affitto” a Tbilisi. Saakašvili non ha mancato di ricordare come gli ufficiali georgiani fossero stati “addestrati dagli americani” e ora combattono dalla parte di Kiev e addestrano gli ufficiali ucraini, impegnati a “difendere i valori democratici, fondamentali per gli USA”.

Dopotutto, ricorda politonline, la stessa Segretario di stato yankee del tempo, Condoleezza Rice, aveva dichiarato candidamente che “Il governo georgiano ha iniziato una grande operazione militare su Tskhinvali e altre zone del territorio separatista”, cui Mosca aveva risposto, ovviamente “in misura sproporzionata”. Di contro, l’Europarlamento aveva sostenuto le conclusioni della Commissione internazionale UE sulle circostanze del conflitto, secondo cui “la Georgia aveva iniziato la guerra in Ossetia meridionale. La Georgia non ha potuto produrre nessuna spiegazione a fondamento delle proprie azioni. Non c’era stato alcun attacco russo in Ossetia del Sud prima dell’inizio del conflitto”. Dopo le contrapposizioni armate degli anni ’90, la situazione in Ossetia meridionale era sotto il controllo di una forza di pace composta da forze russe, ossetine e georgiane che, fino a quel momento, avevano operato di comune accordo. Sta di fatto che, però, appena arrivato al potere Saakašvili nel 2004, sulla scia della precedente “rivoluzione delle rose”, la situazione era immediatamente peggiorata.

Oltretutto, quella notte dell’agosto 2008, pare che le truppe di Tbilisi avessero ricevuto l’ordine di muoversi quattro ore prima del momento precedentemente fissato, il che causò piena disorganizzazione e sbandamenti tra le file georgiane. I commenti georgiani apparsi in rete in questi giorni sono esemplificativi: ”Avremmo perso quella guerra in ogni caso. L’America non sarebbe entrata in guerra con la Russia. Tale passo è alla portata solo di un pazzo o di un traditore. Il nostro Miša era l’uno e l’altro”; oppure “Il Movimento nazionale, partito di Miša Saakašvili, deve essere portato in tribunale”. Inoltre, moltissimi georgiano non perdonano tuttora il comportamento dell’ardito Miša, il quale, dopo aver scatenato ,l’attacco, rimase costantemente in preda al panico e per poco non fuggì, come fecero gran parte dei deputati.

E ciononostante, “la Georgia non può proprio assuefarsi ai risultati del conflitto del 2008”, scrive Dmitrij Aleksandrov su Vzgljad. Intervenendo ieri alla cerimonia commemorativa, il primo ministro georgiano Georgij Kvirikašvili, non distinguendosi in ciò dal Mikhail-yankee odessino, non ha potuto fare a meno di ricordare “l’occupazione russa” di Ossetia meridionale e Abkhazia e il presidente Georgij Margvelašvili ha proclamato che “Noi riuniremo la Georgia e non con la guerra, ma per via pacifica”.

Da parte sua, il presidente dell’Ossetia del sud, Leonid Tibilov, intervenendo alla cerimonia funebre, a Tskhinvali, ha dichiarato che “negli ultimi anni il nostro popolo, a partire dagli anni ’90, ha subito non poche prove, la più terribile delle quali è stato l’attacco a Tskhinvali nella notte dal 7 al 8 agosto 2008″.

L’opposizione georgiana ha colto l’occasione dell’anniversario di quel conflitto, che causò oltre mille morti, per attaccare sia la dirigenza del tempo, che quella attuale, chiedendo la normalizzazione dei rapporti con la Russia, serie indagini sugli avvenimenti dell’agosto 2008 e la punizione dei colpevoli, a partire da Mikhail Saakašvili.

A fianco del suo attuale governatore, non poteva mancare la voce del presidente ucraino Petro Porošenko che, materializzando una visione apparsagli in queste ore, ha scritto su feisbuc che «ciò che 8 anni fa videro solo i più lungimiranti, oggi è evidente a tutti: l’attacco della Russia alla Georgia fu il prologo della guerra russa contro l’Ucraina. La politica della pacificazione dell’aggressore ha fatto bancarotta già nel 2008… Quella fu una lezione istruttiva della storia, non assimilata per tempo. Noi, come nessun altro, sosteniamo sinceramente il ristabilimento dell’integrità territoriale della Georgia. Ed è chiaro che non riconosceremo mai i regimi marionetta filorussi di Abkhazia e Ossetia meridionale”. E ha concluso con il tradizionale slogan banderista “Gloria alla Georgia e Gloria all’Ucraina”. Non è chiaro, dato che scriveva su feisbuc e non interveniva in tv, se Porošenko abbia emulato recenti exploit del suo governatore, biascicando in pubblico la propria cravatta.

L’esponente del PC russo Kazbek Tajsaev, commentando oggi l’anniversario, ha ricordato come Saakašvili fosse stato spinto all’avventura in Ossetia meridionale dai propri “tutori d’oltreoceano” e come “in difesa della piccola ma coraggiosa repubblica si fosse posta la Russia, che ricondusse alla pace lo sfrenato regime di Saakašvili”. Tajsaev ha ricordato come il segretario del PC, Gennadij Zjuganov, “essendo introvabile il Ministro della difesa, avesse telefonato svariate volte all’allora presidente Dmitrij Medvedev, chiedendo urgenti e adeguate misure di risposta”. In gran parte solo grazie alle insistenze di Zjuganov e “nonostante tutti i discorsi sul fatto che la comunità internazionale non avrebbe compreso, fu deciso di mobilitare le truppe in Ossetia del Sud “, ha affermato Tajsaev.

FP

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