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Libia: aspri combattimenti tra i due governi per il petrolio

Nonostante le intimazioni e le minacce da parte praticamente di tutte le potenze occidentali coinvolte al governo ribelle di Tobruk affinché mettesse fine all'occupazione dei principali terminal petroliferi dell'est della Libia, nelle ultime ore il confronto tra le forze della Cirenaica comandate dal generale Khalifa Haftar e le milizie islamiste di Misurata agli ordini del governo di Tripoli guidato da al-Serraj si è trasformato in un duro scontro militare.

Nuovi combattimenti oggi tra le forze fedeli al cosiddetto Governo di Accordo Nazionale libico, appoggiato dalle Nazioni Unite, e quelle dell'amministrazione rivale per il controllo dei porti petroliferi. "La Guardia delle strutture petrolifere (Pfg) ha lanciato un'offensiva questa mattina e le nostre forze stanno combattendo a Ras Lanuf", ha dichiarato Mohamad Ibset, portavoce della forza militare comandata dal generale Haftar, che la scorsa settimana si è impadronita di quattro porti petroliferi e di numerose installazioni.

Violenti scontri sono in corso in particolare tra i terminal petroliferi di Ras Lanuf e Sidra. Il portavoce della Brigata 302, inquadrata nelle forze di Khalifa Haftar, ha annunciato la riconquista dell'area, strappata alle guardie delle installazioni che rispondono al consiglio presidenziale di Fayez al Serraj.

Secondo le notizie i caccia di Tobruk hanno colpito diversi obiettivi e secondo alcune testimonianze ci sarebbero alcune cisterne in fiamme dalle quali si leverebbero alte colonne di denso fumo. Un carico di petrolio destinato all'esportazione è stato annullato: era il primo dalla fine del 2014.

L'Egitto, che sostiene il generale Haftar insieme all'Arabia Saudita e alla Russia (anche la Francia gioca su due tavoli, sostenendo a fasi alterne il governo di Tripoli e quello di Tobruk), negli ultimi giorni aveva alzato i toni, arrivando addirittura a criticare l’Unione Europea per non aver accettato l'ex generale gheddafiano poi passato agli ordini degli Stati Uniti fino al tentativo di colpo di stato del 2014 in Libia come interlocutore privilegiato nel paese. Il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry confermando il sostegno del suo governo ad Haftar, ha definito "frettolosa" la condanna di alcuni paesi occidentali al blitz di Haftar nei porti della Mezzaluna petrolifera. Secondo Shoukry la dichiarazione di condanna espressa dagli Usa e da 5 Paesi europei "non ha preso in considerazione la particolare situazione interna della Libia".

Venerdì e sabato ci sono stati incontri al Cairo per trovare un accordo. Hanno partecipato al-Serraj e il presidente della Camera di Tobruk Aguila Saleh, che sostiene Haftar e lo ha appena promosso al grado di Maresciallo di campo. L’Egitto ha proposto un "compromesso": un Consiglio supremo di Difesa unico per tutta la Libia composto da Serraj, Saleh e Haftar. Ma l’intesa non è stata raggiunta e oggi sono ripresi gli scontri.

E' in questo scenario esplosivo che alcuni medici e infermieri dell'Esercito italiano sono arrivati a Misurata, in Libia, dove nei prossimi giorni le forze militari italiane realizzeranno un ospedale da campo nell'ambito della cosiddetta Missione Ippocrate, copertura umanitaria e sanitaria di una operazione che prevede l'invio in Libia di quasi 300 militari, per la maggior parte della Folgore, a sostegno delle milizie islamiste di Misurata.

"Sono già arrivati alcuni aerei e quindi noi abbiamo già in Libia, adesso, sei medici. Gli altri stanno già costituendo un primo nucleo, quello che avrà triage, pronto soccorso, e possibilità di intervenire per le emergenze, con 12 posti letto, pronti nei prossimi giorni" ha detto il Ministro della Difesa Pinotti da Montebelluna. "Poi – ha aggiunto – ci siamo dati tempo 3 settimane per avere l'ospedale completo con 50 posti letto, le sale operatorie, la rianimazione".

"Perchè abbiamo risposto di si'? Perche' – ha detto il ministro – ci hanno chiesto di andare a curare persone che stanno per morire, e poi per un motivo, io credo, di gratitudine". In realtà la missione prevede esclusivamente l'assistenza sanitaria ai miliziani feriti e non alla popolazione civile che certamente ne avrebbe bisogno visto lo stato in cui versa la Libia dopo l'invasione e i bombardamenti delle potenze occidentali e di quelle sunnite nel 2011.

 

Marco Santopadre

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