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“Renzi lavora per noi”, assicura l’Unione Europea

C'è chi ancora crede che la sede del potere, qui in Italia, sia a Palazzo Chigi. C'è insomma chi non si è accorto. o non ha capito, quel che è avvenuto negli ultimi 25 anni. Il potere vero, ossia la possibilità di decidere e far rispettare le proprie decisioni, si è progressivamente trasferito dalle singole capitali dell'eurozona a Bruxelles. In specifico nella sede della Commissione Europea, guidata da Jean-Claude Juncker e condizionata fin qui soprattutto dalla Germania.

I governi nazionali, insomma, che beneficino o no del consenso popolare, non contano quasi un tubo. Per lo meno non nella materia principale di ogni scelta politica: economia e finanza. Senza soldi non si possono fare scelte, dunque chi determina gli indirizzi economici e finanziari (il bilanci dei singoli Stati) determina anche le scelte politiche nazionali. Quantomeno riguardo ai saldi finali e alle voci di spesa considerate "inutili" (quelle sociali, ovvio…).

La riprova si è avuta in queste ore, quando il commissario europeo agli affari economici (il "ministro dell'economia" europeo), Pierre Moscovici ha spiegato che l'attuale governo in carica otterrà tutta o quasi la "flessibilità sui conti pubblici" che va chidendo da tempo. Perché in Italia “c’è una minaccia populista. E’ per questo che sosteniamo gli sforzi di Renzi affinché sia un partner forte all’interno dell’Ue”.

Non ci sarebbe da aggiungere altro. E' "populismo" tutto ciò che fa riferimento – strumentale o meno – alle condizioni vita dei singoli popoli. E quindi il pensiero mainstream considera tali sia gli euroscettici un po' razzisti di destra, sia i movimenti politici e sociali della sinistra più o meno radicale che vanno consolidandosi in dversi paesi, soprattutto Piigs.

In specifico, Moscovici ha voluto rassicurare i mercati – gli investitori finanziari – sull'eventualità che la legge di bilancio presentata da Padoan e Renzi, con cifre previsionali chiaramente inventate, possa essere stracciato e riscritto dalla Commissione. In teoria meriterebbe questa sorte, ha fatto capire, ma siccome c'è "la minaccia populista" si concederà qualcosa in più di quanto è previsto dai trattati.

I capitoli che favoriscono questa interpretazione benevola dei trattati sono quelli già individuati dal governo italiano: terremoto e migranti. Spese impreviste in un caso (come se in Italia i terremoti fossero un evento eccezionale e inconsueto…) e spese per fare da "cuscinetto selettivo" dei flussi migratori dall'Africa verso l'Europa.

Naturalmente questa flessibilità non può essere infinita. “Abbiamo detto chiaramente cosa è la flessibilità nel gennaio 2015. Dobbiamo incoraggiare i Paesi che creano molti investimenti, lo abbiamo fatto con l’Italia. Aiutare i Paesi che portano avanti riforme strutturali affinché possano avere più tempo, lo abbiamo fatto con l’Italia. Abbiamo detto che saremmo pronti a considerare spese per la crisi di rifugiati o un terremoto o un Paese che soffre attacchi terroristici come il Belgio. Si tratta di flessibilità precise, limitate e chiaramente spiegate. In generale un Paese deve rispettare i criteri e ridurre il debito, è il principale problema di Italia e Belgio”.

Guinzaglio corto, insomma. Anche a bruxelles sano benissimo che questo contafrottole è capace di tutto. Persino di minacciare l'Unione Europea quando parla in casa e di chiedere la carità quando si presenta in alto loco…

 

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