Sotto l'acqua, quasi dappertutto, ma in piazza. Gli studenti italiani hanno aperto la battaglia d'autunno, stamattina, legando le tematiche specifiche del mondo dell'istruzione (“buona scuola”, alternanza scuola lavoro, stato comatoso degli edifici, balletto degli insegnati trasferiti o precari che interrompe qualsiasi seria continuità didattica, ecc) con il fermissimo NO al referendum sulla schiforma costituzionale Renzi-Boschi.
E' solo la prima giornata, perché tra due settimane si replica alla grande, con lo sciopero generale indetto da Usb, SinCobas, Usi e ora anche da SiCobas e Adl (che hanno però una presenza significativa soprattutto nella logistica), che svuoterà le scuole di tutto il paese.
I cortei si sono formati in quasi cinquanta città italiane. Dopo le voci di divieto circolate ieri sera, anche a Romaci si è messi in cammino partendo da da piazzale Ostiense. Altri appuntamenti importanti, nelle città opiù grandi, sono quelli di Milano (da Largo Cairoli), Napoli (da piazza Garibaldi), Torino (da piazza Arbarello), Bari (da piazza Umberto).
Tra le parole dìordine specifiche risaltano il "dire no alle disuguaglianze", la richiesta di una legge nazionale sul diritto allo studio, aprendo una battaglia che qualche decennio fa sembrava vinta e acquisita: quella per l'istruzione gratuita e di qualità, contro la "scuola-azienda" e "l'alternanza scuola-lavoro che è solo sfruttamento".
Anche le organizzazioni considerate un tempo “vicine” ai democratici (come l'Unione degli studenti) sono ormai all'opposizione del governo Renzi e si battono contro "il preside manager" e "la privatizzazione dei luoghi del sapere". Veramente un successone in casa propria!
Ma a questa generazione di studenti non sfugge affatto il legame tra il presente, fatto di studi spesso dequalificati, e il futuro che li attende nel mondo del lavoro. Tra le parole d'ordine ha un ruolo importante la lotta alla precarietà. E persino le frange meno radicali colgono il rapporto che il governo narrava come un sogno alla rovescia: "la Buona scuola si lega al jobs act per connettere formazione privatizzata e lavoro precario, concretizzando politiche d'austerità nel paese".
Una volta legata la condizione studentesca a quella del mondo del lavoro, diventa quasi ovvio individuare nella battaglia referendaria un punto nodale: "l'autunno 2016 deve rappresentare un processo tramite il quale ci si attiva, cogliendo l'occasione per aprire il dibattito su una linea trasversale e più ampia che rechi con sé l'unione indissolubile tra istruzione, democrazia e costituzione".
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