Pressoché in contemporanea con l'apertura a Mosca della Conferenza internazionale sulla sicurezza “MCIS-2017”, disertata dalla Nato, i paesi dell'Alleanza atlantica compiono altri passi nella direzione del confronto con la Russia. Il cacciatorpediniere britannico HMS “Daring”, capoclasse della serie 45, impegnato sinora nella scorta al naviglio commerciale in Medio oriente, ha lasciato ieri Istanbul alla volta del mar Nero; la decisione, scrive tvzvezda.ru, arriva dopo l'annuncio secondo cui caccia inglesi “Typhoon” pattuglieranno gli spazi aerei dell'Europa orientale.
Secondo Daily Express, questa non sarebbe altro che la risposta di Londra alla dichiarazione del comandante della marina militare russa, Vladimir Korolev, secondo cui i vascelli russi sono in grado di controllare qualsiasi quadrante degli oceani mondiali. La vicenda del “Daring”, nota pravda.ru, ha provocato una raffica di allusività tra i giornali del Regno Unito. Per il Daily Mail, Londra avrebbe con ciò trasmesso un “messaggio a Putin”, indirizzandolo dalla “porta di servizio”. Londra avrebbe voluto rispondere al passaggio, la settimana scorsa, di una squadra navale russa attraverso La Manica, scrive The Sun: la Russia avrebbe messo in piedi “una minaccia armata" per "provocare il Regno Unito"; quantunque, osserva a sua volta pravda.ru, sia proprio il Regno Unito che organizza già da moltissimi anni “simili navigazioni della flotta da guerra nelle acque confinanti la Russia”. Stessa posizione da parte del Daily Star, secondo cui si tratterebbe di una “vendetta per l'invasione de La Manica”.
A Mosca si nota anche come la stampa inglese abbia pubblicato il video del lancio di un missile Aster dal HMS “Daring”, accompagnandolo con la nota per cui tali immagini dovrebbero “far uscire di testa il Cremlino”, dal momento che il “Daring” viene presentato come il vascello “più poderoso della flotta britannica, dotato di una significativa potenza di fuoco”.
In ogni caso, fonti ufficiali russe, citate da Politonline.ru, hanno fatto sapere che il cacciatorpediniere inglese, come “qualunque vascello militare che entri nel bacino del mar Nero, è subito preso sotto controllo dai radar della Flotta del mar Nero e dei sistemi missilistici “Bal” e “Bastion”. Non si tratta di una misura straordinaria: è la prassi, adottata da tutti i paesi, di “accompagnare" le navi militari. La flotta della Nato, hanno detto ancora da Mosca, “non rappresenta una minaccia reale; è piuttosto una pressione sulla Russia. Quelle unità militari non potrebbero causare danni significativi e inoltre, in caso di aggressione, la loro durata in vita sarebbe di 5-10 minuti”.
Sempre nel quadro dei reciproci “complimenti”, Dmitrij Rodionov titola su Svobodnaja Pressa “quante bombe atomiche sarebbero necessarie per far scomparire la Gran Bretagna dalla faccia della terra". Dopo le parole del Ministro della difesa di sua maestà, Michael Fallon che, controbattendo alla “esigenza di un mondo denuclearizzato” auspicata da Jeremy Corbyn, ha parlato di attacco nucleare preventivo, il vice presidente della Commissione difesa del Senato russo, Frants Klintsevič, ha dichiarato che il discorso di Fallon merita una risposta dura: “"Nel migliore dei casi, quella dichiarazione dovrebbe essere vista quale elemento di guerra psicologica. Nel peggiore, si deve pensare davvero male, dato che sorge la legittima domanda: contro chi la Gran Bretagna è pronta a usare preventivamente l'arma nucleare?". Secondo Klintsevič, gli inglesi “non trovano pace per la gloria USA” di aver sganciato le bombe atomiche sul Giappone.
Rodionov ricorda come la Gran Bretagna sia stata il terzo paese, nel 1952, a sperimentare un proprio ordigno nucleare e oggi disporrebbe di 225 testate termonucleari, 160 delle quali pronte all'uso. Dal 1998, l'unico componente delle forze nucleari britanniche è il gruppo SSBN “Trident”, composto da quattro sommergibili nucleari della classe “Vanguard”, basati in Scozia, uno dei quali è costantemente di guardia. Ogni vascello dispone di 16 missili Trident II, in grado di portare fino a 8 testate ciascuno, con portata massima di 11.300 km.
“Fallon non ha detto contro chi concretamente potrebbe essere indirizzato il colpo preventivo e questo testimonia di come sia aggressiva l'attuale linea del governo britannico”, nota il politologo Ivan Konovalov, d'accordo con Klintsevič sull'opportunità di una risposta dura, pur sul piano diplomatico. A parere del sociologo Aleksandr Perendžiev, le parole di Fallon sono più a uso interno che estero: dato che le basi dei sommergibili britannici sono in Scozia e questa sembra più che intenzionata a separarsi, Londra avrebbe ricordato a Edimburgo che il bottone nucleare rimarrebbe comunque in mano inglese.
In questo clima, secondo il Ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, la situazione dei rapporti internazionali è oggi più pesante di quanto non fosse all'epoca della guerra fredda. “Anche la retorica usata in pubblico” ha detto Lavrov in un'intervista a Esquire, “era più morbida. Allora i due campi non oltrepassavano i limiti del consentito. Oggi non esiste più alcuna regola”.
E il Ministro della difesa russo Sergej Šojgù, intervenendo alla conferenza moscovita sulla sicurezza, che riunisce circa 800 rappresentanti dei dicasteri della difesa mondiali, ha invitato i paesi della UE a smettere di voler intimorire la Russia e cominciare invece a ristabilire normali rapporti. Parole al vento?
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