Nei giorni scorsi il Tribunale internazionale de L'Aja ha ingiunto alla Russia di “astenersi dall'introdurre limitazioni ai diritti dei tatari di Crimea” e consentire l'istruzione anche in lingua ucraina, riconoscendo così implicitamente la Crimea come territorio russo. E a Mosca, il Comitato di indagine russo consente ai giudici internazionali di verificare direttamente l'assenza di qualsiasi limitazione ai diritti delle minoranze nazionali nella penisola, principalmente ai tatari, “integrati pienamente nello spazio socio-politico russo”. Ma, dato che la sentenza de L'Aja si riferiva anche al Medžlis dei tatari di Crimea, Mosca non ha alcuna intenzione di rivedere la propria posizione nei confronti di quella organizzazione, giudicata estremistica e, dunque, non riconosciuta dalla legge russa. Sembra che i giudici internazionali abbiano concordato con tale impostazione della questione, lasciando Kiev a bocca asciutta.
Forse per questo, il solista del gruppo rock ucraino “Vopli Vidopljasova”, Oleg Skripka, non nuovo a esternazioni nazionalistiche sulla Crimea, è tornato a urlare (Vopli sono le urla) sui temi a lui cari, proponendo ora la creazione di ghetti per coloro che, vivendo in Ucraina, non siano in grado di impararne la lingua. “Le persone che non riescono a imparare l'ucraino hanno un basso QI e la diagnosi è quella di demenza” ha detto; “devono essere isolati, perché socialmente pericolosi; bisogna creare un ghetto per loro”. In ogni caso, possono andare a cercare lavoro in altri paesi, ha sentenziato Skripka, che un mese fa aveva presentato il remake dell'inno dell'OUN “Siamo nati in un grande periodo”. Quasi interpretando alla lettera il consiglio di Skripka di cercare nuove opportunità all'estero, il presidente Petro Porošenko, che in passato aveva dato prova della sua scarsa conoscenza della lingua madre, facendosi suggerire in diretta conferenza-stampa la dizione ucraina di parole da lui conosciute solo in russo, ha ora invitato a studiare l'inglese, per “essere in sintonia con il mondo moderno, dotarsi di un potente strumento di auto-sviluppo e aver accesso ad un serbatoio unico di conoscenze. Learn English. Explore the world!”, ha esclamato il primo cittadino ucraino.
La portavoce del Ministero degli esteri russo, Marija Zakharova ha commentato su feisbuc l'uscita di Skripka: "Si dovrebbe appendere uno striscione dall'aeroporto "Borispol" di Kiev sino al Chreščatik, la strada principale della città, con su scritto: "Salutiamo i partecipanti a Eurovidenie. Sentitevi in Europa: stiamo costruendo ghetti per deficienti che non parlano ucraino. Welcome to Ukraine!".
Pienamente solidale con Skripka è invece il leader dell'organizzazione nazionalista “Fratellanza”, Dmitrij Korčinskij, il quale ha anzi rilanciato, sostenendo che per i “patrioti ucraini” ogni parola pronunciata nella lingua degli occupanti è “una pallottola al cuore”. Quando si è in guerra, ha detto Korčinskij, “la cultura è propaganda. Anche la lingua è cultura e dunque è un'arma” e ha definito “quinta colonna” chiunque, pur sostenendo l'Ucraina, si ostini a voler mantenere relazioni diplomatiche, commerciali e culturali con la Russia. Come dimenticare l'omelia pronunciata dal Metropolita della diocesi Lutskaja e Volynskaja del patriarcato di Kiev, Mikhail Zinkevič, che nel 2015 aveva messo in guardia i fedeli ricordando loro che ”Voi oggi vi trovate nella vostra cattedrale e dovete pregare nella vostra lingua ucraina e non nella lingua dell'occupante. Chi prega in un'altra lingua … che non si inganni. Perché dio ascolta noi e mai loro”.
Non del tutto inaspettatamente, il Ministro degli interni ucraino Arsen Avakov ha però criticato l'uscita di Oleg Skripka a proposito del ghetto. Lo ha fatto, ovviamente, alla sua maniera: "Mi dispiace che abbia parlato di ghetto in Ucraina – un paese in cui la libertà è e, ne sono sicuro, rimarrà, il principale imperativo per le persone illuminate". Se non fosse così tragica la situazione degli oppositori al regime golpista, ci sarebbe da rimanere meravigliati. Il fatto è che Avakov, nato a Baku e di nazionalità armena, si sente probabilmente più a proprio agio con la lingua russa, come dimostrò il contrasto giudiziario con l'ex premier Arsenij Jatsenjuk o la lite con l'allora governatore di Odessa Mikhail Saakašvili, terminata a bicchieri d'acqua in faccia.
E, secondo quanto riporta Vzgljad.ru, anche a livello quotidiano la questione della lingua assume aspetti “coloriti”: sembra che diverse persone abbiano mandato a quel paese “voi e i vostri banderisti” le commesse dei supermarket di Kharkov, evidentemente obbligate dalle autorità a rivolgersi ai clienti solo in ucraino. Secondo il sito web Gorod X, un cliente sembra aver fatto addirittura tesoro delle parole di Skripka, solo al contrario, e avrebbe detto a una commessa: “Ma che sei deficiente? Non sei in grado di imparare il russo?”.
Già a fine 2016, ricorda la Tass, il consigliere del Ministero degli interni ucraino Ilja Kiva aveva dichiarato in TV, rivolto in principal luogo alla gioventù del Donbass: “Se non amerete l'Ucraina, vi costringeremo ad amarla!”. Prima di lui, il Ministro della cultura Evgenij Niščuk, sempre in riferimento agli abitanti del Donbass come persone di “seconda classe” e caratterizzando i loro rapporti col resto dell'Ucraina come un "abisso di coscienza", aveva asserito la loro "inferiorità genetica": "quando parliamo così tanto della genetica delle aree di Zaporože e del Donbass, quelle sono aree di importazione, e quindi prive di genetica". E prima ancora, estendendo il proprio “apprezzamento” a tutti i russi, non solo a quelli del Donbass, il consigliere presidenziale Jurij Birjukov, li aveva caratterizzati come “piccoli insetti nocivi”.
Non lontano dal vero dunque il Presidente della Commissione per l'informazione del Senato russo Aleksej Puškov, che ha definito le parole di Skripka “ordinario nazismo”: di fronte a tali “ministri” e tale “consiglieri”, naturale che, il 20 aprile, il centro di Kiev e il parco cittadino dedicato alla guerra antinazista siano stati tappezzati di volantini di “auguri” in occasione della nascita di Adolf Hitler; naturale che nelle strade di Kiev si accoltellino antifascisti; naturale che il cosiddetto Centro ucraino per i diritti umani chieda alla Procura generale di procedere nei confronti del 93enne ex colonnello dei Servizi di sicurezza Boris Stekljar, che nel 1952 aveva eliminato la banda clandestina di uno degli ultimi collaborazionisti filonazisti dell'OUN-UPA, Nil Khasevič, dato che, come dichiarano i nazionalisti, “egli costituisce una minaccia per il popolo ucraino”.
Ma in Italia si continua a sostenere la “democraticità” del golpismo ucraino.
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