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Algeria. Aumenta la mobilitazione contro Bouteflika

«Una mobilitazione mai vista negli ultimi dieci anni» così commentavano gli algerini dopo le proteste di ieri. Una protesta di massa contro la decisione di Abdelaziz Bouteflika, ricoverato in questi giorni a Ginevra, di presentarsi alle prossime elezioni presidenziali per il quinto mandato. Annunciando e sostenendo la candidatura del presidente in carica, i partiti della maggioranza – Fronte Liberazione Nazionale (Fln), Raggruppamento Nazionale Democratico (Rdn), Tajamou Amal Jazair (Taj) ed il Movimento Popolare Algerino (Mpa) – non avevano immaginato un simile movimento di protesta nelle strade algerine.

Una serie di proteste, cominciate lo scorso venerdì 22 febbraio, che si stanno ampliando a macchia d’olio ed in maniera trasversale – dai sindacati agli studenti, dai partiti islamisti a quelli della sinistra algerina – coinvolgendo giovani, studenti, disoccupati con lo slogan «Né Said (fratello del presidente, percepito come suo potenziale successore, ndr) né Bouteflika! L’Algeria non è una monarchia, ma una repubblica».

Un movimento spontaneo, guidato inizialmente dal gruppo Mouwatana (cittadinanza in arabo, ndr) nato dalla società civile algerina e firmatario di una lettera che richiedeva, già lo scorso anno, al presidente Bouteflika, 81 anni, di «rinunciare al quinto mandato». Dalle proteste partite in sordina la scorsa settimana si è passati ad un movimento popolare che oggi ha portato in piazza centinaia di migliaia di algerini in tutto il paese: da Algeri a Orano, da Costantine ad Adrar per arrivare anche a Bejaia in Cabilia. Presente in piazza anche Ali Benflis, leader del partito centrista Talaie al Hourryet, e principale antagonista di Bouteflika alle prossime presidenziali come in quelle del 2014 dove arrivò secondo con quasi il 13% dei voti.

«La partecipazione popolare» – ha affermato all’agenzia Afp Jamila Bouhired, 83 anni, una delle donne simbolo della guerra di liberazione – «ha portato alle grandi proteste di oggi nel paese (…) gli algerini vogliono un cambiamento radicale dell’attuale classe politica». Numerose le adesioni anche da parte degli studenti universitari e dei giornalisti che avevano denunciato, nei giorni scorsi, una «censura imposta dal regime» che cercava di mettere in silenzio il crescente malcontento popolare.

La polizia, numerosa in tutte le piazze, ha cercato di limitare inizialmente le manifestazioni pacifiche, soprattutto nella città di Algeri, visto che dal 2001 veniva represso con la violenza qualsiasi tentativo di protesta contro il governo, retaggio della guerra civile degli anni ‘90.

Da parte sua il premier Ahmed Ouyahia ha dichiarato che è «legittimo protestare» anche se ha etichettato la manifestazione di oggi come una «deriva pericolosa per il paese», paragonandola alle primavere arabe che hanno portato alla guerra civile in Siria, visto che anche lì «le proteste erano cominciate con delle rose».

In una sua intervista sul quotidiano online Tsa, la presidente del Partito dei Lavoratori (Pt), Louisa Hanoune, ha etichettato queste proteste pacifiche come una forma di rivolta contro lo status quo dell’attuale classe politica al governo.

«Questo movimento popolare non è il risultato degli appelli dei partiti o dei sindacati» – ha affermato la Hanoune – «ma è una risposta spontanea alle sofferenze di questi anni, alle politiche anti-sociali ed alla continua violazione delle libertà democratiche e costituzionali di questi anni».

Confermando il proprio sostegno alle manifestazione di venerdì e dei prossimi giorni, la Hanoune ha ribadito che deciderà domani se partecipare alle prossime elezioni presidenziali. La raccolta di firme da presentare entro il 3 marzo è stata molto difficile a causa «delle frodi e delle modalità di raccolta antidemocratiche» imposte dalle autorità centrali che «hanno messo pressione ai cittadini dopo l’annuncio della candidatura per il quinto mandato di Bouteflika», ha aggiunto.

La Hanoune ha avvertito il primo ministro Ouyahia di evitare qualsiasi forma di repressione violenta nei confronti delle manifestazioni che hanno come slogan quello di essere «pacifiche per il cambiamento democratico» e che indicano un alto senso di responsabilità civica da parte dei cittadini algerini che richiedono «una nuova era per l’Algeria».

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