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Ex militare argentino ammette: più di 4.000 gettati vivi in mare

L’ex militare Nelson Ramón González, nel corso della causa giudiziaria contro i responsabili dell’operazione “Controffensiva” e per i crimini commessi da questi ultimi durante l’ultima dittatura militare argentina – sostenuta dagli Stati Uniti – negli anni 1979 e 1980,  ha fornito prove ed informazioni sui voli della morte ed il meccanismo di rapimenti, torture e sparizioni compiuti dall’esercito.

La testimonianza di González è molto importante, perché mette sulla scena giudiziaria qualcosa che non è stato giudicato fino ad ora e, allo stesso tempo, contribuisce a comprendere il nervo centrale della repressione in tutta l’Argentina”, ha detto Pablo Llonto, avvocato principale di parte civile nel  processo.

L’ex ufficiale militare argentino ha testimoniato avanti il Tribunale Federale 4 di San Martín. Durante la prima parte del suo racconto ha confermato che Campo de Mayo era destinato alle attività previste e messe in atto nel quadro della  così detta “controffensiva”, dal nome con cui venne indicato il ritorno di un gruppo di militanti  Montoneros nel paese tra il 1979 e il 1980.

Gonzales ha riferito che le esecuzioni dei militanti rapiti Zucker e Frías avvennero nell’area del campo di tiro della proprietà  e che vi parteciparono anche alcuni esponenti dei vertici militari dell’epoca ed ha poi aggiunto: “Lavoravamo con un gruppo di 8 ufficiali permanenti con commissioni che ruotavano ogni 2 mesi, a loro volta sotto il comando di vari gruppi di intelligence, in particolare il Battaglione d’Intelligence 601.”

Alla domanda su cosa fecero i militari dopo le esecuzioni, Gonzalez ha detto: “Con tutto il rispetto per i parenti, li hanno bruciati lì con le coperte. Fu riconosciuto da Taborda, che era responsabile della sezione.” . Gonzàles ha aggiunto  che da Campo de Mayo “passarono circa quattromila persone, che furono gettate vivi in ​​mare”. Secondo González, i voli della morte provenivano dalla Aviation Company e che la circostanza ” […]era nota in tutta Campo de Mayo. Gli aerei della Fiat stavano lì, lì venivano eseguiti i voli e tutti commentavamo quanto accadeva.”. 

Gonzalez  ha dichiarato di avere voluto confessare  “perché che pesa sulla sua coscienza  l’aver fatto parte di un esercito in cui non voleva essere” ed ha anche fornito dettagli precisi sull’esecuzione di Federico Frías, Marcos  Pato  Zucker e altri due desaparecidos che non sono stati ancora identificati.

Il procedimento giudiziario in corso è stato sospeso già due volte ed è ripreso,  finalmente, il 12 aprile scorso. Vi sono state chiamate a  testimoniare  oltre 250 persone.  Sono andati a processo nove presunti responsabili delle sparizioni forzate nei cui  confronti pendono 94 accuse per crimini contro l’umanità.

ll processo non ha per oggetto i crimini contro l’umanità commessi nei centri clandestini, ma quelli commessi nella struttura di intelligence montata dall’esercito nelle sue operazioni a Campo de Mayo volte a realizzare un piano illegale di sequestri di persona ai danni dei militanti Montoneros [1] che vivevano in esilio.

L’obiettivo, in primo luogo, è puntare in alto e cioè al Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, al Battaglione 601 e al Distaccamento 201 che operavano a Campo de Mayo“, ha detto l’avvocato Llonto. “Sappiamo che per ora la lista dei sospetti è piuttosto piccola ma questo processo mostrerà il vero volto di gran parte dell’organizzazione anche per capire che il lavoro dell’intelligence non era solo per ottenere informazioni sotto tortura, ma anche il controspionaggio, generare notizie false e farle circolare nei media oltre che infiltrarsi tra gli avversari” ha aggiunto Infine, l’avvocato Llonto ha sottolineato che “questa gigantesca rete di disinformazione che ha oscurato la storia del paese per così tanto tempo sta iniziando ad essere scoperta.”.

 

[1] Il Movimento Peronista Montonero  è stata un’organizzazione guerrigliera ispirata ad un socialismo nazionale. Operò negli ’70 del XX secolo inizialmente con lo scopo di contrastare il governo autoritario della cosiddetta “Revolución Argentina” e favorire il ritorno al potere di Juan Domingo Perón. A partire dal 1974 tuttavia il movimento montonero entrò in conflitto con l’ala conservatrice peronista rappresentata dal governo di Isabelita Perón; infine, a partire dal colpo di Stato del 24 marzo 1976, i Montoneros combatterono la brutale dittatura militare instaurata in Argentina dalla giunta del generale Jorge Rafael Videla.  Pur cercando di contrastare la repressione scatenata dal potere militare e di ribattere colpo su colpo, il movimento montonero fu messo in grave difficoltà negli anni della dittatura; migliaia di suoi aderenti furono uccisi, arrestati, torturati o divennero desaparecidos. I Montoneros cessarono quasi completamente la loro attività tra il 1979 ed il 1980.

Fonti:  

1) “Pagina12” del 01/06/2019 (giornale pubblicato a Buenos Aires, in Argentina) ;

2) http://www.spanishrevolution.org del 03/06/2019.

 

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