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Elettroshock in carcere, accuse ad azienda inglese

Elettroshock, assunzione forzata di psicofarmaci, percosse: stando alle denunce raccolte dai ricercatori dell’Università di Witwatersrand, uno dei principali atenei del Sudafrica, sono gli abusi ai quali sono stati più volte sottoposti i detenuti di un penitenziario affidato in gestione a una società inglese.

Secondo i responsabili del Progetto giustizia dell’Università, a rivelare casi di elettroshock e percosse sono stati oltre 30 dei detenuti intervistati nel carcere di massima sicurezza di Mangaung. Venti altri prigionieri, invece, hanno denunciato di essere stati costretti da guardie e secondini ad assumere psicofarmaci tramite iniezione.

Secondo il quotidiano Mail & Guardian, il carcere di Mangaung è uno dei due penitenziari del Sudafrica affidati in gestione a società private. Nella struttura sono recluse circa 3000 persone. Casi di “brutalità” ai danni dei prigionieri erano già stati denunciati in un rapporto consegnato al governo nel 2010, nel quale per altro il penitenziario è paragonato al carcere americano di Guantanamo. In testimonianze video ottenute dai ricercatori e rilanciate oggi da alcuni giornali, si sentono detenuti che urlano “basta” e guardie che rispondono di star facendo solo il proprio “lavoro”.

Dopo la diffusione delle denunce, il governo ha assunto a titolo temporaneo la gestione del carcere e avviato un’inchiesta. G4S, la società inglese responsabile della prigione dal 2000, è stata accusata di aver “perso il controllo della situazione”. Molti abusi sarebbero stati commessi da componenti della Squadra d’emergenza per la sicurezza, soprannominati “ninja”.

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