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I cinque ex combattenti in Rojava. Sulla richiesta della Sorveglianza Speciale

Il tribunale di Torino ha respinto a richiesta di sorveglianza speciale per due anni per Davide Grasso, 39 anni e Fabrizio Maniero, 43 anni, combattenti in Siria al fianco dello Ypg e Ypj, contro l’Isis. Per Paolo Andolina, 28 anni, Jacopo Bindi 33 anni e Maria Edgarda Marcucci, 27 anni, la sezione misure di prevenzione del tribunale di Torino ha chiesto maggiori approfondimenti prima di prendere una decisione. Per loro dunque il giudizio è al momento sospeso.

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Stamattina, venerdì 21 giugno, alle ore 11.00, presso il caffé Basaglia di via Mantova 34 a Torino, avrà luogo una conferenza stampa in cui risponderemo alle domande dei giornalisti sulla decisione del Tribunale di Torino, comunicata oggi, circa la sorveglianza speciale a ex volontari torinesi anti-Isis, civili e militari, nella Federazione democratica della Siria dl nord.

La decisione del Tribunale di Torino è una vittoria delle Ypg-Ypj. Afferma esplicitamente che nessuna correlazione è possibile (per tutti noi cinque, e quindi per nessun altro) tra l’aver combattuto nelle forze curdo-arabe che hanno sconfitto l’Isis e l’applicazione di restrizioni della libertà previste dalle cosiddette “misure di prevenzione”.

Il nostro primo obiettivo è stato la protezione della memoria delle migliaia di cadute e caduti nella lotta contro l’Isis e contro l’invasione turca in Siria attraverso la reputazione internazionale delle Ypg e della rivoluzione sociale, politica e culturale che esse difendono nella Siria del nord.

Riteniamo di aver raggiunto questo risultato. Resteremo vigili su qualunque tentativo di infangare la memoria dei nostri caduti e la reputazione mondiale delle forze rivoluzionarie.

Inviamo il nostro saluto solidale a Luisi Caria, combattente sardo Ypg, in attesa della decisione da parte del Tribunale di Cagliari.

Il vero responsabile di questa vittoria è Lorenzo Orsetti. Cadendo sul campo di battaglia il 18 marzo contro i miliziani dell’Isis con la stessa uniforme che alcuni di noi hanno indossato, ha indirettamente acceso su questa vicenda riflettori che, altrimenti, avrebbero continuato ad essere spenti.

Saremo a Firenze questa domenica (23 giugno) per la veglia funebre all’Sms di Rifredi (h 10.00 – 20.00) e domenica 24 per la cerimonia funebre alle Porte Sante di San Miniato (h 10.00).

Ci stringiamo alla famiglia di Lorenzo, che ringraziamo per la solidarietà. Invitiamo tutte e tutti ad essere presenti.

Questa vittoria è stata possibile anche grazie al sostegno dell’opinione pubblica italiana e dei tanti che ci hanno testimoniato privatamente e pubblicamente la loro vicinanza, che ringraziamo.

Fondamentale è stato l’apporto dei nostri tre avvocati, che ringraziamo di tutto cuore per il loro lavoro: Lea Fattizzo, Claudio Novaro e Frediano Sanneris.

Un secondo risultato importante (sempre per tutti e cinque) è l’affermazione del tribunale che non è ammissibile applicare la sorveglianza speciale per via di idee politiche espresse in interviste, status sui social o sui libri, come invece avevano sostenuto incredibilmente la Digos con i suoi incartamenti e la procura con il suo intervento in aula.

La nostra campagna e la nostra difesa hanno ottenuto il risultato di difendere efficacemente, almeno in parte, la libertà di dissenso intellettuale e di espressione critica in questo paese.

Questa doppia sconfitta di Digos e procura non rende meno preoccupanti le scomposte iniziative intraprese nei nostri confronti e nei confronti di molti altri in questi anni. Pone anzi in generale, crediamo, la necessità di una discussione sugli effetti dell’estrema politicizzazione di questura e procura a seguito del dissenso dimostrato in questi anni dalla popolazione della Val Susa nei confronti del progetto “Tav”.

Non tutto è oro quel che luccica. Resta quanto mai problematica, da parte del tribunale, l’affermazione secondo cui le nostre condotte in Italia, del tutto irrelate con le Ypg e con la Siria, avrebbero potuto o potrebbero motivare una sorveglianza speciale che limiti le nostre libertà e i nostri diritti civili senza accuse, senza reato e senza processo, per il tramite della sorveglianza speciale.

Questo viene affermato dai giudici sospendendo la posizione di tre di noi – Eddi, Jacopo e Paolo – per cui si chiede l’acquisizione di ulteriori elementi su fatti che nulla hanno a che fare con la nostra comune militanza in Siria.

Questi elementi riguardano episodi politici per cui né Eddi, né Jacopo, né Paolo sono mai stati condannati. Un presidio a Torino, nell’autunno 2018, in cui Eddi e Jacopo hanno chiesto del tutto pacificamente, assieme a decine di altri giovani, che il proprietario di un locale corrispondesse a un ragazzo gli stipendi arretrati come cameriere; e un presidio del capodanno 2017 di centinaia di persone (tra cui Paolo) che hanno espresso vicinanza ai detenuti del carcere delle Vallette.

Questo futuro strascico ci sembra espressione di una volontà di confondere le idee, di voler dare un intempestivo contentino o un colpo al cerchio e un colpo alla botte – con l’effetto di rendere questa vicenda, già grave, sempre più simile a una farsa.

L’udienza per Eddi, Paolo e Jak è stata fissata per il 15 ottobre il cui si discuterà dei nuovi accertamenti richiesti. Non ci sentiamo di escludere che questi continui rinvii siano anche motivati dalla speranza che sulla vicenda scenda l’attenzione il più possibile.

Restiamo uniti contro qualsiasi tentativo di limitare la libertà di dissenso, nostra e altrui, nel nostro paese, e chiediamo che l’obbrobrio giuridico e politico delle “misure di prevenzione” introdotte da Mussolini sia finalmente e per sempre espunto dall’ordinamento italiano.

Paolo Andolina, Jacopo Bindi, Davide Grasso, Fabrizio Maniero, Maria Edgarda Marcucci

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1 Commento


  • Marco

    Vi ringrazio per il vostro impegno. Mi fate intravedere la fine di questa eterna domenica delle salme. Spero che possiamo unirci a voi in tanti.

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