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Russia. Sulla pandemia resistenze verso controllo digitalizzato della popolazione

Secondo i dati ufficiali, alla data del 26 aprile erano registrati in Russia oltre 80.949 contagiati di COVID-19 (di cui 42.480 a Mosca e 9.070 nella regione di Mosca), con un incremento di circa 6.361 (di cui 3.175 a Mosca) rispetto al giorno precedente e un totale di 747 decessi (404 a Mosca e 71 nella regione di Mosca). Il 50% circa è asintomatico e il 41,5% sono persone dai 18 ai 45 anni. Si prevede che nei prossimi giorni Vladimir Putin possa prorogare di una settimana le misure di auto-isolamento inizialmente previste fino al 4 maggio.

Al Presidium del Consiglio governativo per la lotta al coronavirus, il sindaco di Mosca Sergej Sobjanin ha proposto di estendere il pass elettronico, già introdotto nella capitale, alle altre regioni russe, per limitare l’ingresso nella regione di Mosca a persone provenienti da altre regioni, nel momento in cui la quarantena verrà allentata a Mosca. Vero è, nota Il’ja Graščenkov su Realtribune.ru, che “dopo aver testato con successo l’esperimento di controllo digitalizzato della popolazione a Mosca, lo si vuol introdurre nelle regioni, così da poter sorvegliare, se non l’intera vita delle persone, alcuni momenti importanti di essa.

Poiché il cosiddetto “campo di concentramento digitale” è una misura impopolare, “l’onore” di introdurlo è stato lasciato a Sobjanin, in questa fase “vice di Putin” per il virus”.

Ventuno soggetti federali hanno chiesto di collegarsi alla piattaforma per i pass digitali; saranno collegate prima le regioni di Belgorod, Vladimir, Kostroma, Tambov, Tula, Orël e Jaroslavl. Seguiranno poi 14 regioni di Siberia, Volga, Caucaso settentrionale e Estremo Oriente.

Sempre Sobjanin, in un intervista televisiva del 23 aprile, ha detto che Mosca si è dotata di una “modalità ottimale di autoisolamento” e ha accennato a “grosse metropoli mondiali” che, invece, all’inizio hanno adottato misure non troppo rigide, ma che poi sono state costrette a far intervenire i soldati: “noi non vorremmo arrivare a questo”, ha detto.

Commentando tali parole, Anatolij Nikiforov osserva che tale “velata minaccia rivolta ai moscoviti in caso di loro cattivo comportamento significa una sola cosa: il potere teme proteste di vario genere”.

Ora, dato che Sobjanin ha parlato di “condotta molto responsabile dei cittadini” e di “misure ottimali, efficaci e adeguate”, perché parlare del possibile impiego dell’esercito? “Perché lo ha detto, se tutto va bene?”, si chiede Nikiforov. “Quali truppe? Contro chi? Per cosa? E chi sono i nemici? I moscoviti che hanno perso lavoro e stipendi?

La dichiarazione di Sobjanin è fatta sullo sfondo dei disordini a Vladikavkaz e Rostov e una loro possibile diffusione nel resto del territorio”, e anche alla luce delle dichiarazioni di German Gref [ex Ministro dello sviluppo economico e attuale presidente di Sberbank; ndt] secondo cui lo stato non può permettersi pagamenti diretti ai cittadini e di El’vira Nabiullina [presidente della Banca centrale; ndt] che si oppone allo stanziamento di denaro per la popolazione a causa del coronavirus.

Il KPRF di Gennadij Zjuganov denuncia che lo scorso 22 aprile,  in vari centri del paese, militanti del partito sono stati multati mentre deponevano corone ai monumenti a Lenin, nel 150° anniversario della nascita.

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Lotta al coronavirus o ai cittadini?

Vladimir Pavlenko * 

Carissimi, come dire, moscoviti, siamo così afflitti per voi, non facciamo altro che curarci del vostro bene, solo per la vostra salute vi abbiamo multato di 50 milioni di “segnacci” (1). Abbiamo rallentato esponenzialmente la diffusione del virus con i nostri più grandi sforzi. Nonostante la famigerata “ottimizzazione” della medicina. Nulla di peggio avrebbe potuto esserci per voi, irragionevoli e incoscienti. E su questa nota gioiosa, annunciamo nuove “beneficienze”. Dal 22 aprile aggraveremo l’ordnung e sarete compensati con farmaci per l’ORVI [Ostraja Respiratornaja Virusnaja Infektsija]. Torna in mente “La ferrovia” di Nekrasov con la botte di vino: “Giù il cappello, quando parlo!”.

Sembrerebbe che, situazione migliorata, si debbano allentare le misure. O almeno non aggravarle. Eh no! Sarebbe così nella normale logica umana, ma nella logica del gradonačalnik (2) è tutto esattamente all’opposto. Per comprendere questa sua logica, si deve ricorrere non già più a Nekrasov, ma a Gianni Rodari, con il suo immortale Cipollino. 100 lire per una pioggia semplice, 200 lire per quella forte e 300 lire per quella con tuoni e fulmini, come promesso dal dignitario limone alle umili verdure. O forse conviene rileggersi “Neznajka” (3), che per poco non era stato vietato (4). O anche ricordarsi di quel video profetico, saluti dal 1982 (5).

Ma veniamo ai fatti della nostra routine “virale” quotidiana.

Fatto primo. Ci raccontano che non è complicato ottenere il pass elettronico. Come sputar in terra. Oggi, mostrandomi cittadino ossequioso della legge, ho provato a farlo in anticipo, senza aspettare le “cinque ore prima della prima uscita”. Sul sito del buon Sobjanin si dice che, a partire dal giorno 22, i possessori di certificati statali devono “registrare sul sito mos.ru la targa dei loro veicoli privati/di servizio, nonché le carte elettroniche”.

Per prima cosa ho composto le sette cifre della carta (6) e, dopo essermi intrattenuto con “l’operatore virtuale del numero unico del centralino del governo di Mosca” (per qualche motivo, mi è subito tornata in mente lintelligenza artificiale “Mia” della pubblicità della rete telefonica mobile), mi sono messo ad aspettare la promessa “risposta dell’esperto”. Quanti minuti sono passati? Non voglio mentire: non li ho contati. Parecchi, però. E in ogni cado assolutamente sufficienti a convincersi che la risposta si sarebbe fatta attendere ancora di più. In questi casi, in un’organizzazione come si deve, viene inserito un contatore con cui si informa il cliente su quante chiamate precedano la sua e quanto gli resti da aspettare. Probabilmente, non è questo il caso…

Non essendo molto ferrato in materia di elettronica, mi sono reso conto che, da solo, non avrei mai potuto farcela e così sono ricorso all’aiuto di un amico che si era venuto a trovare molte volte in casi come questo, o simili, avendo egli lavorato al Consiglio della Federazione. Anticipando il seguito, dico subito che il problema è stato risolto; ma, anche a uno specialista di alto livello, in grado di smontare e riassemblare un computer a occhi chiusi, più velocemente di quanto un soldato non sappia fare con un Kalašnikov, gli ci sono volute due ore e mezza.

Tra l’altro, questo amico, nel tentativo di parlare con l’operatore, per avere conferma che il suo tormento avesse dato risultati, ha atteso più di 20 minuti con la cornetta all’orecchio e poi ha desistito dall’impresa, commentando il fiasco con un idioma popolare irripetibile. Non sono in grado di dire se tutto questo succeda solo nel fine settimana o sia sempre così. Era la prima volta che tentavo. Quantunque, a giudicare dalle spiegazioni “dell’operatore virtuale”, sembra che lavorino 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

Il problema principale – secondo il mio amico quasi insolubile – era quello della discrepanza tra il numero di cifre di tutti i possibili gruppi presi dalla social card moscovita e il numero di cellule sul sito web del governo di Mosca. A quali trucchi fosse ricorso per convertire una combinazione di dodici cifre con quella di otto, separate da un intervallo, in quattro gruppi, adottata dal sistema e anche con una frazione e alcuni zeri aggiuntivi, lo sa solo lui. Ma egli è una persona modesta, non si dilunga nei dettagli. E così via.

Quando, alla fine, tutto è andato a buon fine e sulla mail è arrivato il tanto atteso pass digitale per l’auto e la social card, ho posto al mio amico una domanda retorica: è in grado un comune mortale, un pensionato, o anche un “user” medio, privo di conoscenze specifiche in tecnologie informatiche, di venire a capo di questo il problema? E ho avuto una risposta molto emotiva e quasi inequivocabile: “Molto improbabile!” In TV, autentico olio santo tranquillizzante, dicono esattamente l’opposto.

Di fatto, questo sistema elettronico, anche senza tener conto del suo occulto contenuto biblico, su cui torneremo, è uno strumento di segregazione, in primo luogo, di una minoranza di “progrediti” (i cosiddetti “creativi”) da una maggioranza di persone comuni, il cui lavoro è solo parzialmente legato al computer e, in secondo luogo, della gioventù dalle generazioni più anziane.

Ed è chiaro che vittime dell’apartheid sociale, nel quadro di tale stratificazione “elettronica” a seguito di questa segregazione, sono le persone comuni e gli anziani, il che contraddice direttamente la disposizione della Costituzione, che vieta ogni discriminazione per età e caratteristiche sociali. Ma la municipalità ha una sua visione, anche se capovolta. Come dire: chi ha bisogno di uscire di casa, si arrangi. E se non sei in grado di venirne a capo e non hai nessuno cui chiedere aiuto, sono problemi tuoi. “La salvezza di chi sta per annegare, è una questione di quegli stessi che stanno annegando!”. Sulla strada per il “luminoso domani digitale”, nessuno promette aiuti.

Poi ci sono gli annunci in inglese sui treni regionali e nella metropolitana, che, francamente, puzzano di imposizione di un complesso di inferiorità. Come un invito alla capitolazione. Anche per gli autobus: l’avviso della fermata finale non può fare a meno dell’inglese. È tutto quantomeno offensivo. Soprattutto, in una capitale vuota, con confini chiusi e, naturalmente, senza turisti; ed è ovviamente una questione molto dubbia se ci si debba adattare a loro, quando e se torneranno. Immaginiamoci che, da qualche parte, nell’estate del 1942, nella stessa metropolitana di Mosca, si fossero uditi annunci in tedesco…

Fatto secondo. Cento volte è già stato detto che l’AUTO-isolamento è appunto “auto”, perché non è una quarantena, e non sono nemmeno arresti domiciliari. È sotto la tua responsabilità. Anche per sloggiare i credenti dalle chiese nel giorno della Santa Resurrezione di Cristo – e, questo, sullo sfondo del continuo lavaggio del cervello dei “bolscevichi come potere senza Dio” – ci vuole un’immaginazione particolarmente sofisticata, oltre che ipocrisia e illimitato cinismo. Le epidemie in Russia non sono una novità.

Sotto le quotidiane falsità su Lenin e l’era sovietica, coperte da alte decorazioni e spalline, ecco che i nuovi inquisitori si identificano nelle forze dell’ordine, tra le quali, come noto, c’è una discreta percentuale di gente che non si distingue per particolare cortesia verso i cittadini. In questo contesto, la curva del crimine si è immediatamente impennata; cos’altro vi aspettavate? Ma quelli stessi “identificati” fanno finta di non esserne preoccupati e di non essere a conoscenza del fenomeno chiamato “eccesso di potere”.

Questo accade quando, per guadagnarsi i favori e l’ambito “like” dei superiori, si mettono i “vagoni davanti alla locomotiva”. O si dà sfogo al proprio arbitrio insoddisfatto. In uno dei distretti della regione di Mosca, per poco non sono stati multati una chiesa e il suo proposto, perché dei credenti erano presenti alla funzione.

E questo è accaduto nella settimana santa. È andata bene che la questione sia stata risolta dall’intervento della gerarchia ecclesiale. Questo non è ancora un fenomeno di massa, ma, come vediamo, è già del tutto possibile. In quel distretto, tutt’altro che il più problematico, il primo caso di contagio è stato registrato il 5 aprile. C’è un totale di 35 persone ammalate sugli oltre 100.000 abitanti: vale a dire lo 0,035%. Per ora, nessun caso mortale.

È davvero necessario, in tale concreta situazione, intimorire con simili metodi alla Pinochet? E quella chiesa, dove dovrebbe prendere i soldi per pagare la multa? Forse vendendo all’estero icone e paramenti? Oppure dai fedeli, chiusi nell’auto-isolamento senza lavoro? Ci si domanda: chi e perché aveva bisogno dello spiegamento delle forze di sicurezza? Di fatto, a vantaggio dei liberali “arancioni”. Per legare la “quinta colonna” alla “sesta”.

La cosa più triste è che non appena le “misure” termineranno, gli ufficiali superiori correranno in quelle stesse chiese a farsi rimettere i peccati. Nulla di nuovo sotto la luna, soprattutto se si ricorda il pamphlet di Lermontov sul “giudizio di Dio”, che “è inaccessibile al suono dell’oro”. (7)

Fatto terzo. Il 16 aprile, il Comitato della Duma per informazione, tecnologie dell’informazione e comunicazioni ha approvato e raccomandato all’approvazione della Camera bassa, in seconda lettura, il disegno di legge del Governo “Sul registro unico federale delle informazioni, contenente dati sulla popolazione della Federazione Russa”.

Vitalij Kolesnikov, vicedirettore del Servizio fiscale federale, da cui proviene l’attuale Primo ministro Mikhail Mišustin, ha dichiarato con sincero entusiasmo che il documento propone di riunire i registri del Ministero degli interni e dello Stato civile in un unico “registro della popolazione”. O, come lui l’ha definito, un “ideale profilo aureo” di ogni cittadino, che consenta di tracciare tutte le sue connessioni, di lavoro e non, e calcolare ogni centesimo di reddito (8). Orwell, con la sua “Fattoria degli animali” e “1984”, fuma nervosamente in disparte.

Quantunque, il punto qui non siano tanto i “redditi”, con cui si nasconde il fantasma del tema biblico del “marchio dell’Anticristo”, rafforzato dalle decisioni del Tribunale di Norimberga, che riconoscono come crimine  l’identificazione digitale di una persona. Già nel dicembre 2017, il Patriarca Kirill, rivolgendosi all’intellighenzia creativa, aveva detto: “bisogna essere ciechi per non vedere l’avvicinarsi di quei momenti terribili della storia di cui parlava Giovanni Teologo nella sua Rivelazione…”. “L’avvicinarsi o l’allontanamento della fine del mondo dipendono da noi stessi”, aveva anche detto il primate; “tutti, specialmente gli esponenti pubblici, devono prender coscienza della propria responsabilità per la Russia e per l’intero genere umano e frenare il nostro scivolare nell’abisso della fine della storia”.

Ma, ecco che il capo del suddetto comitato della Duma, il noto Alexander Khinštein, contrariamente agli avvertimenti del patriarca, ha manifestato particolare soddisfazione per l’iniziativa del governo, alludendo al fatto che, in tempi di infezione da coronavirus, sarebbe un peccato perdere un’occasione simile per aumentare le opportunità dei pubblicani.

Naturalmente, egli non pensava al lato spirituale della questione. Perché non farsi un po’ di pubblicità sull’argomento… Un tempo, aveva montato una chiassosa carriera giornalistica sullo smascheramento degli abusi del potere. E ora? Come dicevano a suo tempo a proposito di Maša Gajdar (9) i suoi ex complici “orangisti”, lei “sapeva bene come piazzare gli slogan sotto i ponti, in modo che fossero ben visibili dal Cremlino”.

Presi ognuno a sé, ciascuno dei fatti qui citati, il cui elenco non si limita a essi, costituisce quasi un argomento separato. Ma, uniti insieme, allora iniziano a emergere i contorni di una prospettiva tale, per cui il coronavirus non è né una minaccia, né una sfida, ma una buona opportunità per sperimentare un determinato modello di futuro, dietro il clamore del rimanere a casa e dei moltiplicati problemi dei cittadini.

Ecco dunque che quel “la situazione sta migliorando, ma noi aggraviamo il regime”, soprattutto alla luce del bordello del 15 aprile nella metropolitana e per le strade, induce a riflettere parecchio se si sia testimoni dell’attuazione di un ben preciso scenario. Il quale, anche se è legato all’epidemia, lo è molto da lontano.

E se dopo una decina di giorni dal pigia pigia nella metropolitana (10) assisteremo a un picco del contagio, non è per niente escluso che, ancora una volta, a prendersi la colpa siano i cittadini. E non gli agenti operativi di Sobjanin, ai quali, per ogni evenienza, si è immediatamente concessa l’indulgenza del “diritto d’errore”. Per quanto, se si parla di negligenza criminale, questo è per l’appunto il caso.

E non mi abbandona il pensiero: forse si spingono coscientemente le persone agli atti estremi, per aver mano libera? Oppure – le varianti sono una peggiore dell’altra – nascondono dietro lo schermo della “situazione eccezionale” la propria confusione, l’impotenza, nella speranza di una fortuna inaspettata?

*da https://iarex.ru/articles/74627.html?_utl_t=fb&fbclid=IwAR3k4_QSYIBasiHrvvU7d1objDyNAppy0NE_NxSE9AzrP3T4h_kOFXI0Hw0

(1) il rublo, oggi molto svalutato

(2) lett.: capo della città. In epoca zarista aveva poteri di governatore della città e del circondario. Qui usato ironicamente; Mosca è soggetto federale e il Sindaco dispone di poteri pari a quelli dei governatori regionali

(3) il nome viene dall’espressione russa “Ne Znaju”- Non lo so. Neznajka è un cartone realizzato dal disegnatore sovietico per bambini Nikolaj Nosov, da un’idea dell’illustratore canadese Palmer Cox

(4) in realtà, lo scorso novembre, al festival teatrale giovanile di Mosca, era stato davvero vietato uno spettacolo satirico in cui, sulla trama del rodariano “Cipollino”, i giovani attori, indossando gilet gialli, ironizzavano su alcune esternazioni dell’allora premier Dmitij Medvedev

(5) uno sketch dell’autore satirico Mikhail Žvanetskij, in cui si parlava di piazzare tornelli all’inizio e alla fine delle strade: “cioè quella situazione per cui, capisci, il cittadino stesso non desidera lasciare né la città natale, né la strada natale e, infine, la casa diventa per lui definitivamente familiare”

(6) la carta elettronica ricaricabile in uso da anni sui mezzi pubblici di Mosca, più economica del singolo biglietto. Dal 22 aprile, si possono usare soltanto tali carte, o il biglietto unico mensile, oppure le carte sociali elettroniche moscovite, con codici a sette cifre

(7) Mikhail Lermontov “La morte del poeta”, elegia dedicata a Aleksandr Puškin, morto in duello nel 1837

(8) Stando alle cifre ufficiali, a gennaio 2020 il salario medio mensile a Mosca era di 88.900 rubli – che evidentemente tiene conto dell’intero capitale finanziario oligarchico del paese, tutto pressoché concentrato nella capitale – ma, secondo Forbes, metà della popolazione russa ha stipendi inferiori ai 26.000 rubli

(9) figlia di Egor Gajdar, Primo ministro russo nel 1992, esecutore delle privatizzazioni eltsiniane. Marija Gajdar, dal 2017 al 2019 è stata consigliera del presidente golpista ucraino Petro Porošenko

(10) la decisione di controllare uno per uno i pass agli ingressi della metropolitana, ha provocato quel giorno eccezionali assembramenti di persone e il quasi collasso della metropolitana

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