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Italia e Francia unite per un polo militare-industriale europeo

Il 29 aprile il ministro della Difesa italiano Crosetto e il suo omologo francese Lecornu si sono incontrati a Calvi, in Corsica. La lettera d’intenti che è stata presentata in conferenza stampa palesa la volontà di fare passi avanti nella costruzione della difesa europea, con lo sviluppo del ‘Polo Industriale Terrestre Europeo’.

Quello a Calvi è l’ultimo di una serie di bilaterali cominciati a Tolone poco dopo la nomina di Crosetto. Al centro dei colloqui c’è sempre stato il sostegno all’Ucraina, ma anche il ruolo nel Mediterraneo allargato, la sicurezza nel Vecchio Continente, l’integrazione e la capacità delle filiere militari-industriali europee.

Il principale nodo dell’incontro di qualche giorno fa è stato proprio l’industria delle armi nelle prospettive della UE. Il Polo Industriale Terrestre Europeo vuole essere l’ambito su cui porre in sinergia investimenti, conoscenze e produzione bellica, in campo terrestre appunto.

Puntiamo ad avere una grande azienda europea“, ha detto Crosetto. Nel polo dovranno confluire le eccellenze dell’industria militare italiana e francese, per l’implementazione di programmi su piattaforme terrestri, che saranno ovviamente aperti anche ad altri paesi.

Il primo progetto ad essere interessato potrebbe essere il nuovo carro armato MGCS, iniziativa di Parigi e Berlino su cui non sono ancora risolti tutti i nodi, ma che ha visto progressi anche negli ultimi giorni. Roma guarda a questo mezzo per sostituire l’ormai obsoleto Ariete C3 AMV, affiancandoli ai Leopard 2A8, oggetto dell’alleanza siglata tra Leonardo e KDNS, altro colosso franco-tedesco.

È interessante notare come ci si aspetta che la produzione dei Leopard «italianizzati» avvenga direttamente nel nostro paese, nell’orizzonte della transizione a un keynesismo militare anche nel Bel Paese. Nella stessa logica si inserisce la decisione presa a Calvi di aprire in Italia una seconda linea di produzione dei missili terra/aria a media gittata Aster.

Queste armi anti-missile e anti-aeree sono uno dei fiori all’occhiello di Eurosam, consorzio che unisce i rami italiano e francese di MBDA e Thales. Lecornu, su questo dossier, ha anche oltrepassato un punto di non ritorno rispetto alla corsa al riarmo e alla preparazione di un’economia di guerra.

Il ministro francese ha annunciato di aver fatto “ricorso per la prima volta a poteri di polizia amministrativa [per] stabilire priorità per alcuni subappaltatori, per i quali gli ordini civili devono d’ora in poi passare in secondo piano, dopo gli ordini militari, per dare priorità alla gamma Aster“.

Un intervento diretto del potere politico sulle linee di produzione di un ampio parco di aziende coinvolte nel riarmo è un cambio di passo non di poco conto. Se c’ da fare guerra anche la “libertà di impresa” deve mettersi sull’attenti…

A chiudere questo quadro di pesanti ombre sul futuro sono ancora le parole di Crosetto. Parlando del ruolo storico e futuro di una UE unità, ha sottolineato come “non ci sono partiti politici o elezioni che ci dividano; abbiamo lo stesso interesse e lo stesso obiettivo: servire al meglio la nostra Nazione“, che a questo punto deve essere intesa come una nazione europea.

Uno dei ministri più rappresentativi del governo dei postfascisti meloniani afferma senza mezze parole che le divisioni partitiche, compreso il processo elettorale, sono parte di un gioco truccato. Tutte le classi dirigenti europee, che apparentemente si stanno scornando in vista delle elezioni di giugno, difendono in realtà gli stessi interessi e perseguono gli stessi obiettivi.

È la competizione con la Cina, ricordata appunto a Calvi, e la necessità di elevarsi a un “rapporto partitario” con gli Stati Uniti, diventando una delle due gambe della NATO, a riempire i pensieri dei vertici di Bruxelles. Oltre ovviamente ai problemi di un’economia fondata su un modello fallimentare, ma che non si è disposti cambiare.

Più spingeranno sulle spese militari per raggiungere il primo obiettivo, più il secondo diventerà un buco nero, senza uscita. E allora bisogna decidere se raddrizzare il piano inclinato della guerra, e costruire un’alternativa sistemica, o addentrarsi definitivamente nella prossima guerra mondiale.

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