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Gli universitari catalani si accampano contro il genocidio perseguito da Israele a Gaza

Da lunedì gli studenti dell’Università di Barcellona (UB) occupano il chiostro dell’edificio storico dell’istituzione culturale in solidarietà con il popolo palestinese e contro il genocidio perseguito da Israele.

I giovani chiedono agli organi di governo della UB la rottura di tutte le relazioni accademiche con le università, i centri di ricerca e le imprese israeliane. Nonostante il rettore ne neghi l’esistenza, gli studenti denunciano numerosi accordi dell’Università di Barcellona con imprese quali Carrefour, Siemens, HP, Abengoa, AXA, oltre a una collaborazione con l’università di Tel-Aviv.

Il documento degli universitari chiede che “tutte le università pubbliche catalane si schierino a fianco del popolo palestinese, condannino il massacro e rompano le relazioni con lo stato sionista e con le istituzioni che vi fanno affari“.

Allo stesso tempo gli universitari esigono alla Generalitat e al governo spagnolo sia la rottura delle relazioni diplomatiche che la fine del fiorente commercio d’armi con lo stato sionista.

La denuncia della vuota retorica e del sostanziale sostegno ribadito finora dai governi europei allo stato sionista viene ben sintetizzata dallo slogan “Israele assassina, l’Europa patrocina“, diffusosi nelle manifestazioni dopo il 7 ottobre e risuonato anche nel chiostro della UB. 

da un’opinione pubblica sempre più sensibile alla causa palestinese, il governo di Pedro Sánchez è andato alla ricerca di possibili soci europei disposti a riconoscere lo stato palestinese: nelle scorse settimane Sánchez ha incontrato i premier del Portogallo e della Norvegia senza però arrivare ad accordi concreti.

Da un lato il riconoscimento formale dello stato palestinese è stato annunciato più volte dai socialisti come imminente e unilaterale, rimanendo però finora senza conseguenze, a dispetto anche delle pressioni dell’ala sinistra del governo (Sumar e Podemos). Dall’altro il governo del PSOE non ha preso alcuna misura concreta per sanzionare Israele e interrompere il commercio e la vendita d’armi allo stato sionista.

Se è vero che il Congresso di Madrid ha approvato una proposta che invita il governo a interrompere il commercio di morte con Israele (una proposta approvata con i voti di Sumar, PSOE, Esquerra Republicana de Catalunya e Bildu) è altrettanto vero che il governo non ha preso finora nessuna iniziativa in tal senso.

Organizzata dal Comitato studentesco in solidarietà con il popolo palestinese, dalla Rete universitaria per la Palestina e da Università con la Palestina, la mobilitazione all’Università di Barcellona ha un carattere decisamente unitario.

Per il momento gli studenti non intendono bloccare la didattica e sarà l’assemblea a decidere la durata dell’acampada. La coincidenza con le elezioni anticipate per il rinnovo della camera catalana, che si terranno questa domenica, fa temere però l’intervento della polizia, dato che la UB è sede di un collegio elettorale.

Come affermano gli studenti in un comunicato, “il Rettore dell’Università di Barcellona, Joan Guardia, ha avvertito pubblicamente che l’edificio storico è sede di un collegio elettorale e che perciò non si opporrà allo sgombero dell’acampada. Siamo qui per difendere la libertà d’assemblea e di espressione e non accettiamo questa scusa perché la nostra acampada, nei giardini dell’edificio, non rappresenta alcun ostacolo al normale svolgimento della giornata elettorale“.

Agli studenti si sono uniti anche alcuni professori e ricercatori della UB.

In un comunicato redatto ieri dall’assemblea si legge che “come studenti e studentesse, personale docente e non docente dell’università, lavoratori e lavoratrici, dobbiamo schierarci a fianco del popolo palestinese e della sua resistenza. A partire da una prospettiva antiimperialista, antimilitarista e antipatriarcale, denunciamo la responsabilità criminale degli stati capitalisti.

Seguendo l’esempio dei campus degli Stati Uniti, le occupazioni si sono estese in Francia, Inghilterra, Germania, Italia e nel resto dello stato spagnolo gridando con una sola voce: basta alla complicità con il regime coloniale e genocida d’Israele“.

Ma la prima acampada universitaria dei Països Catalans (e di tutto lo stato spagnolo) contro il genocidio a Gaza non è quella di Barcellona, bensí quella cominciata nella facoltà di Filosofia e Scienza dell’Educazione dell’Università di València (UV) il 29 aprile.

La mobilitazione ha il sostegno di numerosi collettivi e sigle sindacali (Bloc d’Estudiants Agermanats, Red Universitaria por Palestina, Coordinadora Obrera Sindical, Sindicat d’Estudiants dels Països Catalans…) e per il momento si annuncia come indefinita. Anche alla UV la didattica non è stata bloccata ma l’acampada si è estesa dai giardini all’interno dell’università.

Oltre alle richieste avanzate dai compagni di Barcellona, gli studenti della UV chiedono al governo spagnolo di aderire alla causa aperta dal Sudafrica contro Israele davanti alla Corte Internazionale di Giustizia e fanno appello alla giurisdizione universale per processare i criminali di guerra quali i vertici militari e politici israeliani.

Esigono inoltre all’amministrazione universitaria la fine delle collaborazioni e dei contratti firmati con le imprese complici del genocidio. Tra quest’ultime denunciano la collaborazione con HP, responsabile dello sviluppo di un sistema di controllo biometrico che permette a Israele di immagazzinare i dati personali della popolazione dei territori occupati della Cisgiordania e di Gaza.

Allo stesso tempo gli studenti chiedono all’amministrazione di sostenere le università palestinesi mediante la costruzione di una rete di solidarietà che porti alla firma di nuovi accordi e contratti.

Arrivati al decimo giorno di acampada, gli universitari possono vantare numerose attività di sensibilizzazione all’interno dell’università e diverse azioni di protesta, tra cui un boicottaggio della banca Santander, denunciata come uno dei principali istituti finanziari legati al settore degli armamenti israeliano.

Sulla scia di València, nuove occupazioni e accampamenti si stanno organizzando anche a Alacant, Gasteiz e Madrid, in un quadro in continua evoluzione.

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