«Oggi, 7 maggio, in una breve udienza via zoom, sono state annunciate le pene contro il membro della comunità mapuche. Il Tribunale Penale Orale di Temuco condanna il portavoce della CAM a 23 anni di carcere ai sensi della Legge sulla Sicurezza dello Stato».
7 maggio 2024
Una pioggia persistente cade sul cuore del Wallmapu, in una infame giornata di aprile, alle porte del Tribunale Penale Orale di Temuco. Sventolano bandiere blu con una stella bianca a otto punte al centro.
In Mapudungun, la lingua mapuche, quella stella simboleggia la Wüṉyelfe, la Stella del Mattino, ‘portatrice dell’alba’. I membri delle comunità venuti dai territori mapuche si riuniscono in resistenza. Suonano i kultrún e le trutrukas, suoni legati alla spiritualità e alla visione del mondo, e da secoli musica di lotta e di resistenza del mondo mapuche.
“Come comunità che lavorano direttamente con la Coordinadora Arauco Malleco, siamo venuti ad assistere alla condanna del nostro lamgien [fratello], riconosciuto colpevole di tutte le accuse contro di lui.
L’idea che la CAM propone da più di 25 anni è quella che si sviluppa nelle comunità. Non è criminale da nessun punto di vista, come lo Stato vuole far sembrare, siamo comunità in resistenza, comunità che sono tornate alle proprie terre, ai nostri territori, che sono stati usurpati dai coloni e dalle compagnie forestali.
Oggi il nostro lamgien è condannato per usurpazione di terre, fanno passare noi come usurpatori, è paradossale e vergognoso. (…) Il nostro lamgien è un difensore del nostro ñukemapu, noi delle comunità che esercitiamo il controllo territoriale siamo i veri difensori del nostro ñukemapu e quindi non ci ritireremo.
Dite ai nostri lamgien che soffrono lunghe pene nelle carceri di Temuco e Concepción che la loro gente è qui, che la gente delle comunità è qui e li accompagna in ogni momento. Non incroceremo le braccia e confidiamo e crediamo nella loro degna lotta e crediamo anche che saranno assolti, perché non ci sono prove che possano condannarli”, così dice, con voce serena, Orfelina Alcaman, portavoce del lof Pidenco, sotto la pioggia e insieme agli striscioni appesi sui recinti del tribunale con lettere dipinte a mano che dicono: “Equo processo e libertà per il werken [portavoce] Camche [della gente della CAM] Héctor Llaitul”, “Libertà per tutti i prigionieri politici mapuche e i weichafe [combattenti] della CAM”.
In quella piovosa mattina del 22 aprile conosciamo infatti la sentenza di condanna annunciata al portavoce politico mapuche e referente storico della CAM, Héctor Llaitul Carrillanca. Colpevole ai sensi della Legge sulla Sicurezza dello Stato; colpevole di tutte le accuse: usurpazione violenta, furto di legname e attentato contro l’autorità.
Dopo la sentenza è stato annunciato che le pene sarebbero state emesse il 7 maggio. Il werken combattente mapuche ha affrontato la richiesta del pubblico ministero di 25 anni di carcere. Per comprendere le cause di questa condanna politica, diamo un’occhiata ad alcuni dei denuncianti.
Da una parte il Pubblico Ministero e il Ministero degli Interni, cioè il governo di Boric, deciso a essere ricordato come uno dei presidenti più arrendevoli e servili della storia del Cile. Lui, che non sarebbe mai arrivato alla presidenza senza la Ribellione Popolare del 2019, afferma in questi giorni, a proposito dell’aggressione e della morte di tre membri della polizia militarizzata dei Carabineros, che “chi attacca i Carabineros, attacca la Patria”.
Serra acriticamente i ranghi proteggendo la forza repressiva che causa morti, migliaia di feriti, tra cui bambini, bambine e adolescenti, mutilazioni oculari, detenuti, torture e violenze sessuali contro le donne durante le storiche proteste. Un corpo corrotto al servizio degli interessi delle minoranze dominanti, messo seriamente in discussione a causa dei montaggi smascherati come la scandalosa Operazione Uragano, sempre contro il popolo mapuche, e con casi aperti come quello del direttore generale dei Carabineros Ricardo Yáñez, “per lesioni gravi e omicidi“, che possono essere giuridicamente considerati crimini contro l’umanità.
Non è prevista la carcerazione preventiva per il capo dei Carabineros? Non viene rimosso dall’incarico dopo che un’indagine del genere contro di lui è stata formalizzata?
“Siamo tutti necessari”, dice a questo proposito il Presidente dopo la “crisi” per la morte dei 3 agenti di polizia. “Non è il momento di indebolire o spostare figure chiave”, sentenzia la ministra degli Interni, che, al contrario, considera la sentenza contro il membro della comunità Héctor Llaitul “molto significativa e come governo la riteniamo molto importante”.
Le giravolte di Boric da quando è arrivato al governo sono degne del migliore dei contorsionisti. Indubbiamente aveva mostrato il suo vero volto prima di arrivare a La Moneda, il 15 novembre 2019, con la firma dell'”Accordo per la Pace e la Nuova Costituzione”, che ha contribuito a seppellire la Ribellione Popolare nelle strade. Non è l’unica battaglia che l’attuale presidente cosiddetto progressista del Cile intende seppellire.
Lui, che, quando era deputato, ha visitato i Prigionieri Politici Mapuche e ha parlato nelle loro comunità di “territorio liberato”, o che si è riferito alla CAM in questi termini: “Capisco che la Coordinadora Arauco Malleco è un’organizzazione che non rivendica attacchi contro le persone, cioè, si inquadra in un conflitto molto più ampio e che capisco che ha a che fare con l’usurpazione di terre da parte dello Stato e in particolare delle imprese forestali”.
Lui che ha inviato le sue condoglianze allo stesso Héctor Llaitul per il presunto omicidio di suo figlio, anche lui oggi in carcere: “Ci mettiamo a disposizione della famiglia e delle comunità, alle quali esprimiamo la nostra solidarietà. Basta militarizzazione! Non permetteremo l’impunità”.
Lui, oggi al governo, si fa carico, su commissione del grande capitale, del compito di reprimere la lotta di questo popolo e di una delle sue correnti più rivoluzionarie, dignitose e combattive. Quello che prima era il Wallmapu, oggi nel linguaggio convertito e militarizzato di Boric, è “La Macrozona Sud”.
La criminalizzazione e la militarizzazione del territorio storico mapuche attraverso l’estensione dello stato di eccezione da lui tanto criticato ai tempi di Piñera, sono state la risposta del suo malgoverno al conflitto tra lo Stato cileno e il popolo mapuche. Se, mesi, fa affermava, riguardo a Llaitul, che “il nostro governo non persegue idee né dichiarazioni”, oggi è orgoglioso della condanna del portavoce politico, e mantiene in detenzione preventiva in attesa di processo altri 14 membri della comunità CAM.
Chi ha condannato la repressione e sostenuto il dialogo, dopo lo strano attentato contro i tre Carabineros nella “zona rossa mapuche”, sta guidando, insieme all’opposizione, una riforma lampo della legge antiterrorismo per aumentare l’escalation punitiva. E ora lo fa contro un simbolo della resistenza popolare, il cane popolarmente battezzato “Negro Matapacos”, un’immagine che dice essere “denigrante” anche se lui stesso l’ha utilizzata dato che il cane ha accompagnato le lotte in cui Boric è emerso alla ribalta come leader studentesco.
Paradossalmente, le due grandi pietre miliari dello straripamento popolare di questo secolo in Cile, il 2011 e il 2019, hanno sostenuto la carriera politica dell’attuale Presidente. Boric, per questo viaggio non sono servite le bisacce.
La CAM ha una lunga storia di lotte. Non solo di resistenza, ma anche di costruzione di autonomia, di proprio pensiero e di progetto politico delle radici mapuche. La sua forma di lotta, il controllo del territorio: sabotaggio dei mezzi di produzione e delle materie prime dei grandi latifondisti, recupero territoriale e ricostruzione del mondo mapuche. Ricostruzione di una vita dignitosa attorno alla visione del mondo e ai modi di vita originari.
È possibile praticare la vita mapuche senza territorio? Nei suoi 25 anni, la CAM ha avuto diversi weichafe morti per colpa dello Stato cileno. Alex Lemun, Matías Catrileo, Camilo Catrillanca o Toño Marchant. Nessuno può dire il nome di qualcuno morto a causa della CAM. La concezione etica fa parte del suo patrimonio politico e culturale.
Il suo antagonista storico non sono i piccoli e medi contadini, ma lo Stato cileno oppressore e la sua essenziale alleanza con il grande capitale, che in questo caso assume la forma del capitale forestale, che devasta la mapu, la terra, piantando pini ed eucalipti per ingrassare le fauci dell’ingordigia capitalista. Accumulazione tramite espropriazione.
Questo breve contesto aiuta a comprendere la sostanza della condanna politica nei confronti del portavoce mapuche Héctor Llaitul. E qui entra in scena il volto “incappucciato” di un altro dei querelanti: l’impresa forestale Bosques Cautín S.A., proprietaria di 25.000 ettari di piantagioni di eucalipto.
Ed entrano in scena – è un caso? – i testimoni senza volto, con identità segreta, cosa che viola le garanzie del giusto processo. Durante la preparazione del dibattimento orale, la Giudice di Garanzia è stata rimossa dopo aver disposto che l’identità dei testimoni fosse rivelata unicamente alla difesa per garantire un giusto processo.
Quasi un anno dopo, Héctor Llaitul viene dichiarato colpevole proprio mediante l’utilizzo dei testimoni senza volto, fatto per il quale lo Stato cileno era già stato condannato dalla CIDH [Comisión Interamericana de Derechos Humanos] nel 2014.
Nella dichiarazione fatta prima della sentenza, Héctor Llaitul ha affermato: “Ci costringono a esistere in antagonismo: la terra per i potenti o la terra per i mapuche. Parlate delle prove di questo processo, ma non venite a dirci che lo Stato cileno ha risolto i nostri diritti fondamentali, quando nella sua natura più profonda è uno Stato colonialista, razzista e discriminatorio.
E non venite a dirci nemmeno che l’industria forestale che ci lascia senza fonti d’acqua è un’alternativa di sviluppo per il Popolo Nazione Mapuche. (…) Questo luogo era la zona più ricca di biodiversità al mondo. Oggi è la seconda regione più desertica del Cile. Il modello di monocoltura forestale difeso da questo governo ha lasciato solo terreno acido e inutilizzabile.
Ma il Popolo Nazione Mapuche ha un rapporto equilibrato con la terra e questo non si fermerà. (…) Mentre io sono in prigione, il conflitto mapuche continua ad esistere. Se mi condannano, il conflitto mapuche continuerà ad esistere, perché è un problema oggettivo”.
Questo lunedì ci siamo svegliati con la notizia dell'”Allerta Rossa nella Macrozona Sud“, con un “massimo dispiegamento di forze militari nel territorio“, in attesa dell’ufficializzazione della sentenza di Héctor Llaitul, affermano i media egemonici. Alimentano così una matrice di opinioni che collega il movimento mapuche ad atti di violenza come quelli avvenuti di recente.
In un’intervista della giornalista Carolina Trejo, pubblicata oggi, Héctor Llaitul risponde sull’omicidio dei 3 Carabineros: «La CAM ha una condotta basata su un’etica dell’Azione Politica molto coerente nella difesa della vita e dei territori, con giustizia e sostenibilità per tutti. Il movimento Mapuche non ha nulla a che fare con questo fatto spregevole. Come CAM, facciamo una distinzione categorica e ferma contro fatti che non contribuiscono alla causa Mapuche. Al contrario, gli unici a beneficiarne sono le imprese forestali e le forze politiche di estrema destra. La lotta mapuche è contro il sistema capitalista e coloniale, è una lotta contro il sistema di proprietà usurpato, oggi nelle mani dei gruppi economici».
Oggi, 7 maggio, in una breve udienza via zoom, sono state rese note le sentenze contro il membro della comunità mapuche. Il Tribunale penale orale di Temuco condanna il portavoce della CAM a 23 anni di carcere ai sensi della Legge sulla Sicurezza dello Stato. Le avvocate della difesa hanno presentato istanza di ricusazione e il tribunale ha convocato un’udienza per rivedere la carcerazione preventiva. Ancora una volta, l’infamia dell’apparato statale al servizio dell’espropriazione capitalista mette i suoi artigli sul movimento mapuche originario.
Gli aspiranti becchini della dignità mapuche non hanno vita facile. La lotta di questo Popolo Nazione ha radici profonde e ancestrali. E, come afferma il werken Llaitul, quando una causa è radicata nella ragion d’essere di un popolo, non basta imprigionare o assassinare la sua gente, la gente della terra. Lo vediamo con il genocidio contro il popolo palestinese.
E così si espresse in quel famigerato giorno di aprile, alle porte del Tribunale Orale di Temuco, sotto la pioggia, Orfelina Alcaman, portavoce del lof Pidenco, una delle tante comunità in resistenza recuperate contro il capitale forestale:
“Noi crediamo che questa è una persecuzione politica nei confronti del nostro popolo per aver osato ribellarsi contro questo Stato oppressore. Invitiamo le comunità a continuare a sostenere questa lotta, a continuare a rimanere fermi, che con la condanna del nostro lamgien non è stato detto tutto,noi abbiamo diritto di esercitare il controllo territoriale per poter sviluppare l’autonomia nei nostri territori, fenten newen kompuche , “Marrichiweu!”
* da Vocesenlucha, 7 de mayo de 2024 – https://vocesenlucha.com/2024/05/07/lluvia-e-infamia-sobre-el-wallmapu/
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