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“Larghe intese” anche per il sindacato. Direttivo Cgil in ginocchio dalla Camusso

Il Comitato Direttivo ha confermato il giudizio negativo sulle politiche europee e auspica un governo che “si caratterizzi per la discontinuità” con quanto fatto dal governo Monti. Sembrerebbe addirittura una posizione “radicale”, ma quando c’è di mezzo Camusso si può star certi che la fregatura è dietro l’angolo.
Il documento approvato a larga maggioranza chiede in effetti che il nuovo governo – che a quanto pare sarà in perfetta continuità con quello Monti anche nella composizione – si muova “realizzando un cambiamento radicale che assuma il lavoro e la difesa del reddito dei più esposti alla crisi come priorità assoluta e si misuri, così come da noi proposto nel Piano del Lavoro, con un nuovo modello di sviluppo oltre che impegnarsi per una politica industriale capace di favorire l’innovazione e la crescita”.

Ma dopo queste parole c’è il nulla.
“Il Comitato Direttivo dà un giudizio positivo sulla ripresa del confronto unitario nel sindacato e dà mandato alla Segreteria, sulla base della priorità di allargare e ridistribuire l’occupazione, difendere i redditi dei lavoratori e dei pensionati e di dare risposte concrete ed immediate alla crescente area di disperazione sociale presente nel Paese, di definire con CISL e UIL il documento unitario da varare alla riunione degli esecutivi del giorno 30 aprile assieme alle indicazioni di mobilitazione a livello territoriale e nazionale a sostegno delle rivendicazioni comuni e con l’obiettivo di cogliere presto risultati tangibili”. Rivendicazioni comuni con Cisl e Uil che hanno fatto carne di porco del modello contrattuale e della sfera dei diritti?
“Allo stesso modo il Comitato Direttivo della CGIL dà mandato alla Segreteria per proseguire la trattativa con Confindustria sulle nuove regole su democrazia e rappresentanza sulla base dei principi comuni fin qui definiti con CISL e UIL, come indicato nella relazione introduttiva e nelle conclusioni svolte al Comitato direttivo”. Vale la pena di ricordare che tra questi “principi comuni” c’è “l’esigibilità degli accordi” secondo la formula definita da Marchionne: alle trattative possono partecipare soltanto quelle organizzazioni che non scioperano contro gli accordi già firmati. Ovvero: non si sciopera più e chi lo fa non può trattare. Un bavaglio mortale per i sindacati e soprattutto per i lavoratori (va ricordato sembre che il “diritto di sciopero” è garantito dalla Costituzione come “diritto individuale” di ogni singolo lavoratore. Non è “proprietà” – né comune né collettiva – delle organizzazioni sindacali che piacciono al padrone.

Hanno votato contro soltanto i due rappresentanti  della Rete 28 aprile, Giorgio Cremaschi e Fabrizio Burattini.

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2 Commenti


  • Daniele

    Viva! Viva i tre porcellini! Ora è chiaro proprio PER TUTTI che sono sindacati gialli, fascisti e pompinari della Confindustria! Viva!


  • amarilis

    La CGIL booooo io solo so che la CGIL spesso e volentieri predica bene ma razzola male infatti mia madre ha lavorato per oltre 22 anni per la CGIL del quale oltre 5 anni e mezzo al nero oggi dopo tutti questi anni di lavoro non ha una pensione perché li mancano pochi mesi alla pensione e il periodo che ha lavorato al nero per la CGIL ora una causa per il riconoscimento del lavoro al nero e il licenziamento illecito con registrazione del segretario e l’amministrazione belle chiare dove confermano il periodo del lavoro al nero, e la proposta di fare delle cose da non fare all’INPS con la proposta del segretario in persona che dire bravi CGIL !!!! il bello e chi dicono di difendere i lavoratori scioperi per l’articolo 18 e poi sono i primi ad usufruire sono a favore degli immigrati e li hanno fatto passare le pene dell’inferno a mia madre che è una extracomunitaria ecco la CGIL chi e in realtà e non parlo per parlare ho tutte le documentazioni per dimostrare quello che scrivo in piu le registrazioni adesso si comincia con una vertenza di lavoro e poi tutto il resto buona giornata

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