In pratica il già noto “andremo avanti comunque, con o senza accordo con i sindacati”. Il consenso degli impreditori, del resto, è prestampato.
Stamattina, invece, sono prevalse le ragioni della politica, o quanto meno delle buone maniere. Tutti contenti, all’uscita, come se ognuno avesse davvero segnato un punto a proprio favore. Ma dato che questo gioco non ci piace, andiamo a vendere “al sodo” cosa c’è di concreto.
ll governo – il ministro Elsa Fornero – ha messo il tema bollente dell’art. 18 (chiamato eufemisticamente “flessibilità in uscita”) in fondo alla lunga agenda di temi da discutere su tavoli indipendenti. “Per ultimo”, insomma, dato che le parti su questo argomento non hanno una convergenza. Ma “deve essere chiaro che il tema del riordino dei contratti e delle flessibilità in entrata è subordinato al tema della flessibilità in uscita”. Quindi, se alla fine non c’è anche l’art. 18 nel pacchetto, salta ogni mediazione e il governo va avnti da solo. O “con chi ci sta”.
Un contentino ai sindacati è stato dato togliendo di mezzo il “contratto unico di ingresso” pensato da Fornero e accenntando che sia l’apprendistato la “forma tipica per l’ingresso nel mercato del lavoro”. La differenza è semantica, non di sostanza. In entrambi i casi c’è un lungo periodo in cui il neoassunto non gode di alcuna tutela (tre o quattro anni, è da vedere). Il ministro avrebbe fatto anche una precisazione sull’uso improprio di questa forma contrattuale: “Il contratto di apprendistato è stato usato come veicolo di flessibilità ma in realtà è veicolo di formazione. Dobbiamo essere severissimi, nessuna tolleranza sull’uso improprio dell’apprendistato”. “Vogliamo introdurre sanzioni e controlli per l’uso improprio delle forme di flessibilità e del lavoro autonomo in forme subordinate”. “Ci sono troppe partire Iva ma occorre evitare discontinuità e che migliaia di lavoratori finiscano in nero”.
L’ultima frase va letta insime a un’altra: “non useremo l’accetta” per disboscare la giungla dei contratti atipici… Insomma: ne lasceranno in vita un gran numero.
Il prossimo appuntamento è stato fissato per lunedì prossimo, al dicastero di via Veneto per affrontare il capitolo ammortizzatori sociali e fare il punto sugli argomenti al centro della riforma del mercato del lavoro toccati oggi.
Le prime reazioni dei sindacati sono comunque favorevoli. “Una cosa positiva non scontata è che inizia effettivamente un negoziato con il piede giusto e cioè sulle risposte che dobbiamo dare ai giovani”, dice il leader della Cgil, Susanna Camusso. Quanto all’articolo 18, le differenze tra organizzazioni sono confermate. “Per noi il tema non c’è”, spiega Camusso; mentre per Bonanni: “Sappiamo che il governo vuole intervenire sull’articolo 18, speriamo ci sia ragionevolezza da parte di tutti. E spero saremo all’altezza anche come sindacato per offrire soluzioni perché se noi ci chiudiamo e diciamo che non ne vogliamo discutere allora ci pensa il governo, come con le pensioni”. Un discorso traverso rivolto soprattutto alla Cgil: “o ci state e chi se ne frega”.
Anche l’agenda, del resto, è pensata per arrivare a uno showdown finale in cui sarà di fatto impossibile “difendere” l’art. 18. Nel c orso delle precedenti tornate di incontro, infatti, su ammortizzatori sociali o apprendistato, è facile prevedere che ci saranno “larghe convergenze”. negative secondo il nostro punto di vista, ma “importanti” per i sindacati confederali. All’ultimo passaggio – che, sottolinea la Fornero, “subordina tutti gli altri” – come farà Camusso a dire “no, questo non si tocca”?
Accettiamo scommesse…
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