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Boom di sfratti anche in Umbria, la regione del “Buon vivere”

Anche l’Umbria come le altre Regioni italiane vive sempre più i segni della crisi e le famiglie in sofferenza tendono ad aumentare rispetto al passato: se tra il 2008-2010 i nuclei famigliari poveri erano circa 20.mila, il 5,5% –   nel 2011  l` ISTAT stima i nuclei famigliari poveri pari a oltre 36mila, quasi il 9%  ciò ci avvicina  a  alla media nazionale dell’11%.

 

In uno stato molto grave di povertà vivono 6.300 famiglie 1,7 % di tutte le famiglie umbre, appena al di sopra della soglia di povertà vi è un altro 5 per cento pari a 19mila famiglie, considerando il reddito famigliare rischiano la povertà 109mila famiglie, il 10%.

 

 

LA CRISI E SI MISURA ANCHE DAL NUMERO DEGLI SFRATTI

 

 

Una sintesi informativa della difficoltà abitativa della nostra Regione.

 

Parlando di difficoltà abitativa in Umbria bisogna sempre tener presente il numero  della popolazione residente.             

                    Totale residenti in Umbria         884,262 

 

                        Provincia Perugina                655.844

 

                        Comune Perugina                 162.449

 

                        Provincia Terni                       228.424

 

                        Comune Terni                        109,19

 

 La crisi economica in Umbria (160 vertenze aperte – 41000 disoccupati – 13000 cassaintegrati- 27000 precari e scoraggiati, il tasso di occupazione è del 63% nella popolazione tra i 15 e 64 anni che è di 559.413) si sta avvertendo sempre più sul reddito delle famiglie con conseguenze come lo sfratto per morosità, il che fino a pochi anni fa, quasi del tutto inesistente.

 

L’abbandono di politiche abitative per la casa e l’affidamento al mercato immobiliare ha aggravato l’emergenza abitativa.

 

In Umbria la stima di necessita d’alloggi popolari è di 10.000 alloggi, soltanto il 10% delle domande di alloggi popolari può essere soddisfatta, nel 2013 la richiesta di case popolari è aumentata del 25% rispetto all’ anno precedente, consideriamo anche si registrano 42 mila vani sfitti invenduti.

 

 

L’Umbria si colloca al settimo posto tra le Regioni italiane per richiesta di sfratti.

 

Nella classifica delle città con il maggior numero di sfratti.

 

– a Terni uno sfratto ogni 252 famiglie residenti e uno ogni 50 famiglie in affitto, 40 sfratti al mese,

 

 – a Perugia, uno sfratto ogni 280 famiglie residenti e uno sfratto ogni 56 famiglie in affitto, Perugia si colloca al decimo posto con 984 esecuzioni nel 2012

 

 

 Famiglie in condizione di fratto tot 1.391

 

–        Perugia e prov. 932

 

–        Terni e prov. 390

 

   richiesta sfratti 1.035/ eseguiti 491 con un aumento per il 18,58% rispetto al 2011

 

 

In questa valutazione non sono censiti, famiglie o singoli che escono in silenzio, e con contratti in nero, dove i proprietari staccano acqua e luce per sollecitare i pagamenti, andando ad aumentare coabitazioni affollate o “residenti” in strada, roulette o macchina.

 

 

Nel 90% dei provvedimenti la causa è quella che ormai viene definita –morosità inconsapevole direttamente legata alla perdita di lavoro.

 

Secondo gli studi della regione nei prossimi tre anni saranno 4.500 gli sfratti esecutivi, uno ogni sei ore.

 

 

Queste stime peraltro si inseriscono in un quadro nazionale che prevede almeno 300.000 sfratti verosimilmente eseguibili nei prossimi tre anni di cui 250.000 per morosità.

 

 

La Regione Umbra governata dal centrosinistra in questi giorni sta attuando con il DGR n.987 del 09/09/2013 un – bando pubblico per individuazione degli immobili da riservare alla locazione a canone concordato per i nuclei in possesso di sfratto esecutivo per morosità inconsapevole – di cui Rifondazione Comunista forza di governo, si sta facendo divulgatore.

 

A nostro avviso questi provvedimenti mostrano limiti, semmai mettono pezze, e nonostante gli “sforzi”, non tengono conto della drammaticità del problema abitativo.

 

 

Entrando nel merito, il bando è riferito a proprietari in regola con tutti gli obblighi del pagamento imposte, non aver provvedimenti pendenti, non aver riportato condanne contro la pubblica amministrazione e lo stato degli immobili deve essere con certificazione in confermità ai sensi della vigente normativa, richieste conseguenti se, non consideriamo che oggi in questo stato di crisi, in cui siamo costretti a vivere, anche piccoli o medi proprietari, con un carico di tasse e norme notevoli, difficilmente possono rientrarci, cosa più probabile per i grossi gruppi immobiliari.

 

 

Il contributo viene dato direttamente ai proprietari, 200 euro per l affitto e 200 per la caparra se accetta un affitto inferiore al minimo, il contratto dura 24 mesi, al termine  il comune si fa garante della riconsegna (sfratto) dell immobile.

 

Il tempo di contributo è di 24 mesi, come se la difficoltà di mancanza di reddito sia temporanea…

 

 

Il bando è riferito a Famiglie con fratto esecutivo per morosità inconsapevole e non prevede una sospensione del provvedimento di sfratto, fino a quando non siano completate le procedure che consentono l accesso al contributo affitto.

 

Non si prevedono tempi rapidi e i provvedimenti di sfratto, continueranno nel frattempo ad essere emessi ed eseguiti, questa “soluzione” può risultare vana per molte richieste di contributo.

 

 

Un’altra norma discutibile del bando  che è riferito a famiglie con un reddito che non supera Euro 11.900 annui = 991 euro a famiglia al mese, quindi, in uno stato di povertà, tutti siamo consapevoli di quanto ci costa la vita, tra bollette, vitto, mobilita, elencando solo il minimo essenziale, in una famiglia  di due o tre componenti.

 

 Non si considera lo stato di disperazione e di stato di precarietà di una famiglia sottoposta a sfratto, come dicevamo, semmai, mettono pezze di breve durata.

 

 

Questi provvedimenti vanno ad alimentare la speculazione immobiliare che negli ultimi dieci anni ci ha imposto, anche in un mercato in stagnazione, un aumento del canone del 100% a fronte di retribuzione nette che, nello stesso periodo, sono al contrario diminuite.

 

 

Visto lo stato di precarietà abitative la Regione dovrebbe attuare il blocco degli sfratti e studiare un piano di recupero  di edifici, caserme etc. per adibirle ad abitazione evitando di dare ancora terreno edificabile, visto che le colate di cemento stanno invadendo anche la verde Umbria, alle grosse imprese immobiliari che ci speculerebbero sopra per l emergenza.

 

Avviare un piano Regionale di edilizia popolare, se gli enti proposti a farlo non fossero stati deviati dalle loro funzioni, come la Cassa Depositi e Prestiti che è finalizzata ad esempio a finanziare autostrade per l alta velocità, o che i soldi riscossi dalle Regioni non fossero bloccati per garanzia del pagamento del debito imposto dall Unione Europea.

 

 

L emergenza abitativa è stata messa al centro nelle lotte delle giornate del 18 e 19 Ottobre perché  sta coinvolgendo sempre più strati larghi di popolazione che perdendo il lavoro non  può più pagare un affitto, non può più pagare i continui aumenti dei generi alimentari, non può più accedere ha un servizio sanitario, che ha smesso di essere universalistico diventando privato, che la politica del meno peggio è un inganno e quindi dimostra che noi questa crisi non la possiamo e non la vogliamo pagare e che è possibile organizzarci e ribellarci.

 

 

Dietro i numeri che abbiamo elencato sulla emergenza abitativa in Umbria ci sono sofferenze, uomini, donne, bambini, famiglie, che vivendo il dramma di uno sfratto esecutivo non possiamo lasciare sole, sono la nostra gente.

L Unione Sindacale di Base sta lavorando per aprire sui nostri territori, sportelli sulla casa dove chi é sottoposto ha un sfratto non resti solo, dove trovi la solidarietà, l organizzazione, per opporsi insieme,  contro chi ci nega  casa e reddito.

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