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La resa della Fiom non piace ai metalmeccanici

Il contratto dei metalmeccanici firmato da Fim, Fiom, Uilm non sembra affatto gradito dalle assemblee dei lavoratori della maggiore categoria industriale del paese. “Dovranno truccare le consultazioni ma è un bel segnale di lotta” commenta a caldo Giorgio Cremaschi. Dalla prime notizie che arrivano dalle assemblee dei lavoratori, il contratto è stato bocciato in molte fabbriche. Negli stabilimenti della Fincantieri, Ilva, Leonardo, Ansaldo Energia della Liguria prevale il No (non abbiamo ancora i dati disaggregati). Da altre fabbriche arrivano invece i dettagli del referendum tra i metalmeccanici.

Alla Piaggio su 293 votanti (ma gran parte dei lavoratori sono fuori dalla fabrbica per i contratti di solidarietà), i NO sono stati il 60,1% e i SÌ 39,9%. Alla Continental di Pisa su 626 votanti i No hanno prevalso con 446 voti contro 176 si.

Alla Electrolux di Forlì i votanti sono stati 527 (57,5%), i NO hanno prevalso con 445 voti (84,4%) il SI ne ha ottenuti solo 80 (15,1%). Alla Electrolux di Susegana il risultato è ancora più contundente. Su 1094 dipendenti, hanno votato in 654. Il NO surclassa il SI con 480 voti contro 171.

Clamoroso il risultato alla Ocme di Parma: 205 No, 25 i Si, praticamente un “cappotto” per Fiom Fim e Uil. Nitido anche il risultao negli stabilimenti del gruppo Perini: a Bologna 103 no 7 si, a Lucca 191 no, 53 si.

Alle Acciaierie (Ast) di Terni i risultati sono stati questi: su 2353 lavoratori i votanti sono stati 1127 (48%), i risultati sono questi 619 NO (55%) 502 SI (45%). Alla Motori Minarelli di Bologna su 159 votanti ci sono stati 105 NO e 52 SI.

All'Avio di Pomigliano D'Arco ci sono oltre 350 no contro 50 si. Alla Jabil di Marcianise sono stati 250 i No, 125 i Si. Negli stabilimenti Sirti di Roma, Milano, Benevento, Calabria, Genova l' accordo è stato respinto ma non abbiamo ancora i dati disaggregati.

In altre fabbriche come la Bitron di Dronero il risultato è stato più contrastato: sono 85 i No e 84 i Sì. Mentre all'Alenia di Caserta il Si ha prevalso con il 58% contro il 42%. All'Ilva di Taranto i votanti sono stati 1808 (pochissimi, in pratica il 16,5% dei lavoratori), i Si hanno prevalso con 960 voti (il 53%), i No ne hanno ottenuti 838 (47%).

Occorre rammentare che non c'è un controllo su come, chi e quando si vota, e gli scrutini li fanno, soprattutto in piccole e medie aziende, i dirigenti sindacali di Fim Fiom e Uil che compilano anche i verbali. Verbali che poi sono secretati, mentre vengono resi pubblici solo i risultati aggregati, in modo che a nessuno esterno alla burocrazia sia data la possibilità di andare a controllare.

 

Su questo esito del referendum sul contratto tra i lavoratori metalmeccanici, è arrivata una prima valutazione di Giorgio Cremaschi:

"Dalla Fincantieri di Genova, all'Ast di Terni, alla Piaggio di Pontedera,all'Ilva di Taranto, alla Perini di Lucca, all'Avio di Napoli, alla Electrolux di Susegana, alla Bitron di Cuneo, alla Sirti, a tante altre fabbriche metalmeccaniche in tutta Italia, i lavoratori non si associano all'applauso dei padroni al contratto di FimFiomUilm E VOTANO NO. È un rifiuto diffuso che si afferma ovunque i lavoratori siano stati minimamente informati dei contenuti reali e il voto si sia svolto con un minimo di regole. Un rifiuto superiore a qualsiasi ottimistica previsione, vista la gigantesca sproporzione tra la macchina burocratica di FimFiomUilm e il dissenso espresso dalla minoranza Fiom e dalla USB. Naturalmente questo voto contrario non cambierà il risultato finale della consultazione, che i vertici dei sindacati complici hanno già programmato con una vittoria del SI superiore all'80%. Però il prevalere del NO in gran parte di ciò che resta delle grandi fabbriche sottolinea ancora di più la falsità del dato generale. Questo risultato vuol semplicemente dire che se il referendum si fosse svolto ovunque con corretta informazione, regole democratiche, controllo del voto e dei verbali, il NO avrebbe potuto vincere. In ogni caso il NO diffuso in tutta Italia è un bel segnale di lotta verso il contratto ammazza diritti. Si può cominciare a pensare a come combatterlo e a come organizzarsi per farlo. Grazie agli operai metalmeccanici, ancora una volta all'altezza della coscienza e della storia della loro categoria”.

 

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