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C’era una volta la FIOM del Landini furioso, il caso Metasalute

Attenzione, leggete bene il comunicato della FIOM-CGIL Basilicata che segue perchè non è affatto una fake-new come quelle su CAF e reddito di cittadinanza che stanno girando copiosamente in queste ore non solo sul libero(si fa per dire) mondo del web ma anche su certa stampa titolata.

” E’ attivo c/o la Camera del lavoro di Potenza e di Matera lo sportello della FIOM-CGIL Basilicata per avere informazioni e ausilio alla registrazione al Fondo Integrativo Sanitario Metasalute. Si invitano i lavoratori che ad oggi non hanno ancora completato la registrazione su MetaSalute di farlo al più presto e di aggiungere anche i familiari a carico entro fine Marzo 2018 .Se lo si farà dal 1 Aprile si avrà per i familiari un periodo di carenza con validità copertura dal 1° giorno del quinto mese successivo all’inserimento”.

Dunque, proprio da quella Basilicata delle fake new sul reddito di cittadinanza, parte una grande stagione di lotte contro la privatizzazione della sanità pubblica. D’altronde l’inserimento nel contratto dei metalmeccanici dell’adesione obbligatoria al Fondo Metasalute, ovvero, al fondo di assistenza sanitaria integrativa per i lavoratori dell’industria metalmeccanica che opera tramite Uni-Salute del gruppo Unipol Assicurazioni cogestito da CGIL, CISL e UIL ed assicurazioni private sul modello dei fondi pensione attraverso l’istituzione di enti bilaterali in cui sono presenti i nuovi sindacalisti-assicuratori, è quanto di meglio si potesse fare per contrastare lo strisciante smantellamento in atto del Servizio Sanitario Nazionale cui, vale la pena di ricordare sono stati sottratti circa 15 miliardi di euro sono negli ultimi 5 anni. O no?

Per intenderci, i sindacati firmatari del Contratto Nazionale dei lavoratori metalmeccanici stipulato nel febbraio del 2017, avevano chiesto ed ottenuto che una parte degli aumenti, anzichè andare in busta paga, andasse direttamente nelle tasche delle assicurazioni. E’ così che si arrivò alla fantastica cifra di 1,7 euro lordi mensili di aumento per i lavoratori di quel comparto, cioè, 51 euro lordi pro-capite a regime. In questo modo aziende e sindacati poterono spacciare un aumento complessivo di 92 euro lordi ben sapendo che, in realtà da quella somma sarebbero stati sottratti ben 41 euro per finire dritti dritti dentro il fondo sanitario integrativo “Metasalute”.

Si, è vero, con quell’accordo sono calati i contributi a carico dei lavoratori e sono saliti quelli delle aziende. Ma è vero, soprattutto, che le aziende, sul breve periodo ed in ragione di quello stesso accordo, stanno risparmiando moltissimo perché il valore quotato delle prestazioni di welfare (equivalente ad aumenti salariali che i padroni non hanno corrisposto ai lavoratori) è nettamente superiore a quello di mercato dei pacchetti assicurativi e ciò grazie alla detassazione prevista dal governo. In altre parole le aziende pagano quote più alte per questi pacchetti, ma risparmiano poi due volte facendoli pagare ai lavoratori sotto forma di aumenti salariali ridotti e mediante la riduzione delle imposte con cui si finanzia la sanità pubblica (vedi recente taglio dell’IRAP).

La strategia dei sostenitori della sanità integrativa e dei relativi fondi aziendali è evidentemente quella di sostituire il welfare universalistico con quello aziendale. Sia la pensione e che la sanità non devono essere più diritti universali ma una merce strettamente legata al posto di lavoro. Mentre perseguono l’obiettivo dello smantellamento del welfare universale, i sindacati complici vendono al lavoratore l’illusione di una conquista legata al rilancio della contrattazione. La dura realtà, però, è che il giorno in cui il lavoratore iscritto al fondo dovesse perdere il lavoro, perderebbe anche il diritto alla salute, sia per sè che per i propri familiari più o meno come avviene già negli States.

E’ appena il caso di rammentare che la difesa del sistema sanitario nazionale era stato uno dei punti di rottura tra la FIOM e gli altri sindacati nei precedenti rinnovi contrattuali ma si vede che la parabola personale di Landini non coincideva affatto con questo obiettivo. Dunque, dopo la cancellazione delle pensioni di anzianità e l’introduzione dei fondi pensione, stiamo entrando nella era della sanità integrativa aziendale e del welfare aziendale, ovvero, la nuova frontiera del sindacalismo complice italiano ed il comunicato della FIOM citato integramente in premessa è un segno, l’ennesimo, della fine dell’anomalia FIOM e della sua definitiva omologazione al resto della CGIL ridotta ad essere, ormai, una succursale dell’Unipol. Non è un caso, ad esempio, che in occasione dell’imminente rinnovo delle rappresentanze sindacali unitarie del pubblico impiego(RSU), torme di sindacalisti-brokers stiano, in questi giorni, imperversando come assatanati per gli uffici pubblici offrendo polizze assicurative “scontate” in cambio di una candidatura. Allora, perchè non modificare, la propria denominazione in linea con l’ormai acclarato cambiamento di finalità? La CGIL potrebbe chiamarsi, ad esempio, Assicurazione (obbligatoria) Generale Italiana del Lavoro…AGIL, sarebbe più chiaro e trasparente.

Ai creduloni che, fino ad un po’ di tempo fa, ancora straparlavano di “landinizzazione” della CGIL non resta che meditare sull’avvenuta e definitiva “camussizzazione” della FIOM che, a quanto pare, non dispiace affatto all’ex coalizzatore sociale nonché attuale cosegretario generale CGIL, il Landini fu-furioso. In fondo un bel trespolo val bene una messa, no?

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