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Il Taser alla polizia italiana. Un’arma letale descritta come un giocattolo

Parte oggi in 11 città italiane (Milano, Napoli, Torino, Bologna, Firenze, Palermo, Catania, Padova, Caserta, Reggio Emilia e Brindisi) l’autorizzazione all’uso del Taser da parte delle forze di polizia. Per ora in via “sperimentale”, con un ridotto numero di pistole elettroniche. Lo sforzo gigantesco, messo in piedi dal ministero dell’interno e dagli organi di informazione mainstream, è quello di presentare questa arma come “non letale”, nonostante le centinaia di morti provocate dal suo uso nel paese che l’ha inventata, prodotta e usata: gli Stati Uniti.

L’occasione per inaugurare questa nuova via alla repressione militare è stata involontariamente fornita a alcuni agenti incapaci che, a Genova, hanno ucciso a colpi di pistola “normale” Jefferson Tomalà, un ragazzo di venti anni originario dell’Ecuador. ‘Erano stati chiamati dalla Asl per farsi dare una mano nel bloccare il ragazzo, sofferente a livello psichico e in stato di agitazione, dopo la richiesta d’aiuto da parte della famiglia. C’era infatti necessità di praticare un tso (trattamento sanitario obblicatorio), ma gli agenti aggredti dal ragazzo armato di coltello, non avevano trovato di meglio che sparargli.

Da qui l’idea di introdurre il Taser, presentato appunto come alternativa “non letale” in grado di “immobilizzare” una persona. Ovviamente è falso, come certificato appunto dalle centinaia di vittime. E il ministero dell’interno ne è perfettamente a conoscenza – le denunce provengono da Amnesty, non da pericolosi istituti bolscevichi – tanto che il capo della Polizia, Franco Gabrielli, si è affrettato a presentare I dispositivi acquistati per le polizie italiane come “un modello ‘personalizzato’ di arma, caratterizzato da un amperaggio ridotto, con scariche ancora più corte rispetto ai cinque secondi dei modelli classici, e predisposte in modo da cessare automaticamente senza bisogno dell’intervento manuale”.

Ciò nonostante le preoccupazioni espresse, nelle sedi istituzionali, da figure come il Garante dei detenuti, che nella sua relazione annuale ha sottolineato già come il taser sia “uno strumento che richiede molta più cautela di quanto la sua definizione di non letalità lasci presupporre. Il beneficio derivante da un minor utilizzo delle armi letali è controbilanciato da alcuni elementi negativi non trascurabili: i potenziali rischi di abuso; la sofferenza provocata dalla scarica elettrica alla quale è associato, oltre alla perdita di controllo del sistema muscolare, anche un dolore acuto; le ulteriori conseguenze di tipo fisico dal momento che la persona colpita dal taser normalmente rovina a terra e quindi può provocarsi lesioni alla testa o a altre parti del corpo. Nei casi più gravi, infine, la morte per arresto cardiaco o conseguenze, per esempio, sulla salute del feto nel caso di donne incinte“.

Tanto più che probabilmente l’uso del Taser potrebbe essere autorizzato nei contesti dove normalmente non è consentito l’impiego delle armi tradizionali. In pratica, potrebbe essere usato in decine di situazioni in cui gli agenti saranno tentati di ricorrere alle “maniere spicce”, confidando appunto nelle caratteristiche “non letali” del giocattolo loro affidato.

Amnesty International e l’Onu hanno invece classificato i taser come strumenti di tortura.

Dellla pericolosità del Taser si scrive documentatamente da anni. Qui riportiamo il rapporto Morti da Taser negli Stati Uniti, risalente ormai al 2012. E’ attualissimo, dunque agghiacciante.

*****

Secondo informazioni raccolte da Amnesty International,   tra il giugno 2001 e il mese di giugno  2012 almeno 515 persone negli USA sono morte dopo essere state colpite da ‘Taser’ durante il loro arresto e/o  nel corso della loro detenzione.

I dispositivi  Taser1 sono armi che sparano proiettili a forma di dardo che producono scariche elettriche, e sono comunemente classificate come armi “a trasferimento di energia” (Conducted Energy Devices   o CED). Vengono utilizzate a breve distanza come armi paralizzanti,  rilasciano scariche elettriche a bassa intensità e ad alto voltaggio che agiscono sul sistema nervoso centrale e causano contrazioni muscolari incontrollate, rendendo temporaneamente incapacitato il soggetto.

Negli Stati Uniti attualmente le forze di polizia sono autorizzate all’ impiego  di Taser e altri dispositivi CED spesso in situazioni che non richiedono un  tale eccessivo uso della forza.

Molti dipartimenti di polizia le utilizzano per rendere inermi individui che oppongono resistenza o emotivamente disturbati ma che non costituiscono una seria minaccia per la sicurezza.

Dispositivi Taser sono stati utilizzati su studenti, donne incinte, malati mentali o in stato di ubriachezza, anziani affetti da demenza senile, e individui che soffrono di attacchi epilettici.

Amnesty ritiene che Taser e dispositivi simili, oltre che prestarsi intrinsecamente all’abuso, siano potenzialmente letali, specialmente se utilizzati su persone vulnerabili, come coloro che soffrono di malattie cardiache o che sono sotto l’effetto di sostanze stimolanti o droghe. Tra le vittime anche persone apparentemente in buone condizioni di salute o il cui organismo non presentava tracce di stupefacenti, sono ugualmente morte dopo essere state colpite.

Amnesty International chiede che tali armi vadano adoperate solo in quei contesti in cui siano effettivamente alternative all’utilizzo delle armi da fuoco e l’emanazione di linee guida nazionali che regolamentino in modo più restrittivo l’utilizzo di Taser in sostituzione di migliaia di regolamenti applicati attualmente da forze dell’ordine statali e locali.

In un rapporto del 2008‘Less than letal? The use of Stun   Weapons in US law Enforcement, Amnesty International ha esaminato centinaia di dati relativi ai decessi causati dall’impiego di ‘Taser’, tra cui 98 autopsie e studi sulla sicurezza di tali strumenti.

Tra i casi analizzati, il 90% di coloro che sono deceduti a causa dei ‘Taser’ non erano armati. Molte di queste vittime sono state colpite più volte.

I  medici che hanno condotto le autopsie hanno ritenuto l’utilizzo di ‘Taser’ come la causa e/o comunque un fattore che ha contribuito    al verificarsi di queste morti in più di 60 casi, e in numerosi altri casi la causa del decesso è rimasta sconosciuta.

Nella  maggior  parte  dei  casi  mortali  le  vittime  sarebbero  decedute  per  arresto  cardio – respiratorio poco dopo essere state colpite. Alcune sono morte immediatamente, altre sono state dichiarate morte successivamente in ospedale dopo che sono falliti i tentativi di rianimazione.

Alcuni studi e dei medici esperti hanno scoperto che il rischio di gravi effetti collaterali – per coloro che sono stati colpiti da ‘Taser’ –   è più elevato in persone sofferenti di cuore e/o in coloro in cui il cui sistema immunitario è compromesso dall’uso delle droghe o successivamente ad una collutazione.

Anche se i decessi causati dall’impiego del ‘Taser’ sono relativamente rari, i gravi effetti collaterali possono verificarsi velocemente, senza pre-allarme, e sono irreversibili”, ha affermato Susan Lee, Direttrice del Programma Americhe di Amnesty International.

A causa di questo rischio, tali armi dovrebbero essere adoperate con estrema cautela, cioè solo in situazioni in cui non vi siano alternative meno pericolose”.

L’ articolo Sudden Cardiac Arrest and Death Associated with Application of Shocks from a TASER Electronic Control Device’ pubblicato nel mese di aprile   2012 dalla rivista dell’ American Heart Association  “Circulation,” presenta i risultati di uno studio da cui emergono prove scientifiche del fatto che dispositivi Taser possono causare arresto cardiaco e la morte.

Tra i decessi che si sono verificati di recente  vi è pure quello di Allen Kephart, di 43 anni, che è morto nel mese di maggio 2011 dopo essere stato bloccato dalla polizia a causa di una sospetta infrazione del traffico nella Contea di San Bernardino, in California. E’ morto dopo che tre poliziotti l’avevano colpito con ‘Taser’ per ben 16 volte.

Questi poliziotti – in seguito – sono stati scagionati.

Nel mese di novembre del 2011, Roger Anthony è caduto dalla sua bicicletta ed è morto dopo essere stato colpito da un poliziotto. A quanto pare il poliziotto aveva colpito Anthony – che aveva problemi di udito – perchè non aveva risposto all’ordine di accostare la bicicletta.

Nessuno dei due uomini era armato quando hanno subito questo trattamento da parte della polizia.

La cosa terribile  è che la maggior parte di coloro che  sono morti in seguito all’utilizzo dei ‘Taser’ non costituiva una grave minaccia per l’ordine pubblico”, ha detto Susan Lee.

Di seguito le statistiche sui decessi connessi all’utilizzo di taser da parte della polizia tratte da:   “Statistical analysis of deaths following police Taser use” AI Index: AMR 51/013/2012 –   del 15 Febbraio 20122

L’analisi statistica mostra la distribuzione dei decessi che hanno fatto seguito all’utilizzo di taser ed è riferita agli Stati (tabella 1), alle Contee (tabella 2) e alle diverse forze di polizia (tabella 3):

Il 13 febbraio 2012 Johnnie Kamahi Warren  è stata una delle ultime persone  a morire dopo essere stato colpito per almeno due volte con un dispositivo ‘Taser’ di un poliziotto a Dohan, in Alabama. Il quarantatreenne Warren, che sembra fosse disarmato ed ubriaco, ha smesso di respirare poco dopo aver subito le scosse del ‘Taser’ ed è stato  dichiarato morto in ospedale meno di due ore più tardi.

L’utilizzo di tali  armi  nel genere di situazioni descritte è contrario agli standard internazionali che  prevedono  che  la  polizia  ricorra  all’  uso  della  forza  solo  come  ultima  risorsa,  in proporzione alla minaccia e in modo da minimizzare dolore e danni.

In molti casi le azioni della polizia sembrano equivalere a tortura o ad altri trattamenti crudeli inumani o degradanti che sono proibiti dalla normativa internazionale.

“Delle centinaia di persone che sono morte in seguito all’utilizzo di ‘Taser’ da parte della polizia, dozzine di loro sono decedute in seguito ad un non necessario impiego della forza”, ha detto Susan Lee, Direttrice del Programma Americhe di Amnesty International.

Ciò è inaccettabile e sono imperative delle linee guida più restrittive sull’uso dei ‘Taser’”.

Per ulteriori informazioni: coord.nordamerica@amnesty.it

1 In questo documento il termine Taser si riferisce ad una o più armi prodotte dalla TASER International sotto il marchio commerciale TASER®. Esistono in commercio anche altri dispositivi a trasferimento di energia (tecnologia CED), che comprendono quelli prodotti sotto il marchio STINGER®. I motivi di preoccupazione documentati qui fanno riferimento a tutte le armi di questo tipo.

http://www.amnesty.org/en/library/info/AMR51/013/2012/en

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7 Commenti


  • Mork

    Il ragazzo sudamericano morto sparato a Genova era sotto effetto di sostanze dalla sera prima ed il medico non poteva avvicinarsi senza le FFOO. La Polizia Municipale addetta ai TSO non era pare al momento disponibile (ci sono 1 o 2 volanti del Comune disponibili su tutta la città). La Polizia di Stato ha sparato quando il ragazzo ingestibile quando aveva già sferrato 5 (cinque) coltellate ad un poliziotto di 55 anni che cercava di contenerlo. Si doveva lascarlo continuare? Legittima difesa.
    Inoltre: i TASER sono a vario voltaggio; da qui la possibilità di usarne a BASSO voltaggio assai difficilmente letale. Cuba ha la polizia, la Rivoluzione spagnola aveva le sue milizie con compiti di polizia ecc… Pensare ad uno stato SENZA polizia è demagogico ed irreale anche se per CERTO le nostre FFOO sono certamente ALLEVATE al destrismo piu’ sfrenato, ma stiamo con la testa sulle spalle prego, meglio una botta di corrente non letale che anche solo una palla di piombo in corpo, o no?.


    • Redazione Contropiano

      Il ragazzo di Genova è un caso limite, in cui la pericolosità è accertata dalle ferite inferte con il coltello. Un agente può comunque decidere se sparare alle gambe (di sicuro “immobilizza” quasi istantaneamente…) oppure al “bersaglio grosso” con esiti quasi sempre mortali.
      Nessuno pensa che possa esistere uno Stato senza polizia, in cui gli uomini e le donne sono tutti improvvisamente più buoni e senza problemi.
      Il problema, come scrivi e come qualche altro commento fa vedere, è che le “nostre” forze dell’ordine sono indottrinate ideologicamente in senso fortemente destrorso (in fondo, le “scuole di polizia” dell’Italia repubblicana e antifascista furono affidate dopo il 1945 a Guido Leto, fondatore e capo dell’Ovra, il servizio di spionaggio interno del regime fascista).
      Alcune decine di migliaia di uomini con questa mentalità (non tutti ovviamente, ma diciamo una “solida maggioranza”) e un Taser in mano (finita la “sperimentazione”) che viene considerato un “immobilizzatore” in fondo innocuo, usabile quindi nelle situazioni in cui è esclusa la legittimità dell’uso delle armi da fuoco, costituiscono un pericolo serio per la cittadinanza. E temiamo proprio che ne avremo ben presto le conferme, condite dalle solite difese d’ufficio che già ora vengono opposte nei casi di morte successiva a pestaggio ingiustificato (Cucchi, Aldrobrandi, Uva, e altre decine di casi piuttosto noti…)


  • Riccardo

    Forse secondo Amnesty i poliziotti dovrebbero distribuire caramelle alla camomilla per dissuadere i vari delinquenti dal commettere MONELLERIE. Se poi qualcuno dei predetti delinquenti, forte di un certificato di insanità mentale dovesse uccidere un poliziotto pazienza il poliziotto sa quali rischi corre.


    • Redazione Contropiano

      QUesto commento illustra perfettamente la mentalità del poliziotto un tantinello fascista… Il suo punto di vista sulla società è estremamente semplice: chiunque si trovi ad affrontare è certamente un “delinquente”. La casistica infinita delle possibili situazioni operative viene ridotta a una soltanto: poliziotto (dunque con piena ragione di usare tutti gli strumenti e le armi di cui dispone) contro “delinquente” che deve solo arrendersi o essere fatto fuori, per la “sicurezza” del poliziotto stesso.
      Sottoporre a chi ha questa mentalità l’innumerevole serie di casi in cui persone assolutamente innocenti, malate o meno, alla guida della propria auto o mentre camminavano per strada senza commettere alcun reato, sono state uccise da poliziotti fuori di testa ma armati fino ai denti, è assolutamente inutile.
      Tout le monde déteste la police, e il perché è scritto nelle poche righe di questo commento.



  • daniele

    Fermo restando il dispiacere per ogni morte che potrebbe essere evitata, indipendentemente da quale parte la si guardi, leggere che durante una colluttazione con un individuo in stato alterato di coscienza, armato di un coltello con cui ha già ferito il poliziotto con cui sta lottando, sia possibile sparare alle gambe, significa che chi scrive non ha idea di cosa possa passare in quei momenti chi deve gestire l’altrui rabbia e l’altrui alterazione dello stato di coscienza che spesso rende questi soggetti insensibili al dolore…..
    .Come fate a dare giudizi se non conoscete la dinamica di quanto accaduto durante la lotta? (non a caso dalla stessa pistola è stato ferito anche il collega del poliziotto che stava lottando, a significare che la dinamica della lotta non è così facile da interpretare…..).


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