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Deficit e Iva, Renzi lascia un conto salatissimo

Renzi se ne va a recitare la parte (momentanea) del Cincinnato in campagna, mentre la situazione che lascia è tragica sotto molti punti di vista. Quello istituzionale è chiaro (non c'è neanche una legge elettorale da poter utilizzare per la Camera, e in ogni caso sarebbe con criteri opposti a quella per il Senato), ma è quello economico che presenta voragini incolmabili.

Una legge di stabilità scritta per acchiappare voti ovunque possibile – come ben raccontava il prode presidente della Campania, Vincenzo De Luca, ai suoi capicordata clientelari – che verrà smantellata dal nuovo governo del fido Gentiloni, sotto la sferza per nulla amichevole dell'Unione Europea. In prima istanza salteranno i fondi per il Mezzogiorno…

Ma non basta. Il grosso del disastro contabile è persino difficile da quantificare, tanto che risulta inevitabile mettere in conto un doppio aumento dell'Iva – nel 2018 e nel 2019 – per compensare gli ammanchi creati dall'imposibilità di congelare alncora le "clausole di salvaguardia". Una gelata formidabile (fino al +3% di aumento dei prezzi finali al consumatore, oltre tre volte la "crescita" prevista ottimisticamente dal governo uscente) che svuoterà di senso ogni "narrazione" sulla crisi che sta per finire…

Qui di seguito due analisi Di Andrea Del Monaco, apparse rispettivamente su La Gazzetta del Mezzogiorno e l'Huffington Post).

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Deficit e Iva, Renzi lascia un conto salatissimo

di Andrea Del Monaco

da http://www.huffingtonpost.it/

Cosa lascerà la befana del presidente Renzi? L'Iva al 25% nel 2018 e al 25,9% nel 2019. Le mance elettorali contenute nella manovra sono state inutili considerata la vittoria del No al referendum costituzionale. Eppure le mance rimangono. Nel contempo rimangono due cose: l'azzeramento del deficit strutturale di bilancio nel 2019 e il rinvio dell'aumento dell'Iva.

Che significa? Che il futuro presidente del Consiglio (Renzi stesso, Padoan, Grasso o Franceschini) dovrà trovare 19 miliardi nella prossima manovra per il 2018 e 23 miliardi nella manovra per il 2019. Altrimenti scatteranno le clausole di salvaguardia. Dove troverà quei soldi? Facendo tagli oppure mettendo nuove tasse: infatti non potremo più rinviare l'aumento dell'Iva emettendo altro debito perché dobbiamo ridurre fino ad azzerarlo nel 2019 il deficit strutturale di bilancio. Vediamo come si è arrivati a questa situazione attraverso tre spunti.

 

1) Legge di bilancio disattende impegno di maggio di Padoan con Moscovici e Dombrovskis: deficit 2017 sale da 1,8 a 2,3%.

Il 16 maggio 2016, in una lettera ufficiale, i Commissari europei Dombrovskis e Moscovici hanno concesso un deficit per il 2016 al 2,3%, solo a condizione che il Ministro Padoan si impegnasse per iscritto all'obiettivo di un rapporto Deficit/PIL per il 2017 pari all'1,8%. E Padoan, il 17 maggio, ha dovuto inviare una lettera di risposta nella quale confermava tale impegno.

A maggio Bruxelles non ha aperto la procedura di infrazione solo grazie a tale impegno. Oggi il governo Renzi, con la Legge di Bilancio approvata ieri al Senato, non ottempera a tale impegno, chiede una flessibilità dello 0,5% e porta il deficit strutturale di bilancio per il 2017 al 2,3%. Il 21 maggio su la7 obiettai all'On. Roberto Gualtieri che l'impegno del Ministro Padoan ad abbassare il deficit all'1,8% per il 2017 non sarebbe stato adempibile.

E, come previsto, l'impegno in Legge di Bilancio non è stato adempiuto. Vediamo l'annullamento delle clausole di salvaguardia nell'analisi dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB) effettuata nel documento Rapporto sulla politica di bilancio 2017.

 

2) Servono 19 miliardi per evitare Iva al 25% nel 2018. E 23 miliardi per evitare Iva al 25,9% nel 2019

Come evidenziato in tabella 1, per il 2017, l'annullamento delle clausole di salvaguardia è l'intervento più importante nella Legge di Bilancio: esso vale lo 0,9 per cento del PIL, 15,3 miliardi: 6,95 miliardi servono per evitare che l'Iva agevolata passi dal 10 al 13%, 8,1 miliardi servono per evitare che l'Iva ordinaria passi dal 22 al 24%, 220 milioni per evitare l'incremento delle accise.

L'anno prossimo, nella manovra per il 2018, la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia ci costerà 19,5 miliardi: sempre 6,9 miliardi per evitare l'aumento dell'Iva agevolata dal 10 al 13%, e 12,2 miliardi per evitare che l'Iva ordinaria passi dal 22 al 25%. Non è finita qui. Nella manovra del 2018 per il 2019 la sterilizzazione ci costerà 23,2 miliardi. Non solo 6,9 miliardi per evitare l'aumento dell'Iva agevolata dal 10 al 13%, non solo 12,2 miliardi per evitare che l'Iva ordinaria passi dal 22 al 25%: questi sono i costi per sterilizzare le clausole precedenti. Si aggiungeranno nuove clausole: nel 2018 serviranno altri 3,6 miliardi per evitare che l'Iva arrivi dal 25 al 25,9%.

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3) Ufficio parlamentare di bilancio: flessibilità 2017 imporrà stangata fiscale nel 2019 e aggraverà crisi

Ora è importante ricordare due passaggi: 1) noi usiamo la maggior parte del deficit per evitare l'aumento dell'Iva; ci indebitiamo per evitare l'aumento delle imposte: tale aumento è la clausola di salvaguardia per Bruxelles qualora non facessimo tagli equivalenti nel bilancio dello stato; 2) poiché il governo si è impegnato nel 2019 ad azzerare il deficit strutturale di bilancio, poiché il governo scrive che nella manovra del 2018 serviranno 23 miliardi per evitare l'aumento dell'Iva, nel 2018 cosa succederà?

Se non possiamo più indebitarci per annullare l'aumento dell'Iva, dovremo tagliare 23 miliardi nelle spese dello stato. E qui è interessante cosa fa notare l'UPB nella tabella 2. Nel grafico abbiamo tre curve che rappresentano il deficit programmatico nel DEF 2016, nella Nota di aggiornamento al DEF 2016 e nel Documento Programmatico di Bilancio (DPB). Nel DEF 2016, il consolidamento fiscale, quindi l'aumento delle tasse (o i tagli) necessari per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2019 erano concentrati nel 2019 senza toccare il 2018.

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Ora invece cosa accade: per fare più deficit nel 2017 (dall'1,8% pattuito al 2,3% oggi richiesto, ovviamente sempre rispetto al PIL), Renzi è stato costretto ad aumentare la riduzione del deficit strutturale di bilancio nel 2018. Quindi, il deficit del 2017 evita l'aumento dell'Iva: l'espansione fiscale ha un effetto anticiclico che è evidenziato dalla freccia rossa verso il basso.

Poi nel 2018-2019 la restrizione fiscale ovvero il possibile aumento dell'Iva dovuto all'impossibilità di indebitarci, ha un effetto pro-ciclico ed è evidenziato dalla freccia rossa verso l'alto. Conclusione? La Fiscal Stance, l'indirizzo economico prima moderatamente espansivo poi restrittivo della politica di bilancio sull'andamento macroeconomico, aggraverà la crisi. Soluzioni? Ricontrattare i trattati Ue e investire prima di avvitarci definitivamente nella recessione.

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Manovra, i soldi del Sud rinviati a dopo il 2020

di Andrea Del Monacoda La Gazzetta del Mezzogiorno

Ecco come gli investimenti slittano per rispettare in vincoli europei

Due cittadini meridionali su tre hanno votato No al referendum costituzionale. Il Ministro tedesco dell’Economia Schauble se fosse stato in Italia avrebbe votato Sì. Gli effetti politici del risultato referendario sono noti. L’ultimo atto del governo Renzi è stata la manovra 2017. Ma qual è l’im – patto sul Mezzogiorno? Vediamo concretamente che cosa prevede la Legge di Bilancio sul Fondo di Sviluppo e Coesione (Fsc), fondo interamente italiano programmato parallelamente ai Fondi Europei.

tabella 1 Schermata del 2016-12-11 12:35:37Poiché secondo la Legge di Stabilità 2014 del governo Letta l’80% dell’Fsc deve essere investito al Sud, il rinvio o un taglio della spesa dell’Fsc è un taglio al Sud. Dei 46 miliardi del Fondo di Sviluppo e Coesione del ciclo 2014-2020, potremo spenderne solo 2,6 miliardi nel 2017. E dovremo rinviare la spesa di 35 (dei 46 miliardi) al 2020 e anni seguenti. Perché? Perché l’austerità di Schauble e della cancelliera Merkel ci impone di azzerare il deficit strutturale di bilancio nel 2019. Il famoso equilibrio di bilancio messo in Costituzione. E così la ferrovia alta capacità Napoli-Bari-Lecce- Taranto non verrà completata.

LA MANOVRA RINVIA LA SPESA DI 35 MILIARDI SU 46 A DOPO IL 2020: L’80% SAREBBE ANDATO AL SUD

Vediamo nel merito. La Legge di Bilancio 2017 è chiara: il Fondo Sviluppo e Coesione (Fsc), ha una dotazione di 46,6 miliardi per il ciclo 2014-2020. Quando il Cipe delibera la spesa per le infrastrutture, delibera sull’Fsc. Per capire la concretezza di un annuncio, il cittadino deve guardare non solo l’entità degli investimenti ma l’allocazione negli anni, insomma, quando i soldi verranno spesi. Come evidenziato nella tabella 1 dedotta da una scheda del Servizio Studi della Camera dei Deputati dal titolo «Le risorse per le aree sottoutilizzate nel disegno di legge di bilancio 2017-2019» (http://documenti.camera.it/le g17/dossier/pdf/BI0371.pdf) l’allocazione di quei 46,6 miliardi è la seguente: 3,4 miliardi nel 2017, 3,9 miliardi nel 2018, 4 miliardi nel 2019 , 35,1 miliardi nel 2020 e anni seguenti.

tabellla 2 Schermata del 2016-12-11 12:34:35Non è finita qui. La scheda è chiarissima: «In termini di cassa le autorizzazioni di spesa sono pari a 2,6 miliardi per il 2017, a 3,5 miliardi per il 2018 e a 3,8 miliardi per il 2019». In tabella 1 abbiamo indicato in rosso le cifre della cassa (poiché la programmazione è triennale non si indica la cassa per il 2020). Quindi i soldi veramente disponibili sono ancora meno.

Per capire se i soldi ci sono, i cittadini devono guardare le pieghe della Legge di Bilancio 2017 perché esistono vari modi per tagliare gli investimenti. Un modo è quello appena indicato: il Governo iscrive nel bilancio dello stato la somma di 46,671 miliardi di Fsc nel ciclo 2014-2020. Nel contempo rinvia la spesa di 35,1 di quei 46,6 miliardi al 2020 e anni seguenti. E dulcis in fundo assicura una cassa per soli 2,6 miliardi nel 2017. Ecco evidenziato in tabella 2 il rinvio della spesa.

Ma perché la spesa viene rinviata? Per il vincolo dell’austerità di Schauble. Dobbiamo diluire la spesa in investimenti. Ecco rappresentato in tabella 2 l’indebitamento netto programmatico che nel Documento Programmatico di Bilancio ci siamo impegnati a perseguire: -2,4% per il 2016, -2,3% per il 2017; -1,2% nel 2018; addirittura solo -0,2% nel 2019. In conclusione la tabella 2 spiega la tabella 1. Poiché dobbiamo ridurre progressivamente il deficit strutturale di bilancio, poiché siamo vicini alla deflazione e poiché il Pil cresce meno dell’1%, per ridurre progressivamente il deficit saremo costretti ad aumentare le tasse, tagliare gli investimenti e a diluire la spesa del Fsc.

MANCANO 11 MILIARDI PER FERROVIE NAPOLI-BARI- LECCE-TARANTO, MESSINA-CATANIA- PALERMO, SALERNO-REGGIO E AUTOSTRADA SASSARI- OGLIASTRA –

tabella 3 Schermata del 2016-12-11 12:36:07Ma quali sono le conseguenze concrete? Che non ci sono i soldi per concludere le dorsali ferroviare Napoli-BariLecce-Taranto, Salerno-Reggio- Calabria, Messina-Catania- Palermo, oppure l’autostrada Sassari Ogliastra.

Andando sul sito dei contratti istituzionali di sviluppo del Ministero dei Trasporti (http://operecis.gov.it/site/cis/home.html), contratti pagati anche dal Fsc, si capisce come manchino 11,2 miliardi. Come illustrato in tabella 3, la dorsale ferroviaria Napoli-Bari- Lecce- Taranto costa 7,1 miliardi: al 30 giugno 2016 sono stati spesi 749,9 milioni, servono 6,3 miliardi per concludere l’opera. Va meglio alla dorsale ferroviaria Salerno-Reggio Calabria: costa 504 milioni: al 30 giugno 2016 sono stati spesi solo 229,6 milioni, servono altri 274 milioni. Difficile il completamento della dorsale ferroviaria Messina-Catania- Palermo: costa 5,1 miliardi; sono stati spesi 1.118,8 milioni, servono quasi 4 miliardi. Infine l’Autostrada Sassari-Olbia costa 930 milioni: sono stati spesi 283 milioni, servono altri 647 milioni. Queste quattro opere costano 13,6 miliardi: al 30 giugno 2016 sono stati spesi per la loro realizzazione 2,38 miliardi, servono altri 11,27 miliardi.

Quindi poiché il Governo pospone la spesa della maggior parte di quei soldi agli anni successivi al 2020, non è chiaro quando la dorsale ferroviaria Salerno-Reggio Calabria o quella Napoli-Bari- Lecce-Taranto verranno realizzate.

Il futuro Governo dirà quando verranno veramente realizzate?

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