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Aumentano le tariffe di luce e gas. Ritorna il carovita?

Questi ultimi dieci anni di deflazione, del crollo dei salari e dei consumi, di prezzi bassi perché nessuno aveva i soldi per comprare, ci avevano fatto perdere di vista un parametro con il quale le generazioni precedenti avevano sempre dovuto fare i conti: il carovita, cioè il continuo aumento dei prezzi, soprattutto delle tariffe dei beni di prima necessità.

Fino al 1985 questa divaricazione tra aumento dei prezzi e andamento dei salari era compensata dalla scala mobile (o contingenza) che adeguava le retribuzioni ai prezzi. Poi, parzialmente nel 1985 e totalmente nel 1993, questo meccanismo è stato eliminato dai diktat dei governi (Craxi nell’85, Amato/Ciampi nel 1993). Il risultato è stata la riduzione sistematica dei salari e del loro rapporto con l’aumento dei prezzi. Dopo anni di inflazione pressochè inesistente, la Bce e la Commissione Europea, da tempo stanno sollecitando misure tese a far aumentare proprio l’inflazione, cioè lo spauracchio di marca tedesca contro cui negli anni ’90 sono stati creati proprio i trattati come quello di Maastricht. Nati per “combattere l’inflazione” oggi devono cercare di farla ripartire con ogni mezzo, incluso l’aumento dei prezzi ma con i salari sostanzialmente fermi (come ha confessato recentemente lo stesso Draghi e la Bce).

Il Sole 24 Ore, informa che dal primo trimestre del 2018 aumenteranno le bollette dell’elettricità e del gas e neanche di poco. Aumentano anche, come sempre, i pedaggi delle autostrade con effetti evidenti sul costo dei trasporti delle merci e delle persone.

Dal prossimo 1° gennaio la famiglia tipo registrerà un incremento del +5,3% per le forniture elettriche mentre per quelle gas del +5%. L’aumento delle tariffe elettriche è legato ad una serie di fattori concomitanti, che hanno portato ad una decisa crescita dei prezzi all’ingrosso nell’ultimo trimestre (+20% del Prezzo Unico Nazionale solo a novembre rispetto ad ottobre): la ripresa dei consumi (+1,6% la domanda elettrica in Italia nei primi 11 mesi del 2017), da confermare nel 2018, positiva come segno della ripresa delle attività produttive, ma con l’effetto parallelo di una risalita dei prezzi all’ingrosso; l’indisponibilità prolungata di alcuni impianti nucleari francesi, con una crescita delle quotazioni dell’elettricità all’ingrosso nel mercato d’oltralpe, che influenza al rialzo anche quello italiano e ne riduce i volumi importati dalla Francia; alcune limitazioni nei transiti di elettricità nella rete italiana, soprattutto nel Sud-Italia, comportando una riduzione complessiva dell’efficienza del sistema; la minore disponibilità della generazione idroelettrica nazionale per la scarsa idraulicità del periodo (il 2017 è l’anno più “arido” degli ultimi 200 anni), sostituita dalla più onerosa produzione delle centrali a gas; l’aumento stagionale dei prezzi all’ingrosso del gas a livello europeo (e quindi anche italiano) che ha contribuito a far innalzare i prezzi elettrici.

Oltre a questi fenomeni peserà sui consumatori domestici  anche l’aumento degli “oneri generali di sistema dovuto al rafforzamento delle agevolazioni per le industrie manifatturiere energivore”, deciso con decreto del Ministro dello Sviluppo economico in attuazione della recente Legge europea che ha recepito il via libera della Commissione europea della scorsa primavera al Piano di adeguamento predisposto dal Governo italiano.
Per il gas invece l’aumento è sostanzialmente determinato dalle attese dinamiche legate alle stagioni invernali, con consumi e quotazioni in aumento a livello europeo, che – in un mercato unico – implicano la crescita dei prezzi anche nei mercati all’ingrosso italiani.

 

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