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Nicola Chieti, il ballerino che ha visto troppo

Nicola Chieti non ha neanche cinquant’anni. Ex ballerino sulle reti Mediaset – “Sai, ho lavorato anche con la Cuccarini” -, poi principe della movida sulla riviera romagnola, dove vive da ventidue anni. 

Un golden boy televisivo che vive a Riccione, nella leggenda un po’ sbiadita raccontata dai giornali di gossip ed entrata nel mito grazie a Fellini. “Sono un personaggio molto in vista da queste parti – dice con un accento che rimanda alle sue origini pugliesi –, ho fatto il direttore artistico di due locali tra Rimini e Riccione, ho anche fondato la Nazionale Italiana Modelli”. Quasi sorride mentre s’immerge nei suoi ricordi da febbre del sabato sera. Poi la sua voce cambia leggermente tono, si abbassa, tradisce sentimenti contrastanti. “Facevo uso di cocaina”, spiega con un lessico che s’impara nelle questure. Qui Nicola riprende verve: “Ma questo non vuol dire che trafficavo 10 chili di droga ogni settimana, come hanno detto…”. E’ qui che comincia l’abisso, una storia assurda che sgorga da tre quarti d’ora di monologo a tratti appassionato e a tratti dolente.

“La mia vita si è capovolta nel 2003 – dice ancora Chieti –, quando Francesco Campanella (pentito di mafia, già braccio destro del boss Nino Mandalà, ndr) ha tirato fuori quella storia dello spaccio di cocaina. Ma non è vero niente”. Un altro scatto: “Va bene, pippavo con le fighe, ma qui a Riccione è normale, è solo divertimento. Non c’entro niente con la mafia. Per quella storia mi hanno fatto piangere un mese intero in carcere, fino a quando un giudice ha detto che era solo una bolla di sapone”.

Ma questo è solo l’antipasto, Nicola non è ancora nel punto più basso del suo abisso. La mattina del 26 luglio 2007 lo arrestano in via Trebaci, a Riccione. L’ex modello aveva con sé 0.7 grammi di cocaina. Qui cominciano le discrepanze tra i verbali redatti dai carabinieri e la versione di Chieti. Nelle sue annotazioni, l’appuntato di turno scrive di aver invitato il fermato a salire nell’auto di servizio per “essere tradotti in questura per la redazione degli atti previsti”.

“Ma le cose sono andate diversamente – rintuzza Chieti –, come si evince dai verbali, gli adempimenti sono stati compiuti su strada, alle 5 e 48, mentre il carro attrezzi sarebbe arrivato un’ora dopo. E io in caserma non ci sono mai andato. Infatti, ero andato a casa. Ci sono anche dei testimoni”.

Il carabiniere, però, dichiara di aver subito minacce da Nicola proprio dentro la caserma. E sporge querela. “Ho trascurato il giudizio civile – spiega ancora l’ex modello – perché ero in un’altra regione per motivi di lavoro, ma ho deciso di difendermi nel processo penale per dimostrare come sono andate le cose”. Alla fine, il processo cade nel vuoto per motivi tecnici: la querela non era stata firmata dal carabiniere, ma dal suo avvocato. “Ma avrei potuto dimostrare tutto – s’infiamma Chieti –, avevo portato davanti al giudice due testimoni”.

Da lì in avanti, sostiene Chieti, il militare avrebbe assunto un atteggiamento “intimidatorio” e “umiliante” nei suoi confronti, sfociato in diversi episodi avvenuti per le strade di Riccione, tra insulti e provocazioni.

Se poi gli si chiede il perché di questo accanimento nei suoi confronti, Nicola sospira e fa, come se fosse la cosa più ovvia del mondo: “Di carabinieri ne conosco molti, pippavamo tutti insieme nei bagni dei locali. Tutti vediamo, tutti sappiamo e tutti ci facciamo i cazzi nostri”. Tutto qui? “No, loro hanno tutto un giro di spaccio di anabolizzanti”. Un’accusa pesantissima, senza che ci sia dietro una qualche indagine giudiziaria, almeno a quanto si apprende. Vero o no, la voce di Chieti qui si fa quasi spaventata, mentre racconta di pestaggi nei suoi confronti, minacce, intimidazioni. “Figurati – si riprende –, non ho paura di niente, sono pure diabetico, posso dire tutto. Io ho sempre denunciato tutto. Mi è successo alcune volte, sempre lo stesso copione: mi fermano per strada, mi massacrano di botte e poi mi denunciano. Mi hanno buttato addosso tanta merda, davvero tanta merda. Sono due anni ormai che mi nascondo dentro casa, prendo farmaci per dormire e per controllare l’ansia. Sto male. Loro sono riusciti a sostenere di tutto, persino che mi sono picchiato da solo. Per dimostrarlo hanno fatto deporre una signora svizzera, che poi non è tornata a ripetere la sua versione in aula. Mi hanno anche intercettato per due mesi, senza avere l’autorizzazione”.

I procedimenti che vedono coinvolto Chieti sono diversi. A gennaio ne comincerà uno per mafia, poi si continuerà con un altro per oltraggio a pubblico ufficiale, reato per cui ha collezionato oltre venti denunce. Nel mezzo, diverse denunce per possesso e spaccio di sostanze stupefacenti. Una situazione paradossale, ma l’ex ballerino della Cuccarini non ha mai smesso di andare in caserma per denunciare i presunti abusi di cui è stato vittima. “I Ros – racconta ancora – mi hanno sempre esortato a denunciare tutto quello che vedevo, ma mi hanno messo in un gran casino”. Cosa vedeva Nicola? Loschi traffici nei bagni turchi, ‘ndrangheta e divise, mezze parole su rapine in Romania, scorribande malavitose lungo la costa adriatica. Si può provare tutto questo? “Ci sto provando – dice alla fine Chieti –, e ti giuro che ci riuscirò”.

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2 Commenti


  • Savannah

    Io ci credo e se capiti in situazioni simili devi avere un grande coraggio per reagire.


  • Nicola Chieti

    Sono colui che sono stato intervistato .Sappiate che è’ una guerra molto faticosa ma sono sicuro ,e’ convinto che sono stato presente ho vissuto con i carabinieri e’ quello che dico e ‘ pura verità ma mi vergogno non di quelli che commettono i reati .ma i loro colleghi che si sentono super eroi che loro sono sanno fanno e’ sono tuttologi.

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