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Picchiò manifestante senza motivo, ispettore capo a processo

Ci volle poco a smentire la versione ufficiale prontamente diffusa da Questura e Ministero degli Interni sugli ‘scontri’ del 14 novembre del 2012 a Roma, quando decine di migliaia di studenti, per lo più giovanissimi, vennero attirati in una vera e propria trappola su Lungotevere dei Vallati. Molti di loro vennero poi bastonati, trascinati con violenza dentro le camionette da celerini su di giri e inondati dai gas lacrimogeni.
Bastò pubblicare su siti e profili facebook e twitter alcune foto e riprese realizzate durante la caccia al ragazzino per smentire i responsabili dell’ordine pubblico. Poco dopo le polemiche si addensarono su un video che ritraeva alcuni lacrimogeni sparati contro gli studenti in fuga dall’ultimo piano del Ministero della Giustizia, in via Arenula. Ma per un po’ a tenere banco furono altre immagini, quelle di un agente, in abiti civili ma con il volto coperto da un casco d’ordinanza, che prendeva a manganellate e senza alcuna ragione un ragazzino già sdraiato a terra e immobilizzato da alcuni suoi colleghi. Scatti che, insieme ad altri, contribuirono a smentire la vulgata dei poliziotti aggrediti dai manifestanti. Le scene che ritraevano il poliziotto che continuava a picchiare la vittima nonostante un suo collega cercasse di fermarlo fecero il giro del mondo. E ora sono alla base di un procedimento giudiziario a carico di Alfio Paradiso, 48 anni, ispettore capo in servizio al commissariato Viminale, per il quale il pubblico ministero Luca Tescaroli ha chiesto il rinvio a giudizio per lesioni aggravate. “Mentre stava svolgendo servizio di ordine pubblico – si legge nella richiesta di rinvio a giudizio – nei pressi di Ponte Sisto a Lungotevere dei Vallati, Alfio Paradiso cagionava a Giacomo Capriotti lesioni personali, consistite in escoriazioni multiple alla regione dorsale, al polso sinistro e al capo, dalle quali derivava una malattia nel corpo, intesa come incapacità di attendere alle ordinarie occupazioni”. La Procura riconosce che l’ispettore Alfio Paradiso “colpiva con il proprio sfollagente, reiteratamente, Capriotti, senza ragione, mentre questi si trovava riverso a terra, bloccato da altri appartenenti alle forze dell’ordine, poiché si era reso responsabile di resistenza a pubblico ufficiale, durante gli scontri intercorsi tra i manifestanti e la polizia”.

A quell’epoca il comportamento violento della polizia contro gli studenti scesi in piazza contro le politiche del governo Monti nel giorno del cosiddetto sciopero generale europeo scatenò un’ondata di polemiche e ridiede fiato alla richiesta di rendere riconoscibili attraverso un codice alfanumerico i poliziotti in servizio antisommossa. Ma da parte dei sindacati di Polizia ci fu una violenta levata di scudi, e i ministri competenti dissero che l’idea non era applicabile, che rendere i poliziotti riconoscibili non era fattibile.

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