Due anni di carcere per falsa testimonianza – ma con la sospensione condizionale della pena – per Luca Cinti, ex comandante del reparto mobile di Bologna ai tempi del G8 di Genova del 2001. E’ questa la condanna inflitta dal giudice del capoluogo ligure, Carla Pastorini, al vicequestore riconosciuto colpevole di aver difeso in aula, durante la sua testimonianza, i 4 poliziotti del suo reparto che arrestarono illegalmente due inermi manifestanti spagnoli in Piazza Manin il 20 luglio di quell’anno. Le due vittime vennero malmenate in piazza, ammanettate e fatte sedere a terra mentre tutto intorno a loro continuavano cariche e pestaggi contro i manifestanti pacifici che tentavano di evitare le botte mostrando ai celerini le mani alzate e dipinte di bianco. Poi vennero portate addirittura nell’inferno di Bolzaneto e denunciati per ‘resistenza a pubblico ufficiale”.
Per difendere l’operato dei suoi sottoposti denunciati per arresto illegale, Cinti affermò durante il procedimento contro i quattro celerini che fu testimone del fermo e che uno dei due manifestanti aveva in mano una spranga di metallo. Ma poi, durante il procedimento a suo carico per falsa testimonianza Cinti cercò di rettificare peggiorando di fatto ulteriormente la sua posizione. Il dirigente di PS affermò infatti che i due spagnoli erano stati arrestati per sbaglio da qualcun altro mentre i veri responsabili degli scontri sarebbero stati rilasciati per errore dalla Questura. Ma per la corte è stato molto facile verificare che i due manifestanti iberici furono gli unici arrestati quel pomeriggio del 20 luglio in piazza Manin e nella zona circostante smentendo completamente la improbabile nuova versione di Cinti. Una ricostruzione surreale che però, nel procedimento di primo grado, aveva garantito l’assoluzione per i sottoposti del vicequestore, verdetto poi ribaltato nel processo d’appello e di nuovo in Cassazione.
La condanna di primo grado inferta oggi al dirigente segue quella a 4 anni di reclusione e a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici già comminata ai 4 poliziotti che mentirono sull’arresto, attualmente sospesi dal servizio. Due condanne ottenute grazie ad un filmato che mostrava le immagini dell’arresto illegale, riprendendo i due spagnoli assolutamente disarmati e inermi e l’assenza assoluta di spranghe o molotov.
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