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Panico a Mediaset

I piani alti di Mediaset a Cologno Monzese, quelli che si occupano della finanza creativa, dei bilanci (anche falsificati, ma tanto non è più reato), dei capitali all’estero tramite acquisti con fatturazioni falsate (tanto poi arriva uno scudo fiscale che sana tutto), brulicano di esperti, fantasiosi, inventivi, spregiudicati, ma timorosi, addirittura spaventati, ma cercano di non farlo capire.

Ci pensa il povero Confalonieri a rassicurare con proclami con i quali vengono vantati risultati straordinari del gruppo, ma non gli crede più nessuno.

Ma con i numeri c’è poco da scherzare…. Con l’andamento negativo anche di ieri (10 giugno 2011, ndr), le quotazioni Mediaset hanno toccato il minimo storico, con una perdita, in un solo mese, del 20%, come inequivocabile segnale di sfiducia nel titolo che è tutt’uno con il suo inventore.

In nessun altro caso di azioni quotate in borsa il destino è legato alle sorti dell’azionista di riferimento, come accade con Mediaset.

Il segnale è grave, perché dimostra che si tratta dei grandi investitori che non credono più nel futuro dell’azienda di casa Berlusconi.

Le rilevazioni trimestrali peggiorano le previsioni future, in quanto anche la raccolta pubblicitaria di Publitalia 80 segna una calo sensibile che non lascia spazio alle invenzioni parolaie, esibendo una realtà nuda e cruda.

La sconfitta elettorale non è stata la causa di un tale calo, ma è stata la conseguenza di una perdita di credibilità dell’azionista di riferimento, più dedito ai vizi privati che alle pubbliche virtù, più dedito alla difesa DAI suoi processi che al dovere di amministrare una nazione guardando al bene comune.

La palese debolezza politica e il mancato strapotere hanno di fatto, allontanato i grandi inserzionisti pubblicitari, nonché i grandi azionisti che sono stati costretti a cedere azioni delle proprie aziende in cambio di azioni Mediaset, allettati da provvedimenti legislativi e attività internazionali che li avrebbero favoriti, e si ritrovano con le loro azioni che lievitano quotidianamente (Eni, Enel, Finmeccanica, Impregilo), mentre le azioni Mediaset in caduta libera, con un 20% di perdita netta nell’ultimo mese, malgrado le continue trasfusioni di liquidità da parte di altre aziende del gruppo per rallentare il continuo scivolone, o ritardarne l’esito finale.

Non viene descritto dalla stampa compiacente, ma anche l’investimento spagnolo di Cuatro, network acquisito dalla controllata Telecinco, ha dato esiti a dir poco disastrosi.

Quindi l’acquisizione di 1.500 torri di trasmissione televisiva di DMT, che avrebbe garantito al gruppo Mediaset il monopolio delle infrastrutture delle reti telefoniche e tv, è stata bloccata dalla Consob a seguito della semplice minaccia da parte di Telecom Italia Media, di ricorso all’Antitrust.

Aleggia ancora, come la nota ciliegina sulla torta, anche la sentenza d’appello sul lodo Mondadori, nel quale il cavaliere è stato già condannato in primo grado al pagamento di 750 milioni di euro come risarcimento donni alla CIR di De Benedetti (difeso dall’avv. Pisapia…!); nella ipotesi più favorevole al cavaliere la penale potrà solo essere ridotta a 500 milioni di euro, che provocherebbe lo stato di insolvenza tanto della persona che del gruppo, pur nelle sue molteplici articolazioni, in quanto il grosso della liquidità con cui potrebbe essere pagata l’ammenda, si trova ben lontano dalle grinfie dei creditori.

De Benedetti ha anticipato che si servirebbe di quei quattrini per acquistare “La 7” e richiamare tutti i presentatori e giornalisti sgraditi al cavaliere.

Anche Murdoch non mostra più interesse per un’opa su Mediaset; con la prossima concorrenza de La 7, il titolo pilota del clan Berlusconi, scenderà sotto i limiti, anche del suo valore reale, per cui potrebbe anche andare in vendita fallimentare.

 

di Rosario Amico Roxas per InformareControInformando.inf

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