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Art. 18. Formigoni Terminator

Si tratta di una sperimentazione sul campo, che deve essere ancora ratificato dal Consiglio regionale che darà il via libera sabato prossimo (11 febbraio).  Si chiama “indennità di terminazione” l’ipotesi lombarda: attraverso accordi tra dipendenti e aziende, vi accede chi rinuncia a rivalersi in tribunale in caso di licenziamento. L’obiettivo è quello di favorire la ricollocazione di chi perde il posto. Il presidente della Regione Formigoni assicura che non si tratta di una gara sul tempo con il Governo, alle prese con la difficile trattativa per sbloccare la riforma del mercato del lavoro orientata a una maggiore flessibilità in uscita. Non si tratterebbe nemmeno di “abolire l’articolo 18″, sempre secondo Formigoni, ma di superarlo.

La Cgil non vede di buon occhio l’accelerazione sponsorizzata Pdl e Lega in Lombardia, nel merito e nel metodo. Rischia, dicono alla Cgil, di “entrare a gamba tesa sulla trattativa in corso sul piano nazionale”. La Cisl, invece, è più possibilista, anzi guarda con favore a un’iniziativa sulla contrattazione territoriale. E’ d’accordo, la Cisl, anche sul attivismo lombardo, rivendicato da Formigoni. “Siamo la Lombardia, dobbiamo fare di più” sostiene Formigoni. “La riforma del mercato del lavoro non si fa solo a Roma” gli fa eco Baseotto della Cisl.

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La nota della Fiom Lombardia contro la decisione di Formigoni

“L’iniziativa della Regione Lombardia sull’abolizione dell’art.18 non è proponibile. Sorprende che una delle regioni più ricche di Italia sia disposta a trattare peggio i suoi lavoratori”.

La Fiom Cgil Lombardia prende posizione sull’iniziativa della Regione Lombardia riguardo alla contrattazione territoriale, alla ricollocazione dei licenziati e alla cancellazione dell’articolo 18, apparsa oggi su alcuni quotidiani. Secondo il sindacato si tratta di un progetto molto grave che non dà assolutamente una mano ai lavoratori colpiti dalla crisi, anzi li rende più deboli rispetto alle aziende e non risolve i problemi occupazionali.

“La Regione Lombardia che durante la crisi non ha fatto nulla per stimolare l’economia e le imprese locali – dice Mirco Rota segretario generale Cgil Lombardia – si candida come apripista dell’abolizione dell’art 18.  Per noi questa iniziativa non è neanche proponibile. Il lavoro non lo si crea cancellando i diritti dei lavoratori”.

L’idea della Regione di non occuparsi delle chiusure delle aziende e di illudere i licenziati a presunte nuove assunzioni abolendo l’art.18 è falsa e fallimentare. I  posti di lavoro infatti se creano solo con politiche attive per la crescita e lo sviluppo.
Sorprende infine che una delle regioni più ricche d’Italia sia disposta a trattare peggio i suoi lavoratori. La Fiom Cgil Lombardia è pronta a manifestare il suo dissenso in tutte le forme e le sedi possibili.  

Ci dispiace constatare che una battaglia che dovrebbe essere di tutti i sindacati non venga condivisa dalle altre sigle sindacali. Ancora una volta alcune associazioni avvallano un disegno che nuoce gravemente a tutti i lavoratori.

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