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Sanità Lombardia. Le aziende rispondono alle denunce USB con le sospensioni

Raffiche di provvedimenti punitivi: a Lecco altri tre mesi di sospensione a Scorzelli, nuove contestazioni disciplinari al Golgi-Redaelli e al Fatebenefratelli-Sacco

Si è conclusa lo scorso 16 giugno, con un’ulteriore sospensione di tre mesi, l’ennesima procedura disciplinare a carico di Francesco Scorzelli, delegato USB presso l’ASST di Lecco.

Una decisione tutta politica, fondata su una teoria architettata a tavolino tra la dirigenza aziendale e qualche soggetto compiacente e complice in quanto destinatario di favori, quale l’assegnazione di incarichi di responsabilità avvenuta senza alcun rispetto delle norme.

Una sanzione che arriva subito dopo la conclusione del periodo di sospensione di sei mesi, terminato lo scorso marzo, e comminato a Scorzelli perché si era rifiutato, all’inizio dell’emergenza Covid, di mettere in atto procedure aziendali che poi si sarebbero effettivamente rivelate pericolose per la sicurezza di ospiti e lavoratori, con esiti drammatici in termini di contagi e morti.

Stavolta, la teoria inventata impunemente dai dirigenti aziendali è basata su presunte minacce di morte (!) che Scorzelli avrebbe rivolto a dei colleghi, responsabili di aver rimosso arbitrariamente (questo è vero) le bandiere USB, esposte durante uno stato di agitazione.

All’ASP Golgi-Redaelli, invece, tre delegati USB sono stati fatti oggetto di contestazioni d’addebito disciplinare attraverso le segnalazioni del Direttore Operativo Giovanni Mercuri che, in particolare a due dei tre delegati, ha contestato comportamenti che erano invece legittimati da un accordo sottoscritto dallo stesso dirigente pochi mesi prima.

E anche all’ASST Fatebenefratelli-Sacco la situazione per gli iscritti USB comincia a farsi pesante, vista la raffica di contestazioni di addebiti disciplinari.

È evidente la costruzione tutta “politica” di queste vicende che indicano chiaramente come si stia cercando attraverso i provvedimenti disciplinari di frenare l’azione dell’unica organizzazione sindacale che, tramite l’intervento sindacale e le denunce, sta portando alla luce una lunga serie di nefandezze del sistema sanitario regionale, dalla gestione dell’epidemia, al sistema degli appalti che è stato tragico protagonista nella conta dei morti da Covid e a tutt’oggi continua a esserlo.

Come sta avvenendo nei reparti RSA in appalto dell’ASP Golgi-Redaelli, dove il tasso di mortalità è quadruplo rispetto ai reparti a gestione interna e dove la manutenzione è totalmente assente e i reparti appaiono in stato di abbandono. Una situazione che abbiamo denunciato alle procure competenti ma anche all’ATS all’Assessorato Regionale, all’Anticorruzione, alle Commissioni Regionali.

È certo che l’USB non si farà intimidire da questi atteggiamenti che rischiano di far avvitare ulteriormente il sistema sanitario della Lombardia nella spirale della non sempre trasparente relazione tra amministratori pubblici e imprenditori privati del sistema salute e degli appalti.

Per questo continueremo la nostra azione a tutela del diritto alla salute e della democrazia sindacale, in ogni ambito, da quello sindacale, a quello politico e, ove possibile, anche in quello giudiziario, per gli evidenti danni a nostro carico e gli altrettanto evidenti abusi d’ufficio di chi mette regolarmente in atto questo sistema intimidatorio.

Il rischio è che, in assenza di intervento delle istituzioni e delle forze politiche autenticamente democratiche, la Lombardia diventi, sotto questo punto di vista, la tomba della democrazia sindacale, dove le voci di denuncia vengono messe a tacere usando il potere unilaterale delle sanzioni disciplinari.

Per evitare che ciò succeda è necessario che vengano rimossi dai loro incarichi i dirigenti che stanno abusando della loro posizione istituzionale per realizzare impunemente questo obiettivo.

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