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“Sgomberano il Metropoliz!”. Ma era ‘solo’ un avvertimento

Dopo il blitz di venerdì mattina al Cipe di alcuni spezzoni del movimento romano pare che la Questura di Roma, come si dice nella Capitale, se la sia ‘legata al dito’. Cioè che una normale iniziativa dialettica e simbolica di denuncia – “perchè sperperare miliardi con l’inutile e dannosa Tav quando ci sono centinaia di migliaia di famiglie in emergenza abitativa?” – sia stata vista dai responsabili romani dell’Ordine Pubblico come una provocazione inaccettabile. Alla quale rispondere ‘colpo su colpo’. 
Già durante la giornata di venerdì i solerti contingenti della Questura si erano presentati alla tendopoli di Via Boglione, dove si erano rifugiate le famiglie sgomberate a gennaio da un’occupazione a Roma Sud nonostante la forte nevicata delle ore precedenti. Avevano sgomberato e denunciato gli occupanti.
E poi nel pomeriggio, sempre di venerdì, appena dopo il violento e ingiustificato arresto di Paolo Di Vetta e di altri 4 attivisti dei Blocchi Precari Metropolitani e del Coordinamento Cittadino di Lotta per la Casa, il blitz improvviso e inusuale per le modalità contro una occupazione promossa proprio dai BPM, a via di Casal Boccone. Quando mai la Questura di Roma si è imbarcata in uno sgombero alle 5 del pomeriggio? Mai. E infatti dopo due ore, mentre una ventina di occupanti resistevano sul tetto ed era ormai chiaro ai funzionari di PS che le cose sarebbero andate per le lunghe e non senza conseguenze, arriva l’ordine di fare dietro-front. Ufficialmente perchè il sopraggiungere dell’oscurità ‘rendeva impossibile e rischioso continuare le operazioni’. Non prima che Poliziotti e Finanzieri devastassero le stanze degli occupanti, accanendosi in particolare sulle suppellettili, sui televisori, sui computer e su tutto ciò che gli capitava a tiro. Frustrazione per lo sgombero non riuscito – era da tempo a Roma che non capitava – ma anche segno di un coinvolgimento ‘personale’ di un pezzo degli apparati repressivi della Capitale. 
Anche ieri, durante il lunghissimo processo a Piazzale Clodio sulla convalida dell’arresto di Paolo Di Vetta, era chiaro che l’obiettivo ricercato di tanto accanimento contro il portavoce di uno degli spezzoni più interessanti dei movimenti sociali romani era semplicemente quello di toglierlo dalla piazza. Un avvertimento, sicuramente. Ma anche un accorgimento ‘tecnico’, nel tentativo di far saltare un meccanismo virtuoso che negli ultimi anni è riuscito a saldare la mobilitazione dei precari con quella dei senza casa, dei migranti con gli italiani, dei movimenti con i sindacati di base, l’USB in particolare.
Un programma ben articolato che ha avuto un epilogo proprio oggi in tarda mattinata, quando una ventina di blindati pieni di celerini si sono presentati davanti al Metropoliz Lab, un’altra occupazione promossa nella periferia romana proprio dai Blocchi Precari Metropolitani. Visto quanto era accaduto due giorni fa nel centro di Roma e in via di Casal Boccone, gli occupanti si sono barricati all’interno della struttura e alcuni sono saliti sui tetti. Ma poco dopo le camionette della Polizia si sono allontanate, come se fossero di passaggio.

Un altro avvertimento. Un altro esplicito assaggio di quanto ha in cantiere nei prossimi giorni la tecno-repressione del Governo Monti e dei suoi apparati.

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