Menu

Strage Borsellino. Magistrati sotto “osservazione”

 Abbiamo sempre saputo che i magistrati non sono tutti uguali. C’è chi si mette al servizio del potere – qualunque sia in quel momento – e chi a suo modo “difende la legalità”. I migliori si chiedono se poi la legalità coincida qualche volta con la “giustizia”, scoprendo che accade in casi davvero rari. Ci sono magistrati quindi che indagano anche sul potere, sollevando scandalo. E altri che mettono sotto processo solo i poveri cristi, o gli oppositori del regime che c’è in un determinato momento. C’è infine chi fa un po’ una cosa, un po’ l’altra, a seconda di dove si trova in quel momento e di quale sia il potere di riferimento. Può accadere, insomma, che un giudice – esempio: Giancarlo Caselli – sia un intransigente avversario della mafia a Palermo e un ancor più intransigente inquisitore del movimento che si oppone alla Tav in Val di Susa. Con il risultato paradossale di diventare, in Piemonte, un difensore involontario – lo abbiamo ben chiaro: parliamo di paradosso, non certo di complicità – della ‘ndrangheta, scoperta dai carabinieri tra le società che stanno o dovranno effettuare materialmente i lavori.

C’è insomma chi come  Antonio Ingroia viene crocifisso per aver partecipato come invitato a un congresso di partito (il Pdci guidato dall’ex ministro della Giustizia Oliviero Diliberto), mentre un altro (Paolo Ferraro della procura di Roma) può andare senza problemi a quello di Forza Nuova, che qualche problemino giudiziario in più dovrebbe averlo sollevato nel corso della sua storia (http://www.radioradicale.it/scheda/341658).

In Sicilia, dunque, nonostante il nuovo “governo dei professori”, tutti molto tecnici e molto perbene, tutti rigorosamente con il certificato antimafia in tasca, accade che ci siano dei magistrati che vengono tenuti “sotto osservazione” dai piani alti della magistratura proprio perché indagano ancora su fatti come la strage di via D’Amelio, che Berlusconi a suo tempo definì “roba vecchia, su cui è da malati continuare a fare indagini”.

Prendiamo quindi atto che certi poteri continuano a essere intoccabili. Prendiamo atto che il governo ha preso in considerazione di rivedere la formulazione giuridica del reato di “concussione”, in modo da consentire a Berlusconi si sfangarla anche nel “processo Ruby”. E’ parte integrante del “salvacondotto” che gli stato garantito per convincerlo a sloggiare da palazzo Chigi. Lo capiamo.

Ma capiamo anche che tutto si fa per eliminare i contrasti di interesse più spinosi “tra potenti”. E che il prezzo intero viene fatto pagare soltanto a chi lavora e a chi si oppone. Questo e non altro è un governo di classe. E chi continua a blaterare di “legalità”, provi a guardare il nuovo mondo senza paraocchi. Ne scoprirà di eccezionali…

 

 

La Cassazione chiede le carte di via D’Amelio “E solo una normale attività di vigilanza”

Lo precisa in una nota il pg Esposito, ma non è escluso che possa trattarsi di una azione sanzionatoria contro i colleghi di Caltanissetta. Lari: “Non riesco a cogliere quali siano i profili disciplinari in un’ordinanza che invece dovrebbe essere elogiata’’

La Cassazione entra a gamba tesa nell’attività del distretto giudiziario di Caltanissetta per verificare – caso senza precedenti nella storia dell’antimafia – se il pg nisseno Roberto Scarpinato abbia svolto correttamente il suo compito di controllo sulla procura di Sergio Lari e sul gip Alessandra Giuntanell’inchiesta sulla strage di via D’Amelio.

Nella nota diffusa stamane, il pg della Suprema Corte Vitaliano Esposito (che due giorni fa aveva chiesto l’invio di una copia dell’ordinanza di custodia cautelare con la quale il gip Giunta ha ricostruito la nuova dinamica dell’uccisione di Borsellino) ha parlato di un’iniziativa legata esclusivamente all’attività di “vigilanza’’. Ma non è escluso – come anticipato dal Fatto Quotidiano – che la trovata del pg Esposito, magistrato che ha il potere di attivare l’azione disciplinare sui colleghi, possa essere l’anticamera di iniziative di carattere sanzionatorio. L’attenzione della Cassazione potrebbe essere, infatti, rivolta alla tutela della privacy dei tanti nomi eccellenti contenuti nell’ordinanza di custodia cautelare del gip Giunta, di cui sono riportate le deposizioni, ma soprattutto le tante contraddizioni. Si tratta di quei rappresentanti delle istituzioni che vengono indicati dagli inquirenti come i “protagonisti’’ della trattativa mafia-Stato, pur senza essere formalmente indagati. Tra loro, gli ex ministri della Giustizia Claudio Martelli e Giovanni Conso, l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino, gli ex presidenti del consiglio Giuliano Amato e Carlo Azeglio Ciampi, l’ex presidente dell’Antimafia Luciano Violante.

Il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari, raggiunto oggi in vacanza dalla nota della procura generale, si dice “disorientato”: “Non riesco a cogliere quali siano i profili disciplinari in un’ordinanza che invece dovrebbe essere elogiata’’. Ma a Caltanissetta qualcuno ha già tirato fuori il decreto (n. 109 del 2006) che fissa gli illeciti disciplinari dei magistrati nell’esercizio delle loro funzioni. Il timore è che il pg della Cassazione possa rilevare, nell’atto giudiziario del gip Giunta, la violazione descritta alla lettera U: ovvero “la divulgazione, anche dipendente da negligenza, di atti del procedimento coperti dal segreto o di cui sia previsto il divieto di pubblicazione, nonché la violazione del dovere di riservatezza sugli affari in corso di trattazione, o sugli affari definiti, quando e’ idonea a ledere indebitamente diritti altrui’’, ovvero dei soggetti che non sono parte del procedimento.

Quello che si sa, al momento, è che la richiesta di invio dell’ordinanza su via D’Amelio, da parte del pg Esposito, conteneva la copia allegata di un articolo di stampa, a firma di Marco Travaglio, pubblicato su il Fatto Quotidiano del 9 marzo scorso. Nell’articolo, si faceva ampio riferimento alla svolta del gip Giunta che per la prima volta ha messo il bollo giudiziario sull’esistenza della trattativa mafia-Stato. Dall’ordinanza su via D’Amelio emerge, infatti, che il dialogo tra le istituzioni e Cosa nostra non solo c’è stato, ma è “una possibile chiave di lettura del contesto in cui è maturata l’eliminazione di Borsellino”, anche se “nessuna responsabilità è stata accertata a carico di personalità politico – istituzionali” nel disegno criminale stragista. E’ questo che ha scatenato la curiosità della procura generale della Suprema Corte? “Non ricordo ci siano precedenti analoghi, credo anzi che non ce ne sia neppure uno – dice Giovambattista Tona, il presidente dell’Anm nissena che per dieci anni ha fatto il gip nel distretto di Caltanissetta. E aggiunge: “Il provvedimento della collega Giunta si fonda su una richiesta della procura che contiene una mole impressionante di dati e valutazioni doverose dei magistrati su un fatto inquietante come e’ la strage di via D’Amelio. Credo sia il caso di aspettare serenamente l’esito del pg della Cassazione dato che il lavoro de colleghi e’ stato svolto con il massimo rigore, in un clima difficile, come è quello che ha caratterizzato l’indagine su via D’Amelio’. Un clima che, adesso, si fa ancora più pesante.

da Il Fatto
 

 

Lettera aperta ad Agnese Borsellino

di Giovanbattista Tona – 19 marzo 2012
Cara Signora Agnese, ho seguito sempre, con la discrezione imposta dalla Sua discrezione, il Suo difficile cammino tra le sofferenze che la accompagnano e che l’hanno messa a dura prova dal 19 luglio 1992 fino ad oggi.
Nei racconti degli amici comuni e di Suo figlio Manfredi ho imparato a riconoscere uno stile sobrio e determinato, impregnato di forza e dignità, che ha caratterizzato il modo con il quale una donna grande, come Lei, ha affrontato il lutto, le delusioni, gli ostacoli e oggi la malattia.
Dinanzi ad una vita, come la Sua, che pratica quotidianamente il consapevole dominio del dolore dell’anima e del corpo, non si può che contemplare e riflettere.Vi è invece chi sproloquia e insulta. Chi lo fa ha offeso non solo Lei, ma tutti coloro i quali in Lei vedono un esempio sul quale proiettare i propri sentimenti più nobili e uno stimolo per imparare ad affrontare le prove della vita. Sono tanti i modi con i quali il Suo dolore e quello della Sua famiglia è stato insultato in questi anni; e ad ognuna di queste offese corrisponde una vergogna per il nostro Paese.
Quando ci fu chi ostacolò Paolo Borsellino nelle sue ultime attività di indagine, utilizzando le più varie scuse, e ci fu chi non lo protesse adeguatamente.
Quando alcuni cominciarono a dimenticare i fatti che sapevano e che avrebbero dovuto raccontare ai magistrati, mentre altri curarono invece che ai magistrati i fatti li raccontassero coloro che non li sapevano e ai quali qualcuno li aveva suggeriti.
Quando dinanzi alle prime incertezze che i falsi pentiti mostravano nei processi, ci fu chi ne contestò l’attendibilità  e usò argomenti altrettanto falsi o addirittura inutili, forse perchè comunque non voleva che emergesse la verità.
Quando, dinanzi alla possibilità di capire davvero come erano andate le cose, ci fu chi si scandalizzò perché i magistrati continuavano ad indagare su fatti tanto vecchi e sui quali non vi sarebbe stato più nulla da scoprire.

E adesso non sembra che sia finita, carissima signora Agnese. Ora pare che sui magistrati che hanno lavorato ancora sulla strage di via D’Amelio ci sia bisogno di vigilanza; a cosa serva questa vigilanza in realtà ancora non lo possiamo sapere.

 

Forse per verificare che siano state rispettate le regole e che non si sia usciti dal seminato. Ma chi ha tracciato il seminato? Si vedrà. Ripensando a tutte queste cose, io capisco il Suo sfogo, quel grido che tanto mi ha inquietato e che proclamava la sua vergogna di essere italiana. Lo capisco meglio, però, se lo unisco alle parole di speranza che Le ho sentito pronunciare in questi giorni; e Le confesso che mi riempie di orgoglio il fatto che Lei ha associato questa sua speranza all’operato dei magistrati di Caltanissetta, sui quali evidentemente Lei prima di altri ha vigilato, formandosene una rassicurante opinione.
Perchè Lei possa essere orgogliosa di essere italiana, bisogna che veda davanti a sé uomini dello Stato che non La offendano o che non La facciano vergognare. In passato evidentemente non le sarà capitato spesso.
Oggi spero che non sia così.
Vorrei ripeterLe le parole che l’ANM di Caltanissetta scrisse l’anno scorso in occasione dell’anniversario della strage di via D’Amelio:
“Borsellino e gli uomini della sua scorta non ci hanno consegnato un nobile esempio da additare ai nostri figli, ma ci hanno consegnato la responsabilità di spiegare loro cosa è successo in quegli anni e perchè certe mostruosità sono potute accadere.
E su come spiegheremo ai nostri figli queste cose non  potremo avere sconti; a loro, ai figli dei nostri figli e via via alle generazioni successive non interesserà se e quante persone sono state indagate, quante arrestate, quante condannate; non vorranno conoscere quali più suggestive ricostruzioni sono state offerte con successo in libri, convegni o articoli di giornale.
Loro vorranno dati certi, specifici, concreti, pezzi robusti di quella verità che tutti dicono di volere ma che in molti sono riusciti ad occultare o mistificare.

 

E certamente preferirebbero una verità insufficiente ma certa ad una ricostruzione completa ma debole; perchè ad una parte di verità è possibile nel tempo aggiungere un’altra parte di verità, mentre con un coacervo di dati certi, suggestioni, ipotesi, menzogne ed omissioni non si costruisce nulla e si costringe chi viene dopo a distruggere e a ricominciare.”

 

In queste parole è racchiuso tutto il senso dell’impegno dei magistrati nisseni che lavorano ancora sulla strage di via D’Amelio; un impegno che richiede sobrietà ed equilibrio, ma anche schiena dritta e passione per la verità. Per cercare la verità bisogna certamente rispettare le regole; ma le regole si possono rispettare anche senza voler cercare la verità.
E’ per questo che mi sento di chiederLe di rinnovare la Sua speranza per dare forza a chi vuole servire questo Stato, applicando le regole e cercando la verità; anche sapendo che se questa verità sarà difficile da accettare, qualcuno esprimerà tutta la sua inquietudine chiedendo di verificare se siano state rispettate le regole.
Mi permetterà adesso di valicare i confini di ogni discrezione e di salutarLa con un abbraccio affettuoso.

 

Giovanbattista Tona, magistrato del Tribunale di Caltanissetta e Presidente dell’Anm di Caltanissetta

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *