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Immigrazione. Tra Italia e Libia tutto come prima

Tre giorni fa, Amnesty International ha denunciato che il 3 aprile scorso, a Tripoli, è stato siglato un nuovo accordo segreto tra l’Italia e la Libia del dopo-Gheddafi sull’immigrazione clandestina che autorizza le autorità italiane a intercettare i richiedenti asilo e a riconsegnarli ai soldati libici. Esattamente come avveniva con il precedente accordo che aveva suscitato molte denunce. Il testo dell’accordo segreto è stato pubblicato oggi dal quotidiano La Stampa che è venuta in possesso dell’accordo siglato dai ministri dell’Interno italiano, Annamaria Cancellieri, e libico, Fawzi Altaher Abdulati il 3 aprile, a Tripoli.

“Nel quadro del consolidamento dei rapporti di amicizia tra la Libia e la Repubblica Italiana, dei trattati e degli accordi bilaterali finalizzati al rafforzamento di relazioni privilegiate in materia di contrasto all’immigrazione clandestina…”. E ancora: “L’Italia si impegna ad avviare immediatamente il programma delle forniture relativo a mezzi tecnici e attrezzature”.
L’accordo – processo verbale della riunione tra le due delegazioni – sembrerebbe riconfermare in sostanza tutte le vecchie intese siglate da Roma e Tripoli, al tempo di Gheddafi. Compresa, evidentemente, quell’intesa contestata anche dalla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo sui respingimenti in mare.
Si legge nell’accordo di aprile: «Adoperarsi alla programmazione di attività in mare negli ambiti di rispettiva competenza nonchè in acque internazionali, secondo quanto previsto dagli accordi bilaterali in materia e in conformità al diritto marittimo internazionale».
L’accordo rafforza la cooperazione tra i due Paesi. In materia di formazione, semaforo verde per «il programma di addestramento in favore degli ufficiali della polizia libica su tecniche di controlo della polizia di frontiera (confini terrestri e aeroporti); individuazione del falso documentale e conduzione delle motovedette».
Inoltre l’Italia allestirà presso la nostra ambasciata di Tripoli, un «centro di individuazione di falso documentale», i libici, invece, nel porto della capitale, forniranno le strutture per un centro di addestramento nautico. .L’accordo del 3 aprile stabilisce l’inizio della costruzione di un «centro sanitario a Kufra per garantire i servizi sanitari di primo soccorso a favore dell’immigrazione illegale».

La questione più rognosa rimane quella dei “centri di accoglienza in Libia”, un paese che non ha sottoscritto la Convenzione di Ginevra del 1951 sul rispetto dei diritti umani. Nella fase finale del regime di Gheddafi le agenzie internazionali che si occupano di diritti umani e di immigrazione hanno sempre denunciato la violazione dei diritti umani in questi centri d’accoglienza definiti come lager e centri di gravissime violazioni dei diritti umani. Adesso che il Colonello è stato ucciso dai miliziani del Cnt e dai bombardamenti della Nato si spegneranno i riflettori e le denunce? C’è da scommetterci.

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