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Roma. Il Pd romano ricorre al plagio


A Roma, la vigilia elettorale per il Comune gioca brutti scherzi. Dopo le primarie che hanno visto vincere Bersani, anche nella Capitale ci si avvia ad una competizione per chi sarà il candidato sindaco.
Dopo il trasferimento alla competizione regionale di Zingaretti, che per almeno quattro anni era stato “il candidato” alla carica di sindaco ma poi ha lasciato tutti i suoi supporter a becco asciutto – si avanza la figura dell’ennesimo ex giornalista della Rai dopo Badaloni e Marrazzo (che non hanno lasciato un gran ricordo di sé) David Sassoli. Una delle sue prime uscite ha suscitato però un putiferio politico.”Di fronte a tentativi oligarchici e neomoderati che ritengono di escludere partiti e società civile – ha dichiarato Davide Sassoli il candidato del Pd alle primarie per il candidato sindaco di Roma – la corsa per ‘Roma bene comune’ dovrà essere coraggiosa come lo è stata quella di Bersani”.
L’incidente politico è clamoroso e le reazioni non hanno tardato a farsi sentire.
“Spiace constatare che uno dei candidati alle primarie per il futuro sindaco della Capitale ignori completamente le battaglie politiche e sociali portate avanti sotto la sigla “Roma Bene Comune” da tanti comitati, movimenti e partiti di sinistra” afferma Fabio Nobile, consigliere regionale PdCI/FdS. “E’ chiaro che in questi anni David Sassoli sia stato un po’ distratto sulle vicende romane tanto da non conoscere questo coordinamento. Eppure ‘Roma bene comune’ è stata un patrimonio per quanti si sono battuti in questi anni contro le privatizzazioni del patrimonio pubblico, da Acea agli stabili dismessi dell’Atac, per il diritto all’abitare, contro i tagli al sociale e i bilanci della Giunta Alemanno. Per questo, sarebbe poco rispettoso di questi percorsi che la sigla ‘Roma bene comune’ venisse utilizzata nelle primarie del centrosinistra”. La sottolineatura di Fabio Nobile non è la sola. “Ma Sassoli è passato a Roma negli anni 2009, 2010 e 2011?” commenta Claudio Ortale, consigliere municipale del Prc/FdS. “Crediamo proprio di no, altrimenti si sarebbe accorto che, mentre il suo partito di riferimento faceva passare i Bilanci e gli assestamenti di Bilancio a firma Alemanno, ritirando i soliti emendamenti ostruzionistici in cambio di un po’ di soldini per i suoi, Roma Bene Comune è stata la unica realtà di opposizione sociale che ha portato sotto e sopra al Campidoglio la voce di coloro che non hanno voce: precari, occupanti di case, lavoratori delle ex Municipalizzate e comunali, educatrici, giovani disoccupati e tanti altri ancora”.
Ancora più severo è Domenico Vasapollo, della Rete dei Comunisti: “Roma Bene Comune è stata una delle più riuscite esperienze di rete e di conflitto sociale nella città. Ha fatto opposizione frontale alla giunta Alemanno e al consociativismo tra poteri forti e opposizione, la cui ultima conferma è stato il Patto della Carbonara tra Alemanno, Pd e PdL. Cercare di appropriarsi indebitamente di questa esperienza è decisamente indegno” sottolinea Vasapollo. “Da settimane stiamo rendendo pubblica nei quartieri popolari romanila nostra inchiesta sulla “Metropoli come merce”. Ne esce fuori un assalto dei poteri forti e delle multinazionali sull’area metropolitana di Roma che ha visto in passato la totale subalternità del Pd, e i presupposti sul futuro non appaiono affatto migliori.L’appropriazione della questione beni comuni da parte di forze politiche che sostengono le privatizzazioni significa plagiare contenuti ed esperienze decisamente contrapposte e depotenziarne completamente il significato”.

E’ bene rammentare che Roma Bene Comune negli anni scorsi è stata una rete di straordinaria efficacia nell’opposizione alla giunta Alemanno ma anche agli interessi speculativi nella Capitale. Costituita da una riuscita alleanza tra movimenti di lotta per la casa, comitati popolari di scopo, collettivi territoriali,sindacati di base e forze politiche, il 30 maggio 2011 mise in campo il primo sciopero metropolitano con una partecipazione rilevante all’astensione del lavoro e alla manifestazione, partecipatissime manifestazioni e occupazioni in Campidoglio ed una memorabile assemblea nazionale dentro un deposito dell’Atac occupato che ospitò realtà di lotta da tutto il paese. Le contraddizioni interne esplose intorno alla manifestazione nazionale del 15 ottobre 2011 posero fine a quella esperienza. Non certo al conflitto sociale a Roma su basi indipendenti, autonome e antagoniste al consociativismo del Pd romano con palazzinari,multinazionali e poteri forti. Cacciare via Alemanno non significa mettere in mano Roma agli amici di Caltagirone.

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