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Lander estradato, governo servo

Un interregno che però non ha evitato che i massimi dirigenti del Ministero della Giustizia di Roma chinassero di nuovo la testa di fronte ai supremi interessi della diplomazia. E di fronte alle reprimende rabbiose del governo spagnolo. In base a quanto prestabilito, infatti, l’attivista basco sarebbe dovuto arrivare a Madrid prima dell’ora di pranzo di oggi. 

Guarda il video: http://www.youtube.com/watch?v=OacS9Ye2fNs

Per questo alle sei di stamattina alcune decine di agenti di diversi corpi di sicurezza si presentano al suo domicilio, a Garbatella, per portarselo via. Noncuranti del fatto che il suo collegio di legali ha già fatto ricorso alla decisione della Cassazione del 16 aprile – favorevole all’estradizione, ovviamente – presentando appello alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Ma i diritti dell’uomo vengono dopo le necessità della politica e della propaganda, e i funzionari del ministero della Giustizia vogliono chiudere in fretta la faccenda. Il problema è che la mobilitazione di parecchie decine di attivisti – prima a Garbatella, poi sotto la questura centrale di Roma, in via Genova – ha scombinato in parte i piani di Via Arenula. La Digos ci mette tre ore per convincere Lander a farsi portare via dalle casette occupate in Via delle Sette Chiese. Per convincerlo si è scomodata nientemeno che la ministra Paola Severino in persona, che a costo di fare una brutta figura giura al telefono che non sa nulla del suo caso, e che a firmare il provvedimenti di consegna alle autorità di Madrid è stato un sottosegretario – uno che passava di li? – e che da quel momento si impegnerà affinché il caso di Lander Fernandez venga esaminato a dovere, anche a costo di sospendere l’estradizione. Ormai l’aereo che deve portare Lander a Madrid è partito, e l’attesa per decine di attiviste e di attivisti in via Genova diventa lunga, disperante. In un’alternarsi di notizie vere e false passano le ore. Di sicuro si sa solo che molti parlamentari del centrosinistra si sono mobilitati operando pressioni sul governo e sui funzionari del Ministero della Giustizia affinché la consegna dell’attivista basco a Madrid sia sospesa almeno fino alla sentenza del Cedu e poi a quella del Tar del Lazio al quale i legali di Lander sono pronti a presentare un ennesimo ricorso lunedì stesso. Alcuni deputati hanno anche annunciato, per lunedì mattina, interrogazioni parlamentari urgenti sulle continue violazioni dei diritti civili e politici del giovane di Bilbao agli arresti domiciliari ormai dal 15 giugno del 2012. Fuori dal palazzo la madre e il fratello dell’estradando e una settantina di persone, con bandiere basche e uno striscione che recita ‘Lander Askatu’. Lo stesso slogan che di tanto in tanto risuona in via Genova per far arrivare a chi è negli uffici della Questura la solidarietà e il calore umano di chi l’ha conosciuto e non accetta che venga considerato un “terrorista” solo perchè difende i diritti e il futuro del suo popolo.
Arrivano voci, insistenti, di forti pressioni operate da parte del governo spagnolo affinché l’estradizione promessa sia realizzata, e subito. La Ministra Severino – quella che aveva giurato impegno e interessamento – scompare, e le richieste al governo affinché abbia un sussulto di indipendenza e giustizia vengono indirizzate da deputati e attivisti direttamente a Mario Monti, fino a prova contraria Primo Ministro e Ministro degli Esteri. Anche il presidente della Camera dei Deputati Grasso viene investito del problema.

Ma poi la situazione improvvisamente precipita: le camionette della Polizia e dei Carabinieri chiudono da tutti i lati via Genova, i celerini impediscono a chiunque di entrare ed uscire. E’ il segnale che le promesse non saranno mantenute, che il governo di Roma ha chinato la testa di fronte a quello spagnolo. In pochi secondi Lander viene fatto salire su una macchina e portato via, nello sgomento degli attivisti mantenuti lontani dall’ingresso della Questura da un cordone di poliziotti. Pochi istanti dopo i suoi avvocati confermano: “lo stanno portando a Ciampino, lì lo aspetta un aereo militare per portarlo a Madrid”. Un aereo militare… Dalla Questura esce Federica Daga, la parlamentare del Movimento Cinque Stelle che fin dalla mattina presto è stata al fianco di Lander e dei suoi avvocati. Ha le lacrime agli occhi.

Quello che era un presidio si trasforma in corteo, rapido. Occupa una corsia di Via Nazionale e si dirige verso il Quirinale, seguito dai blindati che presidiavano via Genova. Ma la via per la residenza di Napolitano è sbarrata, i celerini indossano caschi e scudi, e il corteo devia per le viuzze del centro di Roma, gridando slogan. Uno dice “La Spagna tortura, ma non ci fa paura”. Fino ad arrivare a Piazza di Spagna, fin sotto il portone dell’ambasciata spagnola presso lo Stato Pontificio. Sotto la pioggia, per un’ora, slogan e rabbia per una vicenda in cui, politicamente e umanamente, si sono spesi in molti.

L’ultimo atto della giornata, intorno alle 17, è un’occupazione della scalinata di Piazza di Spagna, sulla quale viene srotolato un grande striscione. Dice “Lander Libero. Non possiamo essere liberi senza di loro”. Stasera ‘Lander libero’ risuonerà in euskera dagli spalti dello stadio San Mames di Bilbao. Non è più una questione di cui i pavidi politici italiani si debbano preoccupare…

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